Sarà
che il termine “normalità” mi reca una vaga tristezza, sarà che la mancanza di
follia annienta lo straordinario, sarà che "da vicino nessuno
è normale" … sarà che gli storti e gli smarginati da sempre attraggono
non solo la mia attenzione ma anche un’incondizionata simpatia, questo film è il più bello che abbia visto dall’inizio dell’anno.
I
protagonisti sono un cuoco e un’attrice un po’ mitomane. Diego, interpretato da
uno strepitoso Stefano Accorsi, è un individuo balbuziente, dall’aspetto
dimesso e dall'incedere malfermo. Clara, impersonata da
Miriam Leone, è una donna che, mistificando la realtà, aggroviglia continuamente le sue fantasie alla vita vera, con conseguenze talvolta
catastrofiche. Questi improbabili amici si incontrano in un centro diurno di
riabilitazione e, con altri compagni di cura, metteranno su un ristorante di
successo.
Al
di là della regia, del cast o dei personaggi, tutti autentici, credibili e
intensi, rifletto su quello che la pellicola lascia nello spettatore. Quante
volte ci si imbatte in persone sconosciute che si esprimono o si comportano in
modo non “consono” o non “conforme” al nostro? Quante volte ci è capitato di
restare turbati di fronte a uno sguardo allucinato o a un viso stravolto?
Tutti freschi di doccia, con i capelli ordinati, guardiamo da
una pedana rialzata strane creature precipitate nelle nostre strade perfette
chissà da quale mondo dannato. Ecco, il film di Simone Godano ci spiega
esattamente da dove arrivano questi esseri strambi che non sono per nulla così
lontani dalla nostra esistenza.
Chiunque,
messo ripetutamente alla prova dai geni o dal destino, privato dell’amore, abbandonato
dagli affetti, sottoposto a ripetute ingiustizie o semplicemente e legittimamente
fragile, chiunque di noi potrebbe diventare come Diego, Clara o Susanna, che soffre
della sindrome di Tourette. Temo di essere banale e forse anche ripetitiva ma le
persone sono viaggi, tutte. Anche dinnanzi al comportamento più inspiegabile,
cerchiamo di ricordarci che la sofferenza non elaborata logora e distrugge.
Alla base delle azioni ci sono sempre dei motivi, non dico di condividerli, ma
quanto meno fare lo sforzo di rammentarsene.
Alle persone non gliene
frega niente, eh! Pensano di aver ragione solo perché sono di più quelli
normali!
C’è chi non ha nulla da
perdere perché non ha proprio niente
Un’altra
frase di Diego, che purtroppo non posso citare in modo esatto, esprimeva la
solitudine che si prova quando non ci si sente capiti da nessuno. Forse
potrebbe essere proprio questo il punto di inizio. A chi non è mai capitato di
sentirsi così? Chi non si è mai chiesto “ma sono io che sono matto o sono gli
altri che non mi capiscono”?
Lo psicoterapeuta del gruppo è una figura autorevole, dice le cose che io mi vorrei dire quando sono in difficoltà. L’attore che lo impersona è Thomas Trabacchi, bravo, incisivo e delicato, come richiede il ruolo. Non capisco perché gli affidino sempre dei personaggi secondari. Si meriterebbe molto di più e glielo auguro con tutta la mia stima.
Grazie lettore Grazie.
P.S. Questo film è disponibile su Netflix ed è del 2021.