giovedì, settembre 22, 2022

TUTTO SARÀ PERFETTO. LORENZO MARONE

 

Andrea è un fotografo, single, tanto sensibile quanto irrisolto. Per alcuni giorni è chiamato ad assistere il padre malato. Si tratta di dare il cambio all’apprensiva sorella in viaggio lontano da Napoli. La donna gli lascia una lista di regole da rispettare con religiosa diligenza, alle quali suo malgrado il fratello dovrà contravvenire. Nonostante il genitore si trovi nella fase terminale di una grave patologia, ha ancora la forza e la lucidità di mettere in atto un piano “diabolico”, rivendicando il diritto di godere del tempo che gli resta in piena libertà. Papà e figlio fuggono a Procida, luogo delle loro origini. Qui, beneficiando di un presente inatteso e sorprendente, vivono ogni istante con la massima intensità.

«Se mia sorella sapesse che alle undici di sera il padre, anziché dormire nel suo comodo letto, si trova sulla spiaggia di Procida, con un venticello che viene dalle spalle…, se sapesse che non prende medicinali da ieri, che ha gustato del buon vino rosso e sta fumando il secondo spinello della sua vita, le verrebbe un colpo».

Di questo autore apprezzo particolarmente il modo attraverso il quale i protagonisti evolvono nel corso della storia. Le altrui vicende sollecitano il lettore a immedesimarsi, fino al punto di mettersi in discussione e riconsiderare il proprio atteggiamento.

«Le tartarughe non mi piacciono … Milioni di anni fa sono state brave a costruirsi la corazza che si portano appresso e che le ha salvate dai predatori, solo che con il tempo il guscio che le riparava è diventato la loro prigione; gli altri animali hanno continuato a evolversi, a cambiare, loro invece sono rimaste così, non sono più progredite. Perciò stanno diminuendo … non hanno saputo cambiare, non hanno avuto la forza di separarsi dal guscio. Di allontanarsi da casa».

Questa affermazione mi induce a riflettere sulla facilità con la quale ci si auto-boicotta. Tale è la paura di non essere all’altezza delle proprie aspirazioni, che si evita di rincorrere i sogni, accontentandosi di una quotidianità che ha luogo ben al di sotto del proprio valore. Il processo di crescita prevede il cambiamento e per trasformarsi è inevitabile abbassare le difese, uscire dal guscio e rischiare. Meglio ferirsi, soffrirne e rialzarsi, piuttosto che restare immobili e rinunciare alle mete che ci attendono e che talvolta richiedono persino il nostro errore.

«Non è stato facile averti come padre, questo vorrei dirgli, perché il tuo più grande errore è stato proprio non nascondere ai tuoi bambini i demoni di cui parli. E così abbiamo dovuto imparare a convivere con loro, con le tue paure vestite di rigore e noncuranza, e con il tempo quelle paure sono diventate le nostre, i demoni si sono presi anche noi».

Andrea cerca di diventare adulto lontano dalle sue radici, eppure resta fortemente aggrappato sia ai ricordi che ai mostri infantili. La sensibilità straordinaria dei bambini assorbe ogni luce e ogni ombra dal mondo dei grandi, riflettendole sul proprio futuro. A seconda del modo in cui si è stati trattati, questi chiaroscuri possono divenire ali o valigie pesanti. Per il protagonista, come per ognuno di noi, la necessità di interrogarsi non solo su quali siano le zavorre che rallentano il cammino, ma a chi queste appartengano davvero. Forse, smettere di portare le borse degli altri, sarebbe già un buon presupposto per marciare più leggeri.

«Ho impiegato una vita, ma alla fine ho estirpato quelle radici, alla fine ho capito che io di responsabilità proprio non ne avevo, non ne ho, e se qualcuno ne ha (e neanche ne sono troppo convinto), questi sono i miei genitori, ognuno per i suoi motivi. Io, di tutta la merda che ho mangiato, non ne ho colpa. Nessuno ha mai colpa per l’infanzia che si è ritrovato. Siamo tutti senza peccato. Cominciamo a capire questo, a dirci questo, e avremo buone possibilità di salvarci».

Durante i giorni a Procida e le conversazioni tra i due personaggi, quel padre tanto severo nella memoria del figlio perde un po’ dell’antica durezza. All’immagine fiera, esigente e austera del comandante di una grande nave, si sovrappone quella di una persona saggia e profonda, capace di un amore che tuttavia fatica a manifestare.

«E bravo il mio fotografo … che ha già imparato a riconoscere la bellezza che ci circonda. Ricorda, la vita è un chiaroscuro perenne, ma ogni tanto arriva attorno a noi la luce giusta a illuminare le cose e a renderle perfette. Bisogna accorgersene. È tutta qua la differenza tra chi campa davvero e chi spreca il suo tempo».

Ogni ultimo libro di Lorenzo Marone che leggo, diventa il mio preferito.

Grazie Lorenzo Marone Grazie😊

 

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