giovedì, settembre 26, 2024

LIMONOV di Emmanuel Carrère

 

Emmanuel Carrère descrive la vita dello scrittore russo Eduard Limonov. Benché questa biografia non mi sia piaciuta per niente, ho deciso comunque di elaborarne un commento. In fondo, è importante ragionare anche sulle cose che ci disturbano o che ci fanno sentire scomodi.

La Treccani sul personaggio in questione afferma: Personalità sovversiva e policentrica, resa nota al pubblico occidentale dalla biografia Limonov (2011; trad. it. 2012) di E. Carrère, che ha contribuito alla costruzione del suo mito restituendolo alla storia nelle sfaccettate e contraddittorie immagini di poeta spiritato e teppista di strada…

Giammai potrei parlare di mito e non mi pare proprio che la descrizione di Carrère ci restituisca un eroe, piuttosto un opportunista pusillanime. Limonov persegue gloria e successo senza coltivare alcun talento. Ovunque vada, egli mira a raggiungere la notorietà attraverso lo sfruttamento di qualcosa o di qualcuno.

«… Ha scoperto che basta lavorare un poco ogni giorno, ma tutti i giorni, per essere certi di progredire e a questa disciplina resterà fedele tutta la vita. Ha anche scoperto che in una poesia non è il caso di parlare di “cielo blu” perché tutti sanno che il cielo è blu…così si fabbrica uno stile che lo rende a suo giudizio non un grande poeta ma almeno un poeta riconoscibile».

Di questo passo condivido la necessità di una scrittura che contraddistingua ogni singolo autore dagli altri. Tuttavia, dubito che si possa progredire lavorando poco. Detto così, pare l’apoteosi della mediocrità; non è forse associando al lavoro la dedizione e il sacrificio che l’arte aspira alla grandezza?

«Malgrado il suo gusto per la ribellione e il suo disprezzo per il destino mediocre dei genitori, è rimasto loro figlio: il figlio di un ufficiale … Quando sente parlare di gulag pensa sinceramente che si esageri, e che gli intellettuali che li denunciano facciano tante storie per qualcosa che i delinquenti prendono con più filosofia».

Insofferente verso tutto, Eduard pare essere incapace di distinguere il bene dal male. Tra i tanti valori che egli ignora vi è la conoscenza della verità storica. Analogamente a quello nei confronti della Shoah, anche il suo negazionismo è scandaloso: offensivo e irriverente nei confronti delle vittime dei campi di concentramento staliniani. 

(Sul tema tema dei gulag https://ilviaggioseitu.blogspot.com/2024/03/avevano-spento-anche-la-luna-di-ruta.html).

«L’unica vita degna di lui è quella dell’eroe; lui vuole che il mondo intero lo ammiri e pensa che ogni altro criterio, una vita famigliare tranquilla e armoniosa, i piaceri semplici, il giardino coltivato al riparo degli sguardi, siano autogiustificazioni da falliti».

Approfittandosi di persone e situazioni, il protagonista persegue la fama in modo spasmodico.  Se le carenze genitoriali e la trascuratezza emotiva durante l’infanzia possono giustificare il bisogno di essere visto, il disprezzo delle piccole cose mette in luce tutta la sua adulta irrisolutezza. Nonostante conduca un'esistenza avventurosa e ricca di colpi di scena, manca in lui un processo di crescita. 

Limonov non coltiva relazioni autentiche, né affetti stabili e duraturi. Si lega a delle donne che lascia o da cui si fa lasciare; persino la compagna che lo assiste negli anni del carcere viene sostituita da un'altra più giovane amante.

Durante la guerra nella ex Jugoslavia egli afferma: “la neutralità fa rima con viltà”; pur attribuendo delle responsabilità ad ognuno dei popoli in conflitto, decide di combattere al fianco dei serbi.

«La verità che nessuno osa dire è che la guerra è un piacere, il più grande dei piaceri, altrimenti finirebbe subito. La guerra è come l’eroina: provata una volta, non si può farne a meno … In realtà, pace e guerra sono come lo yin e lo yang: sono necessarie entrambe».

Attraverso l’anima nera di Limonov, Emmanuel Carrère ci descrive un essere umano cinico e impietoso. Non ho mai creduto al concetto per cui, secondo la legge degli opposti, senza il male non esisterebbe il bene. A dispetto del triste tempo in cui viviamo, se dalla faccia della terra sparisse quel dannato sciame di spiriti iracondi, bramosi e briganti, staremmo tutti meglio anzi benissimo.

La lettura di questa biografia mi ha insegnato a riconoscere il valore come termine di confronto tra me e gli altri. L’irritazione nei confronti del protagonista altro non è che il rifiuto verso tutto ciò che desidero tenere lontano e che Eduard splendidamente identifica. Se anche cercassi di spiegargli la mia visione del mondo, quella del giardinetto coltivato e dei piaceri semplici, non la capirebbe: è inutile discutere con persone che hanno ideologie, valori(o dis-valori?) diametralmente opposti; non abbiamo il compito di convincere l'intera umanità in merito alla bontà dei nostri principi. Nondimeno, abbiamo la possibilità di scegliere se essere o non essere amici di un Limonov qualsiasi.

Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza. Marco Aurelio

GRAZIE GIUSEPPE!

 

 

 

 

 

 

 

 

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