Care lettrici e cari lettori, da ora in poi
sotto ogni post troverete anche una traduzione in tedesco.
Liebe Leserinnen und Leser, ab sofort gibt es zu jedem Beitrag auch
eine deutsche Übersetzung.
Jane Austen è senza ombra di dubbio la scrittrice che, in
questo momento, più ammiro e più mi affascina.
Orgoglio e pregiudizio fu pubblicato nel 1813. Eppure, al
di là del tempo e di tutto quello che da allora la storia ha attraversato, lei
giunge a noi e con mirabile efficacia ci comunica cose. Se fosse stata uomo,
sarebbe nata nelle vesti di Cirano. Perché la sua penna è un fioretto elegante che
“non perdona e tocca”.
Attraverso le sorti narrative dei suoi personaggi, la
Austen denuncia con vigore tutto ciò che della società la disturba e da cui si
dissocia.
ʺIl patrimonio del signor Bennet consisteva
quasi interamente in una proprietà da due mila sterline l’anno, che
sfortunatamente per le sue figlie, era stata lasciata in eredità con vincolo
inalienabile, in mancanza di eredi maschi a un lontano parenteʺ.
Avrebbe potuto dire che il destino delle donne agiate era
quello di imparare a suonare il piano, coltivare la lettura, ricamare, sposarsi
e fare dei figli. Invece il suo talento ci descrive una madre che, bramosa di
far maritare le proprie ragazze e garantire loro un futuro, non esita ad
esporle come merce dinnanzi al miglior partito disponibile.
“…Mrs. Bennet sembrava incapace di
stancarsi nell'enumerare i vantaggi di quell'unione. Il fatto che lui fosse un
giovanotto affascinante, e così ricco, che abitasse ad appena tre miglia da
loro …Per di più, era una cosa molto promettente per le sue figlie minori, dato
che l'ottimo matrimonio di Jane avrebbe potuto dar loro modo di frequentare
altri uomini facoltosi […] Elizabeth tentò invano di frenare il rapido flusso
di parole della madre, o di convincerla a descrivere la sua felicità con un
tono di voce meno udibile, poiché, con inesprimibile irritazione, aveva notato
che gran parte del discorso era stato sentito da Mr. Darcy, che sedeva dalla
parte opposta rispetto a loro.”
La scrittrice traccia con la signora Bennet una delle
figure più grottesche e imbarazzanti del romanzo, seconda forse solo al
reverendo Collins.
“Il signor Collins non era un uomo sensato
e questa carenza naturale era stata ben poco compensata dall’istruzione o dai
rapporti con la società. … Sebbene avesse frequentato l’università si era
limitato a seguire i corsi obbligatori, senza trarne alcuna conoscenza utile. La
soggezione in cui il padre l'aveva cresciuto, gli aveva conferito inizialmente
una grande umiltà di modi, che però era stata poi notevolmente controbilanciata
dalla presunzione di un uomo con la testa vuota.”
Allo stesso modo i virtuosi splendono, pur con tutte le imperfezioni e comprensibili fragilità. I dialoghi tra Elizabeth e Darcy
sono delle sfide in versi, un moderno freestyle letterario in cui l’intelligenza
si eleva oltre ogni aspettativa, trascendendo la fierezza più ostinata e
le contraddizioni del contesto sociale.
«Ricordo di
avervi sentito dire una volta, Mr. Darcy, che non perdonate quasi mai, che il
vostro risentimento una volta nato è implacabile. Siete molto accorto,
immagino, nel farlo nascere.»
«Lo sono»,
disse lui con voce ferma.
«E non vi
lasciate mai accecare dal pregiudizio?»
«Spero di
no.»
«È di
particolare importanza, per quelli che non cambiano mai opinione, essere certi
di giudicare in modo appropriato fin dall'inizio.»
