Roma, ventre materno che accoglie, amante volubile che respinge, sempre uguale e sempre diversa. Accessibile a condizione che non la si spieghi. Cantieri ovunque, marciapiedi rotti, traffico e caos, auto e cassonetti selvaggi. Eppure, in quel disordinato flusso scorre la vita. La bellezza vigorosamente schiaffeggia l’incuria, mentre il mondo tutt’intorno vibra e si muove al perenne ritmo di una danza urbana. Il passato sussurra, la storia, peso leggero, dirige lo sguardo verso eventi che furono e luoghi che sono. Il cielo non è soltanto più blu ma anche più alto, la terra più profonda. Minerali, rocce, ciascuno strato del sottosuolo pare spingerci verso il sole.
La meraviglia si sposta sugli individui che accompagnano questi giorni. Cammino per ore accanto a mia figlia. Bella, bionda, angelo controcorrente dal volto pulito e l’abbigliamento vintage: esploriamo strade, case e botteghe senza uno specifico programma. La fotografo in Campo dei Fiori mentre gusta un pezzo di pizza. Mangia, chiude gli occhi e sorride. Lei neppure se l’immagina quanto sia incantevole e quanto quella fontana le stia bene. Savonarola vigile la scruta. Ogni pietra, ogni finestrella, ogni più piccolo dettaglio della piazza le si confà a tal punto che pare le sia stata costruita attorno in quel preciso istante.
Come se dei titani si fossero inginocchiati sul letto del fiume e ci avessero concesso di montare sulle loro schiene, attraversiamo i ponti sul Tevere e marciamo fino a sera.
Ci attendono cene, discorsi e scambi con Antonio, amico
fraterno, nonché compagno di lungo corso. Ci saluta con sorrisi che splendono
come panni stesi ad asciugare, i nostri abbracci hanno l’intensità di chi vive
lontano ma senza il dolore della mancanza. Elegante e resiliente come un arco
di trionfo, egli incondizionatamente ama la capitale e ne fa parte. Lì, proprio
lì, la sua esistenza trabocca di arte, contenuti ed individui speciali. Ciascuno
di loro mi rimane impresso nell’animo e per sempre splenderà nel ricordo di
questi giorni.
La mattina del mio compleanno ricevo un regalo molto speciale. A Roma Ostiense mi raggiunge Manuela. L’ultima volta in cui ci incontrammo io ero in dolce attesa e, oggi, dopo ventiquattro anni, è proprio la creatura che portavo in grembo a immortalare il nostro abbraccio. La Manu cita le mie frasi di allora, rammenta ogni singolo fotogramma della nostra amicizia. La sua memoria, portando alla luce fatti che avevo rimosso, mi sbalordisce e mi rivela un affetto intatto. Camminiamo fino a Trastevere e troviamo posto da Nannarella… prova incontrovertibile che l’universo è dalla nostra. Come se ci fossimo lasciate ieri, ci riconosciamo. Siamo ancora noi, no anzi più belle.

La felicità impone il coraggio di rischiare e di essere
aperti a ciò che non si conosce. Aggiungendo al noto il nuovo, questo viaggio
mi ha gioiosamente stravolta. Persone e luoghi, incontri e sorrisi hanno
riflesso la mia immagine dall’esterno e ciò che ho visto mi è piaciuto.
A mia figlia Ginetta, Antonio, Manuela, Giovanna,
Valentina, Daria, Antonella, a quelli che hanno avuto modi gentili, per nulla
scontati, come portarmi la valigia, indicarmi una strada o servirmi un piatto …
A tutti dal profondo del cuore GRAZIE.
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