lunedì, aprile 18, 2022

Stavolta un film: MARILYN HA GLI OCCHI NERI.


Sarà che il termine “normalità” mi reca una vaga tristezza, sarà che la mancanza di follia annienta lo straordinario, sarà che "da vicino nessuno è normale" … sarà che gli storti e gli smarginati da sempre attraggono non solo la mia attenzione ma anche un’incondizionata simpatia, questo film è il più bello che abbia visto dall’inizio dell’anno.

I protagonisti sono un cuoco e un’attrice un po’ mitomane. Diego, interpretato da uno strepitoso Stefano Accorsi, è un individuo balbuziente, dall’aspetto dimesso e dall'incedere malfermo. Clara, impersonata da Miriam Leone, è una donna che,  mistificando la realtà, aggroviglia continuamente le sue fantasie alla vita vera, con conseguenze talvolta catastrofiche. Questi improbabili amici si incontrano in un centro diurno di riabilitazione e, con altri compagni di cura, metteranno su un ristorante di successo.

Al di là della regia, del cast o dei personaggi, tutti autentici, credibili e intensi, rifletto su quello che la pellicola lascia nello spettatore. Quante volte ci si imbatte in persone sconosciute che si esprimono o si comportano in modo non “consono” o non “conforme” al nostro? Quante volte ci è capitato di restare turbati di fronte a uno sguardo allucinato o a un viso stravolto? Tutti freschi di doccia, con i capelli ordinati, guardiamo da una pedana rialzata strane creature precipitate nelle nostre strade perfette chissà da quale mondo dannato. Ecco, il film di Simone Godano ci spiega esattamente da dove arrivano questi esseri strambi che non sono per nulla così lontani dalla nostra esistenza.

Chiunque, messo ripetutamente alla prova dai geni o dal destino, privato dell’amore, abbandonato dagli affetti, sottoposto a ripetute ingiustizie o semplicemente e legittimamente fragile, chiunque di noi potrebbe diventare come Diego, Clara o Susanna, che soffre della sindrome di Tourette. Temo di essere banale e forse anche ripetitiva ma le persone sono viaggi, tutte. Anche dinnanzi al comportamento più inspiegabile, cerchiamo di ricordarci che la sofferenza non elaborata logora e distrugge. Alla base delle azioni ci sono sempre dei motivi, non dico di condividerli, ma quanto meno fare lo sforzo di rammentarsene.

 Alle persone non gliene frega niente, eh! Pensano di aver ragione solo perché sono di più quelli normali!

C’è chi non ha nulla da perdere perché non ha proprio niente

Un’altra frase di Diego, che purtroppo non posso citare in modo esatto, esprimeva la solitudine che si prova quando non ci si sente capiti da nessuno. Forse potrebbe essere proprio questo il punto di inizio. A chi non è mai capitato di sentirsi così? Chi non si è mai chiesto “ma sono io che sono matto o sono gli altri che non mi capiscono”?

Lo psicoterapeuta del gruppo è una figura autorevole, dice le cose che io mi vorrei dire quando sono in difficoltà. L’attore che lo impersona è Thomas Trabacchi, bravo, incisivo e delicato, come richiede il ruolo. Non capisco perché gli affidino sempre dei personaggi secondari. Si meriterebbe molto di più e glielo auguro con tutta la mia stima.

Grazie lettore Grazie.

P.S. Questo film è disponibile su Netflix ed è del 2021.

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