martedì, luglio 01, 2025

SORVEGLIARE E PUNIRE di Michel Foucault

  Care lettrici e cari lettori, da ora in poi sotto ogni post troverete anche una traduzione in tedesco.

 Liebe Leserinnen und Leser, ab sofort gibt es zu jedem Beitrag auch eine deutsche Übersetzung.

Perché questo libro e perché adesso:

Ho deciso di leggere Sorvegliare e punire dopo aver visitato un carcere e conosciuto le famiglie di alcuni detenuti. La riflessione sul sistema penale mi ha portata a pormi diverse domande. Durante una conversazione sulla reclusione e sullo stigma sociale, il mio interlocutore e io abbiamo finito per allargare lo sguardo a ogni tipo di istituzione in cui si impongano regole, divieti o forme di disciplina. Ci siamo chiesti: esiste davvero la libertà? Esiste davvero l’uguaglianza? Abbiamo forse la certezza che, in ogni struttura pubblica, l’umile e il ricco siano trattati allo stesso modo e che, se sbagliano, incorrano nelle stesse sanzioni?

Di pensiero in pensiero, mi è stato consigliato questo testo, che però ha suscitato in me sentimenti contrastanti.

CONTENUTO

Michel Foucault ci offre un’opera coraggiosa che scardina certezze e prospettive.

Il testo si apre con la descrizione di un brutale supplizio in una pubblica piazza, alla fine del XVIII secolo. Il sistema giudiziario aveva non solo il fine di punire il condannato, ma anche quello di educare la società. Il ricorso al patibolo incuteva orrore, paura e un monito a chiunque avesse pensato di sfidare la legge. Successivamente, lo Stato cambia strategia e si raffina nell’esercizio della propria forza. Non perché si giunga ad attribuire alla vita umana un valore, né perché la ghigliottina o l’iniezione letale siano più dolci della ruota: nonostante il corpo fisico sia qualcosa di cui il potere può continuare a disporre, si attenuano le pene più eccessive.

«[…] il popolo, attirato ad uno spettacolo fatto per terrorizzarlo, può coagulare il rifiuto del potere punitivo, e talvolta la rivolta. Impedire un’esecuzione ritenuta ingiusta, strappare un condannato dalle mani del boia …»

Di fronte a spettatori che iniziano a provare compassione per il condannato, l’autorità pone le basi affinché i cittadini rispettino le regole e mantengano una disciplina nella loro quotidianità. Pertanto, alla violenza dei gesti eclatanti si sostituisce l’astuto meccanismo della sorveglianza costante. Di fatto, tutto ciò che passa attraverso le pubbliche istituzioni diventa uno strumento di controllo: scuole, caserme, ospedali, fabbriche, posti di lavoro e prigioni diventano luoghi in cui monitorare le persone e la loro condotta.

COMMENTO

“La società nel suo complesso diventa un grande sistema disciplinare che produce corpi docili e menti addestrate”.

Secondo lo scrittore, lo Stato educa e plasma la popolazione affinché assorba un codice implicito di comportamento. Fin dalla scuola, i bambini sono addestrati a rispettare regole, a stare fermi e in silenzio, a conformarsi. Caserme, ospedali e fabbriche replicano questo processo di standardizzazione, producendo operai affidabili, studenti modello, lavoratori efficienti, cioè “corpi docili” produttivi e governabili.

«Le corps est un corps docile qui peut être soumis, utilisé, transformé et perfectionné.»

(Il corpo è un corpo docile che può essere assoggettato, usato, trasformato e perfezionato.)

 

La mia obiezione riguarda la necessità di un ordine che consenta la convivenza civile. Senza principi basilari come il rispetto reciproco o l’osservanza delle norme, la società collasserebbe. Tuttavia, Foucault mette in luce il confine sottile tra le regole necessarie e un sistema più profondo e pervasivo che, sotto la maschera del controllo sociale, finisce per soffocare l’individualità e trasformare le persone in “corpi docili”.

Attraverso degli schemi imposti dall’alto, l’apparato statale nega le unicità e il diritto all’espressione delle singole identità. Di conseguenza, chiunque non sappia uniformarsi rischia di essere bollato come diverso, deviante, pericoloso. 

IL PANOTISMO

Questa è, per me, la parte più affascinante e attuale del saggio.

