Care lettrici e cari lettori, da ora in poi sotto ogni post troverete anche una traduzione in tedesco.
Liebe Leserinnen und Leser, ab sofort gibt es zu jedem Beitrag auch eine deutsche Übersetzung.
Perché questo libro e perché adesso:
Ho deciso di leggere Sorvegliare e punire dopo aver visitato un carcere e conosciuto le famiglie di alcuni detenuti. La riflessione sul sistema penale mi ha portata a pormi diverse domande. Durante una conversazione sulla reclusione e sullo stigma sociale, il mio interlocutore e io abbiamo finito per allargare lo sguardo a ogni tipo di istituzione in cui si impongano regole, divieti o forme di disciplina. Ci siamo chiesti: esiste davvero la libertà? Esiste
davvero l’uguaglianza? Abbiamo forse la certezza che, in ogni struttura pubblica,
l’umile e il ricco siano trattati allo stesso modo e che, se sbagliano,
incorrano nelle stesse sanzioni?
Di pensiero in pensiero, mi è stato consigliato questo testo, che però ha suscitato in me sentimenti contrastanti.
CONTENUTO
Michel Foucault
ci offre un’opera coraggiosa che scardina certezze e prospettive.
Il testo si
apre con la descrizione di un brutale supplizio in una pubblica piazza, alla
fine del XVIII secolo. Il sistema giudiziario aveva non solo il fine di punire
il condannato, ma anche quello di educare la società. Il ricorso al patibolo incuteva
orrore, paura e un monito a chiunque avesse pensato di sfidare la legge. Successivamente,
lo Stato cambia strategia e si raffina nell’esercizio della propria forza. Non
perché si giunga ad attribuire alla vita umana un valore, né perché la
ghigliottina o l’iniezione letale siano più dolci della ruota: nonostante il
corpo fisico sia qualcosa di cui il potere può continuare a disporre, si
attenuano le pene più eccessive.
«[…] il popolo, attirato ad uno spettacolo
fatto per terrorizzarlo, può coagulare il rifiuto del potere punitivo, e
talvolta la rivolta. Impedire un’esecuzione ritenuta ingiusta, strappare un condannato
dalle mani del boia …»
Di fronte a spettatori che iniziano a provare compassione per il condannato, l’autorità pone le basi affinché i cittadini rispettino le regole e mantengano una disciplina nella loro quotidianità. Pertanto, alla violenza dei gesti eclatanti si sostituisce l’astuto meccanismo della sorveglianza costante. Di fatto, tutto ciò che passa attraverso le pubbliche istituzioni diventa uno strumento di controllo: scuole, caserme, ospedali, fabbriche, posti di lavoro e prigioni diventano luoghi in cui monitorare le persone e la loro condotta.
COMMENTO
“La società nel suo complesso diventa un
grande sistema disciplinare che produce corpi docili e menti addestrate”.
Secondo lo scrittore, lo Stato educa e plasma la popolazione affinché
assorba un codice implicito di comportamento. Fin dalla scuola, i bambini sono
addestrati a rispettare regole, a stare fermi e in silenzio, a conformarsi.
Caserme, ospedali e fabbriche replicano questo processo di standardizzazione,
producendo operai affidabili, studenti modello, lavoratori efficienti, cioè
“corpi docili” produttivi e governabili.
«Le corps
est un corps docile qui peut être soumis, utilisé, transformé et perfectionné.»
(Il corpo è
un corpo docile che può essere assoggettato, usato, trasformato e perfezionato.)
La mia
obiezione riguarda la necessità di un ordine che consenta la convivenza civile.
Senza principi basilari come il rispetto reciproco o l’osservanza delle norme,
la società collasserebbe. Tuttavia, Foucault mette in luce il confine sottile
tra le regole necessarie e un sistema più profondo e pervasivo che, sotto la
maschera del controllo sociale, finisce per soffocare l’individualità e
trasformare le persone in “corpi docili”.
Attraverso degli schemi imposti dall’alto, l’apparato statale nega le unicità e il diritto all’espressione delle singole identità. Di conseguenza, chiunque non sappia uniformarsi rischia di essere bollato come diverso, deviante, pericoloso.
IL PANOTISMO
Questa è, per
me, la parte più affascinante e attuale del saggio.
