CORNICI, SPECCHI E MASCHERE
Sintesi
"Cornici, specchi e maschere" esplora come gli esseri umani costruiscano e interpretino la realtà in modo autoreferenziale. L'autrice affida allo scambio di ruolo (role taking), il compito virtuoso di far sì che l'individuo assuma il punto di vista altrui, nello stesso tempo analizza come invece gli stereotipi e l'uso distorto del linguaggio possano definire l'altro e se stessi in modo limitante. Ogni persona filtra ciò che la circonda attraverso 'cornici' mentali e culturali, si specchia negli altri, indossa maschere per esibirsi sul palcoscenico della vita. Il libro invita a prendere consapevolezza di questi meccanismi al fine sviluppare una visione più flessibile e autentica di sé e del mondo.
Commento
Un libro che non si
limita a farsi leggere, ma che ci spinge a guardarci dentro.
In sostanza,
ciascuno di noi è un mondo a sé: tutto ciò che facciamo nasce da
un’elaborazione interiore, intima e soggettiva. Ogni giorno interpretiamo e
definiamo le azioni degli altri alla nostra maniera: una persona che corre
può essere descritta come un signore in ritardo o un ladro che scappa. Questo
perché il nostro cervello non si accontenta di osservare le cose per come sono,
ha un continuo bisogno di interpretare e di classificare,
filtrandole attraverso esperienze, emozioni e contesto culturale. Se
siamo noi a costruire il significato delle azioni, possiamo anche imparare a
cambiarlo: allenarci a sospendere il giudizio, osservare i fatti da più prospettive e provare a riscrivere le narrazioni che ci
limitano.
Questa lettura mi
ha fatto riflettere su quanto spesso interpretiamo gli altri esseri umani senza
nemmeno accorgercene, incasellandoli in categorie preconfezionate.
Nelle interazioni
sociali ci affidiamo alle opinioni che immaginiamo gli altri abbiano su di noi,
preoccupandoci più di ciò che pensiamo che loro pensino, piuttosto che di
quello che realmente pensano.
“Ciò che provoca il nostro orgoglio o la nostra vergogna non è il mero riflesso di noi stessi, ma il sentimento attribuito all’altro.”
Secondo il
sociologo Goffman la vita sociale è una sorta di teatro.
"Noi
tutti recitiamo, cercando di controllare e dirigere l’impressione che gli altri
si fanno di noi."
Interpreti della
vita, indossiamo delle maschere. La nostra immagine pubblica deve apparire coerente
e convincente, mentre il lavoro sporco (tutti gli sforzi nascosti per costruire
il nostro profilo pubblico) rimane dietro le quinte. Eppure, dal mio punto di vista, la
maschera non è solo un travestimento: nella sua accezione migliore, rappresenta
la sfida a diventare la nostra versione più bella.
Se la maschera che
indossiamo non ci rispecchia, è un segnale che qualcosa va modificato. Il vero
punto di svolta è quando il cambiamento personale incontra l’autenticità.
“Se, per esempio, indossiamo la maschera della
persona benevola e gli altri se ne approfittano, dobbiamo cambiarla e
indossarne una più assertiva. [...] Di fatto, se la maschera non ci protegge
più, possiamo modificarla, adattandola alla nostra evoluzione interiore."
E tu? Ti è mai capitato di sentirti imprigionato in una "maschera" che non ti rappresentava più?
Leggere questo libro è stato come attraversare un labirinto di specchi: ogni riflesso rimandava un’immagine diversa di me e delle mie convinzioni.
« Ich schämte mich, als ich bemerkte, dass das Leben ein Maskenball
ist, und ich mit meinem wahren Gesicht teilgenommen habe» 😌
«Mi sono vergognato di me stesso quando ho
capito che la vita è una festa in maschera ed io vi ho partecipato con la mia
vera faccia»
F.Kafka
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