mercoledì, agosto 27, 2025

DI MADRE IN FIGLIA di Concita De Gregorio

 


“Bisogna mantenere il sorriso, vivere ancora e ancora. Vendicarsi con la vita vivendo.”

Ho scelto di leggere questo libro, dopo aver avuto la gioia di assistere alla sua presentazione, direttamente dall’autrice. Donna straordinariamente carismatica, così autentica e accessibile che, non appena dice qualcosa, se ne resta stregati: fissi e fermi, incantati da voce, parole e significati.

La storia

Marilù, Angela e Adè sono rispettivamente nonna, figlia e nipote adolescente. Quando la giovane deve passare le ferie con una nonna che a malapena conosce, emergono tensioni e incomprensioni profonde. L’intero bagaglio emotivo di detti, non detti e detti male finalmente viene aperto. Dallo scontro tra donne di tre diverse generazioni si genera uno scambio e, inevitabilmente, una comune crescita.

Da leggere perché

personaggi sono forti e complessi, in particolare la nonna e la nipote sono due meravigliose antagoniste. La narrazione avvince, scuotendo il lettore. Ci sono delle figure che ci verrebbe naturale rincorrere nelle pagine del racconto per dire: “Ma cosa stai facendo?”

Per esempio, Marilù. Marilù non è per tutti. Nella prima parte del romanzo è irritante: irraggiungibile, con felina indipendenza se ne frega dei bisogni e delle opinioni altrui. Madre giovanissima, totalmente priva di attitudine materna, si concede qualsiasi esperienza, in nome di una libertà che vale solo per lei.  Malgrado ciò, alla rabbia subentra la comprensione. Del resto, questa è la fortuna dei forti, dei forti veri, che appena abbassano la maschera, subito fanno tenerezza. Ed è proprio rivelandosi fragile, che questa donna diventa una persona diversa. Certamente l’empatia non è una sua peculiarità ma finché c’è vita e una qualche traccia d’amore, niente è davvero irreversibile.

“Dammi un appuntamento, dimmi un luogo. Dimmi, ragazzina che non hai visto i miei film e io non ho visto i tuoi, che non hai sentito la mia musica e io non so la tua, che tua madre ci unisce e ci separa. Di cosa parliamo? Dammi un ponte, anche rotto … un ponte da saltare prendendo la rincorsa. Provo. Non lo so se so saltare ancora, è passato tanto tempo, ma ci provo. Si. Vengo a fare una cosa con te.”

Ed è proprio la più piccola delle tre a compiere l’impresa di rompere con gli schemi. Adelaide, pur vivendo una condizione di fragilità, mette da parte se stessa per comprendere gli altri, cosa che gli adulti non sanno fare. Si interessa alle vicende passate e presenti, le mette in relazione e si sforza di decifrare l’universo nascosto di Marilù. Va a fondo e riesce a negoziare, gettando finalmente il ponte di cui la nonna ha bisogno per incontrarla.

Nonostante la complessità delle relazioni, in quel reciproco avvicinarsi, i tempi delle generazioni si sfiorano e ciascuna delle protagoniste accetta di imparare qualcosa dall’altra. 

Tra gioventù e maturità, tra presente e passato, qualcosa passa e le cambia per sempre.

“La luce è accesa, non hai messo le tende, tu odi le tende, la tua casa è senza tende. Siete in cucina? Si, in cucina. Cosa fate, ballate? Ridete. Aspetta fammi vedere meglio. Cosa state facendo? Perché ridete, di cosa? State cucinando … Non ti ho mai vista cucinare, tu cucini? Non me ne ero mai accorta. Eh, bisogna stare attenti, bisogna accorgersi delle cose. Delle persone quando cambiano.”


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