Questi protagonisti sono una delle coppie più note e apprezzate della letteratura. La loro creatrice ci restituisce individui nei quali ai lettori piace identificarsi. Innanzi tutto sono belli e colti, hanno entrambi personalità spiccate e il coraggio di essere se stessi. In un’epoca in cui il prestigio individuale era facilmente influenzato dall’opinione della comunità, loro beatamente se ne fregano del giudizio altrui e, nel bene e nel male, sono fedeli alla loro natura.
«Quando la cena fu conclusa, Elizabeth
ritornò immediatamente da Jane, e la signora Bingley cominciò a criticarla non
appena fu uscita dalla stanza. Sentenziò che le sue maniere erano davvero
pessime, un misto di orgoglio e di impertinenza, che non sapeva sostenere una
conversazione, non aveva stile, né gusto, né bellezza. La signora Hurst la
pensava allo stesso modo e aggiunse: “Per farla breve, non ha nessuna qualità,
tranne il fatto di essere un’eccellente camminatrice. Non dimenticherò mai la
sua comparsa questa mattina: sembrava proprio una selvaggia”.»
Lei
impetuosa e istintiva, lui riservato e razionale, caratterialmente agli antipodi,
sono fatti l’una per l’altro. Perché, oltre l’orgoglio e il pregiudizio, sono anime
profondamente affini, leali e generose, presenti, appassionate e sensibili.
Uno dei passaggi più belli del romanzo è la lettera di Darcy all’indomani del rifiuto di Elizabeth, alla quale si era appena dichiarato, affermando di amarla suo malgrado, nonostante l’imbarazzante parentela con Mrs. Bennet. Di fronte alla vivace protesta e allo scatto d’ira di Lizzy, egli sarebbe potuto sparire, serbando rancore e rabbia. Invece, pur sconvolto, si fa carico di ogni singola accusa e ogni offesa: guarda, analizza, separa il vero dal falso e sul far del giorno scrive una lunga lettera in cui si difende e, dove necessario, si scusa e si giustifica.
«Non vi allarmate, signorina, nel ricevere
questa lettera, pensando che contenga una ripetizione di quei sentimenti o il
rinnovarsi di quella proposta che la sera scorsa vi furono tanto sgraditi.
Scrivo senza nessuna intenzione di addolorarvi, né per umiliarmi ritornando su
desideri che, per il bene di entrambi, non potranno essere dimenticati mai
abbastanza presto; e avrei risparmiato lo sforzo che costa a me lo scrivere e a
voi il leggere questa lettera, se la mia coscienza non richiedesse che fosse e scritta
e letta. Vogliate dunque perdonare la libertà che mi prendo; so che il vostro
sentimento lo farà a malincuore, ma lo chiedo al vostro senso di giustizia…»
Allora mi domando,
perché il mondo non funziona così, che si possa distinguere il vero dal falso,
il giusto dall’ingiusto, e che ciascuno riconosca i propri errori e se ne scusi.
… in fondo è proprio questo il punto di svolta della storia. Mettere da parte alcune
certezze significa sì rinunciare all’orgoglio ma non per questo alla propria identità.
Leggere Jane
Austen è un esercizio di intelligenza, fa bene al cuore e ai pensieri. Se
provassimo a descrivere le persone che ci disturbano come fa lei con Mrs.
Bennet e il reverendo Collins, forse potremmo scoprire che ironia e indulgenza
sono una chiave preziosa per accedere alla leggerezza.
«La vera eleganza consiste
non nell’essere notati, ma nel farsi ricordare.»
Giorgio
Armani
Versione in tedesco / Deutsche Version
STOLZ UND VORURTEIL
Jane Austen ist ohne jeden Zweifel die Schriftstellerin, die ich im
Moment am meisten bewundere und die mich am meisten fasziniert.
Stolz und Vorurteil wurde 1813 veröffentlicht. Und doch, jenseits der Zeit und all
dessen, was die Geschichte seither durchlebt hat, erreicht sie uns noch heute
und vermittelt uns mit bewundernswerter Kraft ihre Gedanken. Wäre sie ein Mann
gewesen, wäre sie als Cyrano geboren worden. Denn ihre Feder ist ein eleganter
Degen, der ʺnicht verzeiht und trifftʺ.
