Sono trascorsi quattro anni dalla data di apertura
del mio blog. Ho descritto viaggi, condiviso esperienze e commentato numerose
letture. Tuttavia, stavolta non si tratta solo di un libro ma di un vero e
proprio viaggio nel tempo … il mio, dal momento che ne sono l’autrice. Care
lettrici e cari lettori, miei amatissimi quattro gatti, vi presento Occhiali Nuovi.
Una mattina di due autunni fa giunse a prelevarmi
un veicolo spaziale, pilotato da uno straordinario equipaggio di undici
persone. Si aprì lo sportello e senza esitare entrai all’interno
dell’astronave. La squadra mi accolse con sorrisi e cordialità, ciascun membro
della squadra mi accompagnò nella propria epoca e mi lasciò in dono le immagini
della sua particolare storia. Domenica (1925), Harry ed Helga (1931), Editta e
Fanny (1932), Amabile (1935), Klaus (1939), Rosemarie (1940), Attilio (1942),
Ulrich (1943) e Maria Estela (1944), a turno mi prestarono degli occhiali
magici. Ogni volta in cui mi intrattenevo a parlare con loro, indossandoli,
potevo vedere il luogo in cui erano nati, cresciuti e tutte le vicende che
avevano attraversato. Per mezzo di quelle lenti dai poteri incredibili, ho
scoperto di aver perso un fratello nella campagna di Russia, di essere scappata
dalla furia omicida dei soldati dell’Armata Rossa, di essere sopravvissuta alla
catastrofe e ai bombardamenti. Mi sono vista mondare il riso e allevare bachi
da seta … e poi, quando sono diventata ebrea, sono scappata nelle fogne per sfuggire
alle deportazioni. Qualche anno dopo la fine della guerra, ho vissuto a Berlino
ma un muro infinito, più largo che lungo, mi impediva di vedere l’altro lato
del cielo. Di armi non ne volevo sapere, così ho disertato e sono andata a
lavorare in miniera, fino a non distinguere più il giorno dalla notte. In
Spagna, ho aiutato tanti bambini a venire al mondo e, alla fine, danzando sulle
note dei musical più belli, sono diventata ballerina. Di dittatura in
dittatura, di decennio in decennio, ho attraversato i giorni e osservato la
realtà così come mi si palesava.
Il soggiorno sulla navicella durò circa un anno
solare. Mi ci volle un po’ per riprendere le vecchie abitudini. Continuavo a
pensare a quella fantastica ciurma, così vitale e forte. Ne sentii parecchio la
mancanza. Poi, frugando nella borsa, trovai un astuccio. Domenica, senza che la
vedessi, mi aveva nascosto gli occhiali magici in una tasca. Fu una delle
ultime cose che fece, prima di partire verso il sole.
Dunque, ancora una volta m’infilai quelle lenti e
incominciai a scrivere. Elaborai le altrui vicende e cercai di farle mie:
soprattutto ne accolsi tanto il bene quanto il male, per poterne riferire al mondo e
gridare «É successo! È successo! È successo!».
Da allora la mia visione dell’esistenza è cambiata
e quando gli eventi mi sembrano incomprensibili, prendo posto su un’altra sedia
e indosso i miei occhiali nuovi.
Ringraziando il mio fantastico equipaggio, auguro a
chiunque legga o leggerà questo libro certamente una gradevole lettura ma ancor di più un fantastico viaggio nel tempo.
Rossana PL