mercoledì, giugno 12, 2024

L'INCREDIBILE ARITMETICA DI UN'AMICIZIA di Paola Brighenti

 

La vera amicizia si sublima ignorando qualsiasi differenza: età, condizione sociale, credo, lingua, colore, genere… così come anche l’appartenenza a una specie piuttosto che a un’altra. Di fronte alla meraviglia di due anime che si incontrano e si riconoscono affini, svanisce ogni categoria. Che sia pennuto, peloso, bipede o quadrupede, universale è il valore della connessione empatica. Nel romanzo di Paola Brighenti i protagonisti sono il cavallo Paco, purosangue con un glorioso passato ma sofferente a una zampa, e il giovane Dodo, studente discalculico. Si tratta di individui dotati di una sensibilità cosi straordinaria da riuscire a leggere i pensieri, ascoltare il silenzio e trovare in sé risorse sconosciute.

Paco è fornito di un superpotere, che lo connette direttamente all’animo di Dodo.

«Quando mi si avvicina un umano che in quel momento prova un’emozione forte o ha qualche problema oppure ricorda un episodio della sua vita, io lo percepisco “vedo” le immagini che gli passano per la testa. Il più delle volte non ne capisco perfettamente il significato, ma chiaramente capto gioie e dolori, paure o speranze».

Dodo, a sua volta, occupandosi dell’amico, si scopre forte e tenace. Le cure e le attenzioni profuse per la salvezza del cavallo oltre a ricompensarlo con un affetto ricambiato, gli restituiscono una visione di sé rivalutata, tale da trasmettergli fiducia e illuminarlo di nuova luce.

«Dopo la volta del salto della recinzione e delle coccole supplementari al mattino prestissimo, Dodo ha preso l’abitudine di venire a trovarmi, prima della scuola. Accade perfino che me lo veda arrivare durante la notte, per mettermi la coperta sulla groppa. Succede almeno cinque volte, durante il temporale, neanche sappia che a me tuoni e fulmini fanno paura. La coperta che mi appoggia sulla groppa riesce sempre a calmarmi e a farmi sentire al sicuro.
Comincio a capire cos’è l’amicizia.
Forse l’amicizia è prendersi cura l’uno dell’altro».

In virtù dell’incontro con Paco si genera un altro Dodo, più audace e coraggioso, in grado di affrontare le sfide della quotidianità con attitudine vincente. L’amicizia risveglia nel giovane un’inarrestabile grinta: il ragazzo che lotta per la salvezza del cavallo destinato al macello è lo stesso che, nonostante cadute e ricadute, prova e riprova a risolvere i suoi problemi con la matematica.

«Io non sono il mio errore».
Lo vedo entrare nella sua camera. Prende due fogli grandi e su uno scrive a lettere enormi “Paco non è la sua zampa malata” e sull’altro “Io non sono il mio errore”.

Il destriero infermo, voce narrante, è come un vecchio saggio che molto ha vissuto e galoppato. Pur amando la vita incondizionatamente, senza illusioni accetta la sorte che pare attenderlo. Eppure, nei suoi pensieri, egli si conserva un purosangue. Accoglie il dolore che lo affligge e un destino scritto da altri con la fermezza di chi, anziché disperarsi di fronte agli ostacoli, si ricorda della strada fatta fino a quel punto. 

«Ho capito finirò al macello…Non lo vorrei, con tutte le mie forze. Io amo la vita, la considero meravigliosa anche se ho male alla zampa, anche se vivo al freddo e non nel lusso di certe scuderie che sento nominare e pare esistano davvero, anche se non sono libero di scorrazzare nei campi come certi miei simili.
Non penso nemmeno che gli altri siano più fortunati di me: ognuno ha la sua dose di vantaggi e svantaggi. Io, in fondo, ho avuto una bella esistenza e penso di essere stato amato. Se non altro da Dodo».

Il legame tra i personaggi principali evolve e si trasforma. Paco impara a convivere con l’assenza del ragazzo, senza tuttavia perdere il desiderio e la speranza di rivederlo.

«Forse l’amicizia è anche questo: ascoltare l’altro e accettare di non essere sempre al centro dei suoi pensieri». 

La relazione tra i due protagonisti sopravvive alle difficoltà e alla distanza perché entrambi cambiano senza perdere il filo che li unisce.

«In pochi minuti dimentico giorni e giorni di lontananza, di nostalgia. È tornato il presente della nostra amicizia; sembra che ci siamo lasciati solo ieri e ritrovati dopo poche ore di separazione. I gesti sono quelli di sempre e le sue mani raccontano un affetto che non è cambiato.
L’amicizia è anche questo: rimanere legati nonostante il distacco». 

Il libro scorre leggero e piacevole, pur offrendo continuamente spunti di analisi e profonda riflessione. Entrambe le figure principali del racconto hanno una parte rotta, mancante o malfunzionante. Eppure, nell’intero arco della vicenda, perseguendo il reciproco bene, senza sosta splendono. Allora mi chiedo … non è possibile che ciò che chiamiamo connessione e che ci unisce agli altri esseri viventi, non sia proprio la ricerca di quella parte mancante?

Siamo tutti unici e diversi, eppure quando l’amore per un’altra creatura ci fa vibrare, diventiamo il mondo intero.


È solo per un eccesso di ridicola vanità 
che gli uomini si attribuiscono 
un’anima di specie diversa
da quella degli animali.                                                                        
Voltaire

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