La
famiglia non la si sceglie ed è per definizione imperfetta, tuttavia ogni volta
che ci penso, non posso fare a meno di sentirmi immensamente grata e felice per tutto il bene ricevuto.
Che meraviglia crescere negli anni ´70, con una mamma poco
più che adolescente e dei nonni così giovani, eppur straordinariamente capaci,
pazienti e pieni di entusiasmo. Ed è proprio con loro che ha avuto inizio il
mio primo viaggio, i primi sguardi, gli
occhi aperti su stanze piene di giochi, sorprese, caramelle nascoste dalla
nonna in nascondigli di cui lei regolarmente si dimenticava ma che noi bambini
conoscevamo benissimo.
Quando
mi capita di passare da Torino, spero sempre che corso Francia faccia parte
degli itinerari da percorrere, soltanto per transitare in
macchina davanti alla casa in cui ho trascorso anni importanti e vedere uno
scorcio di quel vecchio palazzo, cercare il secondo piano, salutare con il
pensiero il giardino incantato della mia infanzia. Come vorrei comprarlo
quell’appartamento e rimetterci dentro noi, anche solo per qualche ora. Eravamo
in sei, i nonni, la mamma, lo zio, che alla mia nascita aveva 7 anni e mio
fratello. Non eravamo ricchi, non avevamo la macchina, il sabato si faceva la spesa al mercato, ci si andava in tram o in motorino, la televisione e le
fotografie erano in bianco e nero, perché noi nati in quell´epoca eravamo automaticamente
antichi.
Sebbene
ci fossero problemi e preoccupazioni, conservo solo ricordi pieni di serenità e
di momenti gioiosi. La domenica mattina il nonno preparava la pasta fatta a mano,
che poi veniva essicata e consumata durante la settimana. Avevo 4 o 5
anni, mi alzavo e andavo direttamente in cucina, lo guardavo in religioso silenzio,
tutto intento a lavorare l´impasto come il più ispirato degli artisti. Lui mi
sorrideva e mi guardava con tenerezza, quello era il suo lasciapassare: potevo
girare la manovella della macchinetta per appiattire la pasta (oggi detta anche
Imperia). Da bravo soldatino davo un aiuto, che dal mio
punto di vista era determinante nella riuscita dell´impresa. Nonostante
provenisse da una famiglia umile, mio nonno aveva un portamento molto
aristocratico ed elegante, sempre pacato e rispettoso, mai sopra le righe. A
causa di un infortunio avvenuto sul lavoro in tempo di guerra, i suoi passi
incedevano con una leggera irregolarità. Ancora oggi mi capita di raccontare
con orgoglio di essere nipote di un eroe di guerra, talvolta lo faccio
diventare un eroe partigiano, poi mi pento perché
so che è una bugia. Del resto
per me lui resta un eroe, una persona perbene, di cui sento la mancanza e a cui
spero con tutto il cuore di assomigliare.
La
produzione artigianale della pasta con gli anni venne tramandata a mia mamma. Ormai troppo
grande per fare da assistente, l´ho pur sempre osservata: mi sono soffermata
mentre lavorava l´impasto con le mani nude,
l´ho studiata nel cesellare ravioli perfettamente irregolari, nel maneggiare le lasagne come se fossero seta leggera. Chissà, forse, almeno in parte, con gli anni questo talento l´ho sviluppato anch´io. Mescolare la farina con le uova, realizzare le sfoglie a mano è diventato un bisogno fisico, una cerimonia, un atto di amore per la vita e di venerando rispetto per le mie origini. Ogni volta in cui sento che mi sto affezionando a qualcuno, gli cucino un piatto di tagliatelle al pomodoro o delle lasagne al pesto. Il momento più bello è quello in cui giro la manovella perchè sento per tutto il tempo che il nonno è vicino a me.
l´ho studiata nel cesellare ravioli perfettamente irregolari, nel maneggiare le lasagne come se fossero seta leggera. Chissà, forse, almeno in parte, con gli anni questo talento l´ho sviluppato anch´io. Mescolare la farina con le uova, realizzare le sfoglie a mano è diventato un bisogno fisico, una cerimonia, un atto di amore per la vita e di venerando rispetto per le mie origini. Ogni volta in cui sento che mi sto affezionando a qualcuno, gli cucino un piatto di tagliatelle al pomodoro o delle lasagne al pesto. Il momento più bello è quello in cui giro la manovella perchè sento per tutto il tempo che il nonno è vicino a me.
Tanti anni fa, quando
mia figlia frequentava ancora la scuola materna in Germania, una mattina ho portato la
mia Imperia all´asilo e con tanti piccoli assistenti in miniatura abbiamo
realizzato delle ottime fettuccine, condite poi con pomodoro e basilico. Sarei
felice di sapere se quei bambini, oggi 20enni, se ne ricordano.
Questo
viaggio clamoroso che è stata la vita con i nonni,
ha generato in me forza e determinazione, il desiderio di essere sempre per loro motivo
di orgoglio, consapevole di tenere alti quei valori che mi sono stati trasmessi
con l´esempio e la pratica nelle cose di ogni giorno. Se
qualcuno agisce contro il mio bene e alle mie spalle, come un mantra io ripeto,
… "si ma io sono stata amata da bambina", quando le vicende quotidiane sembrano
rivolgere la loro spirale verso il basso, nel prendere l´ossigeno ripeto … "si
ma io sono stata amata da bambina". Dal momento che il privilegio di un percorso
tanto affettuoso e vincente non tutti lo hanno avuto, mi scopro compassionevole
ed indulgente.
Dedico
con amore e gratitudine queste righe alla mia famiglia materna, l´unica che
abbia avuto e la migliore che potessi trovare.
Devo a voi tutto il bello che è in me, alla casa in corso Francia, alla nonna,
alla sua marmellata di albicocche, al nonno e alla pasta della domenica.
Germania, 2003... perché
queste sono attività che si tramandano ...
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