L’architetto Jeremy Bentham progettò il Panopticon (dal greco pan: tutto e optikon: visione) nel 1791. Si trattava di una prigione con al centro una torre circolare. Da questa il guardiano poteva osservare i carcerati, senza che costoro, consapevoli di essere costantemente sotto controllo, potessero vederlo a loro volta.

Questo modello architettonico ispirò la pianta di carceri e ospedali psichiatrici. Di fatto, la sorveglianza si estende ben oltre quegli spazi. Basta che un qualsiasi soggetto sappia di essere osservato, per interiorizzare delle regole e autocontrollarsi.

Tra le ragioni per cui trovo interessante l’analisi dell’autore vi sono le sue implicazioni attuali; ognuno di noi è in balia di un dilagante panoptismo: siamo tracciati da app di ogni tipo, internet, transazioni bancarie online, dispositivi sanitari, telecamere e, soprattutto, dai social media… il “Grande Fratello” per eccellenza.

Di conseguenza, viene spontaneo chiedersi quali siano i limiti a cui le autorità dovrebbero attenersi nell’osservazione degli individui. Dalla prevenzione del crimine alla sorveglianza pervasiva e manipolatrice, il passo è breve. Nonostante viviamo in società che si definiscono libere, la rivendicazione della propria unicità richiede ancora oggi un grande atto di coraggio. Chi stabilisce i parametri della normalità e della devianza? Quali strumenti adotta il potere per influenzare le coscienze, fino a spingere le persone ad autocensurarsi e a comportarsi come se fossero sempre sotto osservazione?

E forse è proprio questo il punto più inquietante: il potere non ha più bisogno di mostrare i muscoli. Basta che ognuno di noi senta su di sé lo sguardo invisibile della torre.

"Non tutte le prigioni hanno le sbarre: ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere, perché non sappiamo di esserne prigionieri". Henri Laborit


Versione in tedesco / Deutsche Version

MICHEL FOUCAULT

ÜBERWACHEN UND STRAFEN

Warum dieses Buch und warum gerade jetzt

Ich habe beschlossen, Überwachen und Strafen zu lesen, nachdem ich ein Gefängnis besucht und Familien von Inhaftierten kennengelernt habe. Die Auseinandersetzung mit dem Strafsystem hat mich dazu gebracht, viele Fragen zu stellen. In einem Gespräch über Haft und soziale Ausgrenzung haben mein Gesprächspartner und ich unseren Blick auf alle Arten von Institutionen erweitert, in denen Regeln, Verbote oder Disziplin herrschen. Wir fragten uns: Gibt es wirklich Freiheit? Gibt es wirklich Gleichheit? Können wir sicher sein, dass in jeder öffentlichen Einrichtung Arme und Reiche gleichbehandelt werden und bei Fehlverhalten dieselben Strafen erhalten?

Gedanke um Gedanken wurde mir dieses Buch empfohlen, das jedoch widersprüchliche Gefühle in mir hervorrief.

Inhalt

Michel Foucault präsentiert ein mutiges Werk, das Gewissheiten und Blickwinkel in Frage stellt.

Der Text beginnt mit der Beschreibung einer brutalen Hinrichtung auf einem öffentlichen Platz gegen Ende des 18. Jahrhunderts. Das Justizsystem wollte nicht nur den Verurteilten bestrafen, sondern auch die Gesellschaft erziehen. Das öffentliche Hängen oder Enthaupten erzeugte Entsetzen, Angst und sollte jeden warnen, der das Gesetz brechen wollte.

Später ändert der Staat seine Strategie und übt seine Macht auf raffiniertere Weise aus. Nicht, weil das Leben plötzlich mehr wertgeschätzt wird, noch weil die Guillotine oder die Giftspritze sanfter sind als das Rad: Obwohl der physische Körper weiterhin vollständig der Macht unterworfen ist und das Staatswesen nach Belieben über ihn verfügen kann, werden die übermäßigen Strafen gemildert.

