“Bisogna mantenere il sorriso, vivere ancora e ancora. Vendicarsi con la vita vivendo.”
Ho scelto di leggere
questo libro, dopo aver avuto la gioia di assistere alla sua presentazione,
direttamente dall’autrice. Donna straordinariamente carismatica, così autentica
e accessibile che, non appena dice qualcosa, se ne resta stregati: fissi e fermi,
incantati da voce, parole e significati.
La storia
Marilù, Angela e Adè
sono rispettivamente nonna, figlia e nipote adolescente. Quando la giovane deve
passare le ferie con una nonna che a malapena conosce, emergono tensioni e
incomprensioni profonde. L’intero bagaglio emotivo di detti, non detti e detti
male finalmente viene aperto. Dallo scontro tra donne di tre
diverse generazioni si genera uno scambio e, inevitabilmente,
una comune crescita.
Da leggere perché …
I personaggi sono forti e
complessi, in particolare la nonna e la nipote sono due meravigliose
antagoniste. La narrazione avvince, scuotendo il lettore. Ci sono delle figure
che ci verrebbe naturale rincorrere nelle pagine del racconto per dire: “Ma
cosa stai facendo?”
Per esempio, Marilù.
Marilù non è per tutti. Nella prima parte del romanzo è irritante:
irraggiungibile, con felina indipendenza se ne frega dei
bisogni e delle opinioni altrui. Madre giovanissima, totalmente priva di
attitudine materna, si concede qualsiasi esperienza, in nome di una libertà che
vale solo per lei. Malgrado ciò, alla rabbia subentra la
comprensione. Del resto, questa è la fortuna dei forti, dei forti veri, che
appena abbassano la maschera, subito fanno tenerezza. Ed è proprio rivelandosi
fragile, che questa donna diventa una persona diversa. Certamente l’empatia non
è una sua peculiarità ma finché c’è vita e una qualche traccia d’amore, niente
è davvero irreversibile.
“Dammi
un appuntamento, dimmi un luogo. Dimmi, ragazzina che non hai visto i miei film
e io non ho visto i tuoi, che non hai sentito la mia musica e io non so la tua,
che tua madre ci unisce e ci separa. Di cosa parliamo? Dammi un ponte, anche
rotto … un ponte da saltare prendendo la rincorsa. Provo. Non lo so se so
saltare ancora, è passato tanto tempo, ma ci provo. Si. Vengo a fare una cosa
con te.”
Ed è proprio la più piccola
delle tre a compiere l’impresa di rompere con gli schemi. Adelaide, pur vivendo
una condizione di fragilità, mette da parte se stessa per comprendere gli
altri, cosa che gli adulti non sanno fare. Si interessa alle vicende passate e
presenti, le mette in relazione e si sforza di decifrare l’universo nascosto di
Marilù. Va a fondo e riesce a negoziare, gettando finalmente il ponte di cui la
nonna ha bisogno per incontrarla.
Nonostante la
complessità delle relazioni, in quel reciproco avvicinarsi, i tempi delle
generazioni si sfiorano e ciascuna delle protagoniste accetta di imparare
qualcosa dall’altra.
Tra gioventù e maturità,
tra presente e passato, qualcosa passa e le cambia per sempre.
“La
luce è accesa, non hai messo le tende, tu odi le tende, la tua casa è senza
tende. Siete in cucina? Si, in cucina. Cosa fate, ballate? Ridete. Aspetta
fammi vedere meglio. Cosa state facendo? Perché ridete, di cosa? State
cucinando … Non ti ho mai vista cucinare, tu cucini? Non me ne ero mai accorta.
Eh, bisogna stare attenti, bisogna accorgersi delle cose. Delle persone quando
cambiano.”

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