Trama
Chiara, scrittrice quarantenne e madre da poco, vive un
momento di stallo esistenziale. La sua vita,
un tempo caratterizzata da passione e instabilità, ora le appare immobile e priva di
stimoli. L’incontro inaspettato con un ex compagno di liceo riaccende in lei il
desiderio di ritrovare alcune figure della sua adolescenza: persone che l’hanno
segnata e che continua a portare dentro. Inizia così una serie di
interviste che si trasformano in un viaggio emotivo: tra volti riconosciuti e
sorprese inattese, Chiara rilegge la propria storia, rispecchiandosi negli
altri e riscoprendo sé stessa.
Commento
Nel corso di questi incontri, la protagonista fa la spola
tra passato e presente. Alcune delle persone che ritrova confermano l’identità
che avevano espresso in gioventù; altre, al contrario, si sono trasformate in
qualcosa di completamente diverso da ciò che sembravano destinate a essere.
Eppure, in ciascuna storia si conserva un’armonia di fondo: sia nei percorsi
lineari e stabili, che in quelli segnati da deviazioni improvvise, ogni
esperienza porta con sé una forma di crescita.
Poiché l’adolescenza è per antonomasia il tempo dei
sogni, viene spontaneo chiedersi in che misura siano stati abbandonati o
traditi gli ideali giovanili con l’arrivo della maturità.
«Il patto con i nostri sogni credo avvenga fra quello che pensiamo di noi e quello che in realtà siamo… Ecco perché, quando sentiamo di tradirli, i nostri sogni, proprio come succede ad alcuni dei miei personaggi, tocca chiederci: ma chi ha tradito cosa? Era bugiarda l’idea che avevo di me stesso, o è bugiarda la vita che oggi mi ritrovo a fare?» (Chiara Gamberale)
Anch’io mi interrogo sui miei compagni del liceo: il primo della classe, o aspirante tale; i figli di papà, la modella, la cocca del preside; la mia compagna di banco, con cui condividevo piacevolissime chiacchiere disturbanti. Alla fine gli insegnanti ci separarono, sistemandoci agli angoli opposti dell’aula, accanto a persone con le quali non avevamo nulla in comune. Con alcune di loro sarebbe interessante ripetere lo stesso esercizio proposto dalla scrittrice e domandare: “Dimmi di te”. Per la maggior parte di loro, allievi di un costoso istituto privato, il futuro benessere sembrava già scritto... E invece, non tutto è andato secondo copione. Proprio come accade a Chiara con Grazia, per qualcuno il biglietto per il viaggio nella memoria sarebbe di sola andata.
Attraverso questi incontri, la scrittrice impara a
prendersi una pausa da sé stessa e dalla propria quotidianità. Osservando le vite
altrui, inizia a guardarsi dall’esterno. Il suo sguardo si intenerisce, si
adatta al presente. È proprio il viaggio condiviso con gli amici di un tempo
che la riconnette a una parte di sé nuova, più indulgente e leggera.
Dimmi di te è un invito a tornare indietro per poter andare avanti.
“I veri compagni di scuola non li ricordi per ciò che dicevano, ma per come ti facevano sentire quando ancora non sapevi chi eri.” (Anonimo)
“C’è tutta una letteratura sul fatto dei due vecchi compagni di scuola che si incontrano da adulti e poi uno dei due non riconosce l’altro e finge invece di ricordarsi benissimo. A me questo non è mai capitato, io mi sono sempre ricordato dei compagni di scuola, a cominciare da quelli delle scuole elementari e quelli del liceo. Non quelli dell’Università[...] ma quelli che erano compagni di classe veri, quelli vicini di banco, quelli che stanno dietro, quelli sì che te li ricordi.”
(Andrea Camilleri)
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