Durch die Schicksale ihrer Figuren prangert Austen mit Nachdruck
alles an, was sie an der Gesellschaft stört und wovon sie sich distanziert.
ʺDas Vermögen
von Mr. Bennet bestand fast ausschließlich aus einem Gut mit einem
Jahreseinkommen von zweitausend Pfund, das – zum Unglück seiner Töchter –
mangels männlicher Erben einem entfernten Verwandten vererbt werden sollte.ʺ
Sie hätte sagen können, dass das Schicksal wohlhabender Frauen
darin bestand, Klavierspielen zu lernen, zu lesen, zu sticken, zu heiraten und
Kinder zu bekommen. Stattdessen beschreibt uns ihr Talent eine Mutter, die, begierig
darauf, ihre Töchter zu verheiraten und ihre Zukunft zu sichern, nicht zögert,
sie wie Waren dem besten verfügbaren Freier zu präsentieren.
ʺ…Mrs. Bennet schien nicht müde zu
werden, die Vorzüge dieser Verbindung aufzuzählen. Dass er ein charmant junger
Mann sei, so reich und nur drei Meilen von ihnen entfernt wohne… Zudem sei es
sehr vielversprechend für die jüngeren Töchter, da Janes glänzende Heirat ihnen
Zugang zu anderen wohlhabenden Männern verschaffen könne… Elizabeth versuchte
vergeblich, den Redeschwall ihrer Mutter zu bremsen oder sie zu überzeugen,
ihre Freude mit weniger lauter Stimme auszudrücken, denn – zu ihrem
unaussprechlichen Ärger – hatte sie bemerkt, dass Mr. Darcy, der ihnen gegenübersaß,
den größten Teil des Gesprächs mitgehört hatte.ʺ
Mit der Figur der Mrs. Bennet entwirft die Autorin eine der
groteskesten und peinlichsten Gestalten des Romans … wohl nur noch übertroffen
vom Reverend Collins.
ʺMr. Collins war
kein vernünftiger Mann, und dieser Mangel wurde weder durch Bildung noch durch
gesellschaftliche Kontakte ausgeglichen. … Obwohl er eine Universität besucht
hatte, hatte er nur die Pflichtveranstaltungen absolviert, ohne daraus
irgendeinen nützlichen Nutzen zu ziehen. Die Unterwürfigkeit, in der ihn sein
Vater erzogen hatte, hatte ihm zunächst eine große Bescheidenheit verliehen,
die jedoch bald durch den Dünkel eines einfältigen Mannes mehr als aufgehoben wurde.
ʺ
Ebenso leuchten die Tugendhaften mit all ihren Unvollkommenheiten
und verständlichen Schwächen.
Die Dialoge zwischen Elizabeth und Darcy sind wie poetische Duelle,
ein moderner literarischer Freestyle, in dem sich der Verstand über alle
Erwartungen erhebt, den Stolz übersteigt, der sie auszeichnet, und die
Widersprüche der Gesellschaft überwindet, in der sie leben.
ʺIch erinnere mich, Sie einmal
sagen gehört zu haben, Mr. Darcy, dass Sie kaum je verzeihen, dass Ihr Groll,
wenn er einmal geweckt ist, unnachgiebig bleibt. Sie wählen also wohl sehr genau, ob Sie ihn überhaupt
empfinden wollen. ʺ
ʺDas tue ichʺ,
sagte er ruhig.
ʺUnd lassen Sie sich nie vom
Vorurteil blenden?“
ʺIch hoffe
nicht.ʺ
ʺGerade die Menschen, die ihre Meinung nie ändern, müssen sicher sein, von Anfang an richtig zu urteilen.ʺ
Elizabeth und Darcy gehören zu den bekanntesten und beliebtesten
Paaren der Literatur. Ihre Schöpferin hat Figuren erschaffen, in denen sich die
Leserinnen und Leser gern wiedererkennen.
