Rifletto sulla
reciprocità perché tutto ciò che non lo è, o si trasforma, o soccombe. Ogni
cosa nella nostra esistenza si basa sull’alternanza di gesti e risposte, su
stimoli che per sopravvivere esigono un flusso continuo. Se all’espirazione non
seguisse l’inspirazione imploderemmo, se immettessimo aria nei polmoni senza
farla uscire scoppieremmo. Il passaggio tra l’uno e l’altro atto ci assicura la
vita. Nella prima infanzia i bambini si sintonizzano sulla stessa lunghezza
d’onda di chi li accudisce, ricambiando con amorosa dipendenza. Alla base dello
scambio, anche in seguito, vi è sempre, comunque ed imprescindibilmente
qualcosa di vicendevole.
Nel dare e
nell’avere è previsto un soave equilibrio, che rende le relazioni sane, giuste,
gratificanti ed armoniose. Che si tratti di amore o di amicizia, il principio
di reciprocità ci fa sentire accolti, capiti, accettati e ri-amati. Se questo
manca, se lo sbilanciamento tra gli attivi e i passivi è eclatante, bisogna
rendersene conto e agire in modalità di risparmio. Forse si è speso troppo; del
resto, ogni relazione presuppone il rischio di un investimento. Nel mondo dei
sentimenti è complicato pareggiare i conti. Eppure, di tanto in tanto, un
bilancio è necessario. Di solito, le persone interessate tengono continuamente
aperto il loro libro contabile, invece, quelle più ingenue e generose ne
ignorano completamente l’esistenza.
Nonostante preferisca la bellezza della condivisione spontanea, il troppo dare ha delle controindicazioni. Lo sbaglio non è di chi prende ma di chi offre. Penso a delle cene che si svolgono sempre presso l’abitazione della stessa persona, alla cura nella preparazione, ai brindisi e alle lunghe chiacchierate. "La prossima volta facciamo da noi", poi il tempo passa e, siccome è più comodo, si rifà nella stessa casa, le stesse sedie, lo stesso soggiorno. Ecco…forse la prossima volta, facciamo pure da voi. Penso alla gioia che provo nel condividere ciò che accresce la mia coscienza: incontri, esperienze, letture, meditazioni e libri. Poi mi chiedo che cosa arricchisca quella dei miei affetti? Quali testi stiano leggendo adesso; in quale modo stiano evolvendo. Il più delle volte non lo so. Penso al racconto e all’ascolto. Se chi parla e chi ode stanno esclusivamente in quel ruolo, senza mai cambiare posizione, la comunicazione sfiorisce.
La misura della
reciprocità non consiste in una quantità proporzionalmente definita e
calcolabile ma nella naturale attitudine a rispondere positivamente agli
stimoli dell'altro. Senza tale propensione, la cura dei rapporti, anziché
una scelta affettuosa, diventa un lavoro.
Al silenzio delle risposte sospese, alle presenze che diventano assenze, al disagio di chi elude i brindisi con invidia malcelata, contrappongo fieramente i frutti del bene reciproco: sono prosecco e salatini offerti da chi ha una casa troppo piccola per ospitare, sono i viaggi di chi sale sul primo aereo per consolare una sorella in lutto, sono messaggi, sono sguardi che accarezzano, sono parole che abbracciano, sono fiori per i non compleanni, sono bollini premio nella buca delle lettere, sono biscotti, sono la poesia di un mondo che si ripara nella semplicità, sono visite inaspettate, momenti di gioia. È la felicità che giustamente arriva senza annunciarsi.
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