« […] das Volk, das zu einer Schau angezogen wird, die es erschrecken soll, kann die Ablehnung der Strafmacht stärken und manchmal sogar zum Aufstand führen. Eine als ungerecht empfundene Hinrichtung verhindern, einen Verurteilten dem Henker entreißen »

Wenn Zuschauer beginnen, Mitleid mit dem Verurteilten zu empfinden, sorgt die Staatsmacht dafür, dass die Bürger die Regeln respektieren und im Alltag Disziplin halten. Statt gewalttätiger, spektakulärer Bestrafungen kommt eine schlaue, ständige Überwachung zum Einsatz. Tatsächlich werden alle öffentlichen Institutionen zu Kontrollinstrumenten: Schulen, Kasernen, Krankenhäuser, Fabriken, Arbeitsplätze und Gefängnisse sind Orte, an denen Menschen und ihr Verhalten beobachtet werden.

Kommentar

«Die Gesellschaft als Ganzes wird zu einem großen Disziplinarsystem, das gehorsame Körper und trainierte Köpfe produziert.»

Nach Foucault erzieht und formt der Staat die Bevölkerung so, dass sie einen ungeschriebenen Verhaltenskodex übernimmt. Schon in der Schule lernen Kinder, Regeln zu befolgen, still zu sitzen und sich anzupassen. Kasernen, Krankenhäuser und Fabriken wiederholen diesen Standardisierungsprozess und produzieren verlässliche Arbeiter, vorbildliche Schüler und effiziente Angestellte – kurz: „gehorsame Körper“, die produktiv und kontrollierbar sind.

« Le corps est un corps docile qui peut être soumis, utilisé, transformé et perfectionné.»

(Der Körper ist ein gehorsamer Körper, der unterworfen, benutzt, verändert und verbessert werden kann.)

Meine Kritik betrifft die Notwendigkeit einer Ordnung, die das Zusammenleben möglich macht. Ohne grundlegende Prinzipien wie gegenseitigen Respekt und die Einhaltung von Regeln würde die Gesellschaft zerfallen. Dennoch zeigt Foucault die feine Grenze zwischen notwendigen Regeln und einem viel umfassenderen System, das unter dem Deckmantel sozialer Kontrolle die Individualität erstickt und Menschen zu „gehorsamen Körpern“ macht.

Durch von oben auferlegte Strukturen verleugnet der Staat Einzigartigkeit und das Recht auf individuelle Ausdrucksformen. Wer sich nicht anpasst, wird schnell als anders, abweichend, gefährlich abgestempelt.

DAS PANOPTIKON

Für mich der spannendste und aktuellste Teil des Buches.

Der Architekt Jeremy Bentham entwarf 1791 das Panoptikon (griechisch pan: alles, optikon: sehen). Es war ein Gefängnis mit einem runden Turm in der Mitte. Von dort aus konnte der Wächter die Gefangenen beobachten, während diese, wissend, ständig überwacht zu werden, ihn nicht sehen konnten.

Dieses Modell inspirierte die Baupläne von Gefängnissen und psychiatrischen Kliniken. Die Überwachung reicht aber weit darüber hinaus. Es genügt, dass jemand weiß, dass er beobachtet wird, um sich selbst zu kontrollieren und Regeln einzuhalten.

Was ich an Foucaults Analyse spannend finde, sind die heutigen Auswirkungen: Wir alle sind einem umfassenden Panoptismus ausgesetzt: wir werden von Apps, dem Internet, Online-Banking, Gesundheitsgeräten, Kameras und vor allem den sozialen Medien überwacht… dem “Big Brother schlechthin.

Daher stellt sich die Frage, wie weit die Überwachung gehen darf. Von der Verbrechensverhütung bis zur allumfassenden und manipulativen Kontrolle ist es nur ein kleiner Schritt. Obwohl wir in freien Gesellschaften leben, braucht es heute noch großen Mut, die eigene Individualität zu behaupten. Wer entscheidet, was normal und was abweichend ist? Welche Mittel nutzt die Macht, um Gedanken zu beeinflussen, Menschen zur Selbstzensur zu bringen und sie dazu zu bringen, sich zu verhalten, als würden sie ständig beobachtet?

Vielleicht ist das der beängstigendste Punkt: Die Macht muss nicht mehr offen zeigen, dass sie da ist. Es reicht, wenn wir den unsichtbaren Blick des Turms spüren.

„Nicht alle Gefängnisse haben Gitterstäbe: Es gibt viele andere, weniger offensichtliche, aus denen es schwer ist zu entkommen, weil wir nicht wissen, dass wir Gefangene sind.“
Henri Laborit

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