domenica, gennaio 23, 2022

IO MI FIDO DI TE, L. LITTIZZETTO






Luciana Littizzetto descrive la propria vita dal momento in cui, con il compagno Davide, decide di prendere in affido due fratelli quasi adolescenti, Vanessa e Jordan.

Si tratta di una maternità generata dal sentimento anziché dal bisogno fisico di procreare: se i figli si partorissero dal cuore, questi ragazzi sarebbero certamente figli naturali.

Il racconto espone dunque la quotidianità di una famiglia messa insieme dal destino e dall’amore: le peripezie di Jordan e Vanessa si alternano alla descrizione degli stati d’animo della scrittrice come pure ad alcune digressioni sul comportamento degli animali con i propri cuccioli. 

“Perché proprio Vanessa e Jordan? Quante volte mi sono fermata a pensarci. Perché proprio loro? Potevano essere Gennaro e Priscilla. O Melissa e Valerio … E la vita sarebbe stata completamente diversa. Migliore o peggiore, chi lo sa. Il destino ha scelto per noi. Come un severo mazziere ha mescolato le carte e poi le ha distribuite. Per Luciana e Davide, Jordan e Vanessa. Questa l’assegnazione”

La scelta di crescere due bambini già grandi, in qualche modo "adulti", con il loro passato e con le loro ferite, presenta inevitabilmente ostacoli e problematiche, nonchè innumerevoli occasioni di riflessione. Ci si domanda, come reagiremmo noi in un analogo contesto e, come mamma, sarei molto fiera di avere le stesse risposte e le stesse lucide reazioni di chi scrive. La narrazione è, pur nella sua profondità, straordinariamente ironica e leggera. La meraviglia del linguaggio della Littizzetto è quella di togliere pesantezza all'esistenza, tutto in qualche modo si raddrizza, si supera , si accetta. 

“I colloqui coi professori. Chi ha attraversato questa esperienza premorte sa di cosa stia parlando. Io, grande sostenitrice della scuola pubblica, con Jordan ho dovuto cedere alla privata… Amatissimo e detestato a morte. Lui è così. Angelo e demone, la personificazione di un romanzo di Dan Brown…”

L'autrice descrive, attraverso la relazione con i figli, la conoscenza con una nuova parte di sé e di conseguenza anche la sua genesi come mamma "seconda". Sebbene il tema dell'affido sia importante, nel corso della lettura ci si dimentica di lei come affidataria e spontanemente ci si identifica nelle dinamiche di quel nucleo familiare, nella volontà di fare il meglio anzi "il meglio dei megli". 

“C’è un solo requisito per fare famiglia. Uno solo. Semplice. L’amore … La famiglia deve essere una roba morbida, perché più è morbida e meno si battono le testate. Il materiale migliore è la gommapiuma, che se ci dai dentro una craniata non ti fa male, piuttosto rimbalzi un po’. È famiglia quella che accoglie, si apre, fa spazio in casa e nell’anima”.

A tutte le donne che intraprendono o hanno intrapreso il percorso di dedicarsi con amore alla crescita di un bambino dato alla luce da un altro grembo, dedico con ammirazione e stima questo pensiero:

Una madre è come una sorgente di montagna che nutre l’albero alle sue radici,

ma una donna che diventa madre del bimbo partorito da un’altra donna

è come l’acqua che evapora fino a diventare nuvola

e viaggia per lunghe distanze per nutrire un albero solo nel deserto.

(Talmud)



 

 

 

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