L’architetto
Jeremy Bentham progettò il Panopticon (dal greco pan: tutto e optikon:
visione) nel 1791. Si trattava di una prigione con al centro una torre
circolare. Da questa il guardiano poteva osservare i carcerati, senza che costoro,
consapevoli di essere costantemente sotto controllo, potessero vederlo a loro
volta.
Questo modello
architettonico ispirò la pianta di carceri e ospedali psichiatrici. Di fatto,
la sorveglianza si estende ben oltre quegli spazi. Basta che un qualsiasi soggetto
sappia di essere osservato, per interiorizzare delle regole e autocontrollarsi.
Tra le ragioni
per cui trovo interessante l’analisi dell’autore vi sono le sue implicazioni
attuali; ognuno di noi è in balia di un dilagante panoptismo: siamo tracciati
da app di ogni tipo, internet, transazioni bancarie online, dispositivi
sanitari, telecamere e, soprattutto, dai social media… il “Grande Fratello” per
eccellenza.
Di conseguenza,
viene spontaneo chiedersi quali siano i limiti a cui le autorità dovrebbero
attenersi nell’osservazione degli individui. Dalla prevenzione del crimine alla
sorveglianza pervasiva e manipolatrice, il passo è breve. Nonostante viviamo in
società che si definiscono libere, la rivendicazione della propria unicità
richiede ancora oggi un grande atto di coraggio. Chi stabilisce i parametri
della normalità e della devianza? Quali strumenti adotta il potere per
influenzare le coscienze, fino a spingere le persone ad autocensurarsi e a
comportarsi come se fossero sempre sotto osservazione?
E forse è proprio questo il punto più inquietante: il potere non ha più bisogno di mostrare i muscoli. Basta che ognuno di noi senta su di sé lo sguardo invisibile della torre.
"Non tutte le prigioni hanno le sbarre: ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere, perché non sappiamo di esserne prigionieri". Henri Laborit
Versione in tedesco / Deutsche Version
MICHEL FOUCAULT
ÜBERWACHEN UND STRAFEN
Warum dieses Buch und warum gerade jetzt
Ich habe beschlossen, Überwachen und Strafen zu lesen, nachdem ich ein Gefängnis besucht und Familien von Inhaftierten kennengelernt habe. Die Auseinandersetzung mit dem Strafsystem hat mich dazu gebracht, viele Fragen zu stellen. In einem Gespräch über Haft und soziale Ausgrenzung haben mein Gesprächspartner und ich unseren Blick auf alle Arten von Institutionen erweitert, in denen Regeln, Verbote oder Disziplin herrschen. Wir fragten uns: Gibt es wirklich Freiheit? Gibt es wirklich
Gleichheit? Können wir sicher sein, dass in jeder öffentlichen Einrichtung Arme
und Reiche gleichbehandelt werden und bei Fehlverhalten dieselben Strafen
erhalten?
Gedanke um Gedanken wurde mir dieses Buch empfohlen, das jedoch widersprüchliche Gefühle in mir hervorrief.
Inhalt
Michel Foucault präsentiert ein mutiges Werk, das
Gewissheiten und Blickwinkel in Frage stellt.
Der Text beginnt mit der Beschreibung einer
brutalen Hinrichtung auf einem öffentlichen Platz gegen Ende des 18.
Jahrhunderts. Das Justizsystem wollte nicht nur den Verurteilten bestrafen,
sondern auch die Gesellschaft erziehen. Das öffentliche Hängen oder Enthaupten
erzeugte Entsetzen, Angst und sollte jeden warnen, der das Gesetz brechen
wollte.
Später ändert der Staat seine Strategie und übt
seine Macht auf raffiniertere Weise aus. Nicht, weil das Leben plötzlich mehr
wertgeschätzt wird, noch weil die Guillotine oder die Giftspritze sanfter sind
als das Rad: Obwohl der physische Körper weiterhin vollständig der Macht
unterworfen ist und das Staatswesen nach Belieben über ihn verfügen kann,
werden die übermäßigen Strafen gemildert.
