lunedì, maggio 25, 2020

Il mio primo viaggio: la pasta del nonno




La famiglia non la si sceglie ed è per definizione imperfetta, tuttavia ogni volta che ci penso, non posso fare a meno di sentirmi immensamente grata e felice per tutto il bene ricevuto. 
Che meraviglia crescere negli anni ´70, con una mamma poco più che adolescente e dei nonni così giovani, eppur straordinariamente capaci, pazienti e pieni di entusiasmo. Ed è proprio con loro che ha avuto inizio il mio primo viaggio,  i primi sguardi, gli occhi aperti su stanze piene di giochi, sorprese, caramelle nascoste dalla nonna in nascondigli di cui lei regolarmente si dimenticava ma che noi bambini conoscevamo benissimo. 


Quando mi capita di passare da Torino, spero sempre che corso Francia faccia parte degli itinerari da percorrere, soltanto per transitare in macchina davanti alla casa in cui ho trascorso anni importanti e vedere uno scorcio di quel vecchio palazzo, cercare il secondo piano, salutare con il pensiero il giardino incantato della mia infanzia. Come vorrei comprarlo quell’appartamento e rimetterci dentro noi, anche solo per qualche ora. Eravamo in sei, i nonni, la mamma, lo zio, che alla mia nascita aveva 7 anni e mio fratello. Non eravamo ricchi, non avevamo la macchina, il sabato si faceva la spesa al mercato, ci si andava in tram o in motorino, la televisione e le fotografie erano in bianco e nero, perché noi nati in quell´epoca eravamo automaticamente antichi. 


Sebbene ci fossero problemi e preoccupazioni, conservo solo ricordi pieni di serenità e di momenti gioiosi. La domenica mattina il nonno preparava la pasta fatta a mano, che poi veniva essicata e consumata durante la settimana. Avevo 4 o 5 anni, mi alzavo e andavo direttamente in cucina, lo guardavo in religioso silenzio, tutto intento a lavorare l´impasto come il più ispirato degli artisti. Lui mi sorrideva e mi guardava con tenerezza, quello era il suo lasciapassare: potevo girare la manovella della macchinetta per appiattire la pasta (oggi detta anche Imperia). Da bravo soldatino davo un aiuto, che dal mio punto di vista era determinante nella riuscita dell´impresa. Nonostante provenisse da una famiglia umile, mio nonno aveva un portamento molto aristocratico ed elegante, sempre pacato e rispettoso, mai sopra le righe. A causa di un infortunio avvenuto sul lavoro in tempo di guerra, i suoi passi incedevano con una leggera irregolarità. Ancora oggi mi capita di raccontare con orgoglio di essere nipote di un eroe di guerra, talvolta lo faccio diventare un eroe partigiano, poi mi pento perché so che è una bugia. Del resto per me lui resta un eroe, una persona perbene, di cui sento la mancanza e a cui spero con tutto il cuore di assomigliare.


La produzione artigianale della pasta con gli anni venne tramandata a mia mamma. Ormai troppo grande per fare da assistente, l´ho pur sempre osservata: mi sono soffermata mentre lavorava l´impasto con le mani nude,
l´ho studiata nel cesellare ravioli perfettamente irregolari, nel maneggiare le lasagne come se fossero seta leggera. Chissà, forse, almeno in parte, con gli anni questo talento l´ho sviluppato anch´io. Mescolare la farina con le uova, realizzare le sfoglie a mano è diventato un bisogno fisico, una cerimonia, un atto di amore per la vita e di venerando rispetto per le mie origini. Ogni volta in cui sento che mi sto affezionando a qualcuno, gli cucino un piatto di tagliatelle al pomodoro o delle lasagne al pesto. Il momento più bello è quello in cui giro la manovella perchè sento per tutto il tempo che il nonno è vicino a me.


Tanti anni fa, quando mia figlia frequentava ancora la scuola materna in Germania, una mattina ho portato la mia Imperia all´asilo e con tanti piccoli assistenti in miniatura abbiamo realizzato delle ottime fettuccine, condite poi con pomodoro e basilico. Sarei felice di sapere se quei bambini, oggi 20enni, se ne ricordano.


Questo viaggio clamoroso che è stata la vita con i nonni, ha generato in me forza e determinazione, il desiderio di essere sempre per loro motivo di orgoglio, consapevole di tenere alti quei valori che mi sono stati trasmessi con l´esempio e la pratica nelle cose di ogni giorno. Se qualcuno agisce contro il mio bene e alle mie spalle, come un mantra io ripeto, … "si ma io sono stata amata da bambina", quando le vicende quotidiane sembrano rivolgere la loro spirale verso il basso, nel prendere l´ossigeno ripeto … "si ma io sono stata amata da bambina". Dal momento che il privilegio di un percorso tanto affettuoso e vincente non tutti lo hanno avuto, mi scopro compassionevole ed indulgente.


Dedico con amore e gratitudine queste righe alla mia famiglia materna, l´unica che abbia avuto e la migliore che potessi trovare. Devo a voi tutto il bello che è in me, alla casa in corso Francia, alla nonna, alla sua marmellata di albicocche, al nonno e alla pasta della domenica.


Germania, 2003... perché queste sono attività che si tramandano ...

anche se gli assistenti non sono più quelli di una volta😊



Ravioli al pesto 2020
  Gnocchi, Aprile 2020





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