domenica, maggio 22, 2022

Mark Manson, La sottile arte di fare quello che ca**o ti pare.



Il titolo di questo libro pare alludere ad un astuto espediente di marketing. Ognuno di noi vorrebbe liberarsi da persone moleste, sgravarsi di faccende spiacevoli e raggiungere un’armonia quasi perfetta.

La genialità del testo invece è l’esatto opposto: il punto di partenza non è esterno ma interno. Come una sberla in faccia, l’autore esorta il lettore a smettere di lamentarsi, di ritenersi così speciale da meritare un compenso straordinario per il proprio impegno come se la felicità fosse “un’equazione algoritmica”.

Come reagirebbe l’essere umano in totale assenza di problemi da risolvere? Non gli mancherebbe forse qualcosa? Mark Manson interpreta il raggiungimento del benessere come la libertà di scegliere per quali cose “sbattersi”. 

Questo pensiero ha modificato in modo notevole il mio approccio: quando mi accadono eventi sgradevoli, mi chiedo se davvero meritino il mio rammarico e soprattutto quanto in fondo mi riguardino. In effetti, ci sono individui che gravitano intorno alle nostre esistenze senza aggiungere qualcosa, spesso recando noia e gravità. Forse è arrivato il momento di smettere di offrire a costoro lo spazio e il tempo della nostra considerazione. 

"Imparate a dare assenza a chi non ha capito l'importanza della vostra presenza." (Valerie Perrin, Cambiare l'acqua ai fiori).

Giustamente, è pressoché impossibile piacere a tutti e andare d’accordo con ogni individuo che si incontra. Di conseguenza, anziché dolersene, perché non risparmiare risorse preziose e semplicemente chiudere? Mi è capitato di frequentare per anni persone con cui non risuonavo. Ma la frequentazione genera una sorta di responsabilità. Avere la lucidità di scegliere chi o cosa lasciare andare significa far buon uso di questa lettura. Perché anche con le persone più care e affini potrebbero sorgere questioni. Ed è proprio questo il punto: risolvere dei problemi per chi ci sta a cuore ha senso.  

Assumersi l’onere delle proprie scelte prelude certamente alla fatica della coerenza, nondimeno ci riporta a noi stessi, alla facoltà di preferire un problema anziché un altro. Qualunque sia la ragione per cui stiamo male, siamo noi ad averlo deciso.

Del libro ho inoltre gradito l'opinione per cui le emozioni sono sopravvalutate. Se ci si riflette, esse esprimono una condizione fugace e momentanea e non è detto che un sentimento che ci causa fastidio debba forzatamente danneggiarci, cosi come il suo contrario ci possa offrire un benessere di durata illimitata. Riflettere sulla propria condizione, chiedersi per quale motivo ci sentiamo in una maniera piuttosto che in un’altra è più ragionevole che seguire, a prescindere, pancia e cuore... meno romantico ma senz'altro più salutare.

Ci sono molti passaggi che mi hanno fatto sorridere, ricordare e supporre. Tra tutti questo è forse quello che preferisco per la schiettezza e la semplicità:

“La felicità richiede fatica. Cresce dai problemi. La gioia non spunta dalla terra come le margherite e gli arcobaleni”.

Adoro questa frase: stare bene significa cadere, sporcarsi, fallire, rialzarsi, imparare a stare nell'errore e nel dolore, lottare, fare il meglio possibile senza rompere le palle, amare sì ma ...condizionatamente! E sti cavoli... non siamo mica per tutti!

Grazie Mark Manson Grazie

Voto: 9 







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