« […] das Volk,
das zu einer Schau angezogen wird, die es erschrecken soll, kann die Ablehnung
der Strafmacht stärken und manchmal sogar zum Aufstand führen. Eine als
ungerecht empfundene Hinrichtung verhindern, einen Verurteilten dem Henker
entreißen …»
Wenn Zuschauer beginnen, Mitleid mit dem Verurteilten zu empfinden, sorgt die Staatsmacht dafür, dass die Bürger die Regeln respektieren und im Alltag Disziplin halten. Statt gewalttätiger, spektakulärer Bestrafungen kommt eine schlaue, ständige Überwachung zum Einsatz. Tatsächlich werden alle öffentlichen Institutionen zu Kontrollinstrumenten: Schulen, Kasernen, Krankenhäuser, Fabriken, Arbeitsplätze und Gefängnisse sind Orte, an denen Menschen und ihr Verhalten beobachtet werden.
Kommentar
«Die
Gesellschaft als Ganzes wird zu einem großen Disziplinarsystem, das gehorsame
Körper und trainierte Köpfe produziert.»
Nach Foucault erzieht und formt der Staat die
Bevölkerung so, dass sie einen ungeschriebenen Verhaltenskodex übernimmt. Schon
in der Schule lernen Kinder, Regeln zu befolgen, still zu sitzen und sich
anzupassen. Kasernen, Krankenhäuser und Fabriken wiederholen diesen
Standardisierungsprozess und produzieren verlässliche Arbeiter, vorbildliche
Schüler und effiziente Angestellte – kurz: „gehorsame Körper“, die produktiv
und kontrollierbar sind.
« Le corps est un corps docile qui peut
être soumis, utilisé, transformé et perfectionné.»
(Der Körper ist ein gehorsamer Körper, der
unterworfen, benutzt, verändert und verbessert werden kann.)
Meine Kritik betrifft die Notwendigkeit einer
Ordnung, die das Zusammenleben möglich macht. Ohne grundlegende Prinzipien wie
gegenseitigen Respekt und die Einhaltung von Regeln würde die Gesellschaft
zerfallen. Dennoch zeigt Foucault die feine Grenze zwischen notwendigen Regeln
und einem viel umfassenderen System, das unter dem Deckmantel sozialer
Kontrolle die Individualität erstickt und Menschen zu „gehorsamen Körpern“
macht.
Durch von oben auferlegte Strukturen verleugnet der Staat Einzigartigkeit und das Recht auf individuelle Ausdrucksformen. Wer sich nicht anpasst, wird schnell als anders, abweichend, gefährlich abgestempelt.
DAS PANOPTIKON
Für mich der spannendste und aktuellste Teil des
Buches.
Der Architekt Jeremy Bentham entwarf 1791 das
Panoptikon (griechisch pan: alles, optikon: sehen). Es war ein Gefängnis mit
einem runden Turm in der Mitte. Von dort aus konnte der Wächter die Gefangenen
beobachten, während diese, wissend, ständig überwacht zu werden, ihn nicht
sehen konnten.
Dieses Modell inspirierte die Baupläne von
Gefängnissen und psychiatrischen Kliniken. Die Überwachung reicht aber weit
darüber hinaus. Es genügt, dass jemand weiß, dass er beobachtet wird, um sich
selbst zu kontrollieren und Regeln einzuhalten.
Was ich an Foucaults Analyse spannend finde, sind
die heutigen Auswirkungen: Wir alle sind einem umfassenden Panoptismus
ausgesetzt: wir werden von Apps, dem Internet, Online-Banking,
Gesundheitsgeräten, Kameras und vor allem den sozialen Medien überwacht… dem “Big
Brother schlechthin.
Daher stellt sich die Frage, wie weit die
Überwachung gehen darf. Von der Verbrechensverhütung bis zur allumfassenden und
manipulativen Kontrolle ist es nur ein kleiner Schritt. Obwohl wir in freien
Gesellschaften leben, braucht es heute noch großen Mut, die eigene
Individualität zu behaupten. Wer entscheidet, was normal und was abweichend
ist? Welche Mittel nutzt die Macht, um Gedanken zu beeinflussen, Menschen zur
Selbstzensur zu bringen und sie dazu zu bringen, sich zu verhalten, als würden
sie ständig beobachtet?
Vielleicht ist das der beängstigendste Punkt: Die
Macht muss nicht mehr offen zeigen, dass sie da ist. Es reicht, wenn wir den
unsichtbaren Blick des Turms spüren.
„Nicht alle Gefängnisse haben Gitterstäbe: Es gibt viele andere, weniger offensichtliche, aus denen es schwer ist zu entkommen, weil wir nicht wissen, dass wir Gefangene sind.“
Henri Laborit
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