Premessa: Ferzan Ozpetek e Lorenzo Marone sono in questo momento
gli scrittori che più mi fanno sentire piccola: piccola nella mia ricerca,
piccola nella scrittura, piccola nella descrizione delle cose e nell’osservazione
della realtà. Nonostante siano entrambi molto diversi, hanno tutti e due il
dono non solo del racconto ma dell’analisi profonda, della sua elaborazione mediante un linguaggio semplice, rapido e rivelatore. Potrebbe apparire una condizione
frustrante ma al contrario, più alto è il modello,
maggiore è l'ispirazione.
Un ideale è come la stella polare: è irraggiungibile, ma indica la retta via.
La Trama
Ferzan Ozpetek si racconta al suo compagno Simone e lo fa nel corso di un viaggio in macchina. Qualsiasi termine suona inefficace nella descrizione del legame dei due uomini, poiché il rapporto che li lega va al di là di qualunque relazione. Simone è Ferzan e Ferzan è Simone. Sebbene questo
sentimento sia solo lo sfondo della storia, resta tuttavia il filo conduttore di tutto il
romanzo, del tempo che lo precorre e di quello successivo.
“Nel mio cuore c’è solo un prima di te e un durante te: è
senza di te che non riesco nemmeno a immaginarmi.”
"E poi ci sono creature come te, di una bellezza profonda come
il mare aperto. Creature così meravigliose, eppure tanto restie ad ammetterlo
guardandosi allo specchio. Al contrario, pronte a sminuirsi, vedersi come le
caricature di se stesse, quasi un concentrato di difetti. Da cosa
dipende? Perché chi è realmente bello spesso vive nella dolorosa certezza di
non piacere a nessuno, mentre altri, dotati di percentuali di fascino
infinitamente inferiori, se ne vanno in giro come fossero padroni del mondo?”
Nel
descrivere la propria esistenza, il regista presenta le persone
che ne hanno fatto parte, molte di queste schizzano fuori dalle sue pellicole. Sono quei personaggi che si riconoscono subito, così
indimenticabili con le loro personalità, intense, efficacemente
caratterizzate ma mai parodiate.
“Vera è così. Una creatura che, fino all’ultimo, non ha rinunciato
a produrre scompiglio con ogni mezzo, nella buona e nella cattiva sorte… una creatura
capace di irrompere nelle vite altrui con l’energia di una dea guerriera”.
La purezza d'animo dell'autore e il talento della prosa, incastrandosi perfettamente, celebrano l'umanità nuda, libera di esprimersi senza il timore del giudizio. Nella scelta degli amici o di chi invitare al pranzo
della domenica, l’unico criterio è una simpatia istintiva, attenta ai dettagli, curiosa di capire chi sia davvero l'altro. Senza distinzione egli accoglie, ospita, osserva. Con tratto deciso e
tinte cangianti dipinge ritratti autentici, belli e imperfetti.
“Nel mondo che amo, ciascuno può essere semplicemente se
stesso, con naturalezza e libertà, senza per questo sentirsi giudicato. Può
vestirsi come gli pare, ballare come si sente, cantare a squarciagola nella
notte, se ha voglia di far sapere a tutti che è felice. Può nutrire i suoi
sogni, coltivare i desideri, seminare il proprio futuro di nuove speranze. Può
chiamare il suo amore a voce alta, infischiandosene se a qualcuno potrà dare
fastidio.”
“Diffido da chi procede per esclusione, di chi si fa
guidare dai preconcetti. E’ come vivere in bianco e nero, rinunciando alle
meravigliose sfumature che riscaldano l’esistenza.
Il rosso dell’amore possibile e il viola di quello perduto,
il verde dell’amicizia che non morirà mai, il giallo della felicità assoluta.
Ogni sentimento ha il suo colore. E quando le troppe emozioni ti confondono, basta
chiudere gli occhi per riconoscerle.”
Il
libro offre al lettore l’immagine nitida del luogo in cui i personaggi vivono,
il condominio, il quartiere, la pescheria. Per quanto il ricordo delle scene
dei film stimoli molto la fantasia, la scrittura giunge ancora più lontano.
Così lontano che tra la suggestione della lettura e quella della visione,
preferisco di gran lunga la prima. Io non ho solo immaginato la vicenda
descritta, ma sento quasi di averne fatto parte.
Grazie Ozpetek grazie
Voto:
quasi 10

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