Luce di Notte è una giovane donna, avvocato praticante in uno studio. Nonostante sia di indole forte e fiera, nasconde la sua straordinaria sensibilità sotto a modi bruschi, abituata a trattenere emozioni e parole. Nata da una famiglia di origini umili e cresciuta nei quartieri spagnoli di Napoli, apprende fin da piccola a proteggersi e a tenere le distanze da ciò che a un bambino è difficile spiegare.
“E comunque, Ninnillo, ricorda: ho solo due
anni più di te, ma quei due anni so’ stati ‘na vera schifezza. E avere a che
fare con lo schifo ti porta a dare del tu alla vita. Tu le dai del tu?”
La
nonna materna è forse l’unica persona che in qualche maniera riesce ad
attenuare lo sconforto e la solitudine causati dall’abbandono paterno e dalla
freddezza materna.
“Nonna Giuseppina sarà stata pure ignorante, però la vita la capiva molto meglio delle mie maestre, e da qualche parte nel cuore ammuffito dall’umidità della sua casa e della sua vita, sapeva che senza una madre non ci può essere una buona infanzia. Perciò devo a quei pomeriggi trascorsi fuori al suo vico masticando Big Babol ... se sono riuscita a mettere da parte, in una piccola scatolina che conservo ancora sotto il letto, qualche bel ricordo”.
Significativo è il momento in cui il compagno la lascia, perchè tale evento è il punto di unione tra la vecchia e la nuova Luce: le si presentano incontri sorprendenti e situazioni che la accompagneranno in un processo di rinascita.
Lorenzo
Marone descrive attraverso questa donna un mondo vivo e colorato, reso ancora più
autentico dall’uso di alcune espressioni dialettali ("Schizzechea": pioviggina) Il lettore immagina le
strade, i quartieri, le case, persino gli odori. Da una parte, in sottofondo, già nel nome del cane Alleria la musica di Pino
Daniele, e dall'altra il jazz del dirimpettaio Vittorio.
Della
protagonista mi colpisce la capacità di affrontare il passato, di fermarsi, di
saper restare nel proprio riflessivo ironico silenzio. Nonostante il suo percorso sia stato
tutt’altro che in discesa, lo sguardo è sempre rivolto verso l’alto, sospeso in una vaga speranza di felicità, assorto nella contemplazione della bellezza delle
cose più piccole e semplici.
«Alleria si alza a sedere e mi lecca la mano.
Chino il capo e incontro i suoi occhi dolci. A volte mi domando come sia
possibile sentirsi soli su questo cavolo di pianeta che ospita miliardi di
specie, che straborda di vita, di esseri animali, vegetali, insetti e persone. E invece è proprio così, siamo tutti
continuamente alla ricerca di qualcuno che ci accompagni lungo il percorso,
spinti dal desiderio di trovare l’amore eterno, che sia quello di un figlio, un
compagno o una madre, e nemmeno ci accorgiamo che a volte basta un amico che ti
fa trovare la tavola imbandita e un messaggio sulla porta di casa, o gli occhi
lucidi del tuo cane che ti fissano senza un perché. Non parlerei d’amore, una
parola abusata, parlerei piuttosto di “attenzioni”».
Sebbene Luce si travesta da dura per impedire alla gente di avvicinarsi troppo e
riuscire così a leggerle dentro, si occupa continuamente delle esigenze di
chi la circonda: siano bambini, animali, anziani, indifesi in
genere, si lancia in loro soccorso con i suoi superpoteri. Per
il bene di chi le sta a cuore o nel rispetto dei valori in cui crede, lei sfida la paura ed entra nel flusso del cambiamento.
“È che forse gli altri si accorgono di
quando riesci a mettere un po’ di forza negli occhi e allora si avvicinano per
capire se ce n’è un pizzico anche per loro”.
A causa delle ingiustizie cui assiste come avvocato, si rende conto di aspirare a un futuro diverso. Si interroga sull’opportunità di trasferirsi al nord per costruire una nuova esistenza. Vittorio, maturo vicino di casa e buon amico, imbarcatosi da giovane su una nave, le racconta:
"Anch’io da ragazzo sentivo la necessità di fuggire, lasciarmi tutto alle spalle, pensavo fosse la soluzione migliore. Poi mi sono ritrovato in mare aperto e ho capito che tutto quello che pensavo di avere abbandonato a terra era ancora con me, nella mia cabina”.
La protagonista in effetti non è proprio alla ricerca spasmodica di un viaggio fine a se stesso, quanto di un diverso equilibrio. Di fatto, l'impresa è proprio restare dove sta, riappacificarsi con l'infanzia e con chi ne ha fatto parte. Se è vero che molti eventi sono fuori controllo, lei interviene in modo attivo sul presente e laddove possibile contribuisce al buon esito delle cose.
“Credo, però, di aver bisogno di tempo, di aspettare,
che gli eventi facciano il loro corso, sento la necessità di seguire l’istinto
e affidarmi alle piccole cose che in quest’ultimo periodo mi hanno fatta
sentire bene. Sento che qualcosa prima o poi si smuoverà e mi porterà a capire
quale strada imboccare”.
Lorenzo Marone mi induce a riflettere sulla necessità di liberarsi dalle catene delle infanzie infelici. Non se ne può più...di questo tempo sacro per i bambini e troppo spesso guastato da adulti irrisolti. Se Luce fosse stata aiutata a comprendere e accettare la sparizione paterna, sarebbe cresciuta meglio.
Insomma, non è mai troppo tardi per curare le antiche ferite e dopo, soltanto dopo, voltare pagina per andare avanti. Proprio come per Luce di Notte, ciascun nuovo ciclo nasce sulle ceneri di quello che lo ha preceduto. Benché non abbiamo la facoltà di cambiare il passato, possiamo stabilire come concimare quelle ceneri.
Voto: 8 e mezzo
Grazie LorenzoMarone Grazie
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