Zunächst einmal sind sie schön und gebildet, haben beide eine
starke Persönlichkeit und den Mut, sie selbst zu sein.
In einer Zeit, in der das Ansehen des Einzelnen stark vom Urteil
der Gemeinschaft abhing, kümmert es sie herzlich wenig, was andere denken: im
Guten wie im Schlechten bleiben sie sich selbst treu.
ʺAls das Abendessen beendet war, kehrte Elizabeth sofort zu Jane zurück, und Mrs. Bingley begann, sie zu kritisieren, kaum dass sie den Raum verlassen hatte. Sie urteilte, dass ihre Manieren wirklich miserabel seien, eine Mischung aus Stolz und Unverschämtheit, dass sie kein Gespräch führen könne, weder Stil noch Geschmack noch Schönheit besitze. Mrs. Hurst war derselben Meinung und fügte hinzu: 'Kurz gesagt, sie hat keinerlei Vorzüge – außer, dass sie eine ausgezeichnete Spaziergängerin ist. Ich werde ihr Auftreten heute Morgen nie vergessen: sie sah wirklich aus wie eine Wilde.'ʺ
Sie, impulsiv und instinktiv; er, zurückhaltend und rational. Charakterlich
grundverschieden, sind sie doch füreinander bestimmt. Denn jenseits von Stolz
und Vorurteil sind sie verwandte Seelen: loyal und großzügig, da für die
Menschen, die ihnen wichtig sind, leidenschaftlich und einfühlsam.
Eine der schönsten Passagen des Romans ist Darcys Brief am Tag nach
Elizabeths Zurückweisung. Gerade hatte er ihr seine Liebe gestanden, gegen
seinen eigenen Willen und dabei auch die peinliche Verwandtschaft zu Mrs.
Bennet erwähnt. Angesichts von Elizabeths heftiger Reaktion hätte er sich
einfach zurückziehen, mit Groll und Zorn, aus dem Staub machen können.
Stattdessen nimmt er, tief getroffen, jede einzelne Anschuldigung
und jede Beleidigung auf sich: Er betrachtet, prüft, trennt Wahres von
Falschem, und im Morgengrauen schreibt er einen langen Brief, in dem er sich
verteidigt und – wo nötig – entschuldigt und erklärt.
ʺSeien Sie nicht beunruhigt, Miss, wenn Sie diesen Brief erhalten, und denken Sie nicht, dass er eine Wiederholung jener Gefühle oder den erneuten Antrag enthält, der Ihnen gestern Abend so unangenehm war. Ich schreibe nicht, um Sie zu verletzen oder mich selbst zu demütigen, indem ich auf Wünsche zurückkomme, die – zu unser beider Wohl – so schnell wie möglich vergessen werden sollten. Ich hätte mir selbst die Mühe des Schreibens und Ihnen das Lesen dieses Briefes erspart, wenn mein Gewissen nicht verlangt hätte, dass er geschrieben und gelesen wird. Verzeihen Sie mir also bitte diese Freiheit – ich weiß, Ihre Gefühle werden es nur widerwillig tun –, aber ich appelliere an Ihren Gerechtigkeitssinn…ʺ
Dann frage ich mich: Warum funktioniert die Welt nicht so, dass man
Wahres vom Falschen, Gerechtes vom Ungerechten unterscheiden kann und dass
jeder seine Fehler erkennt und sich dafür entschuldigt? … das ist letztlich der
Wendepunkt der Geschichte. Einige Gewissheiten loszulassen bedeutet zwar, auf
Stolz zu verzichten aber nicht auf die eigene Identität.
Jane Austen zu lesen ist ein intellektuelles Vergnügen, es tut Herz
und Gedanken gut.
Wenn wir versuchen würden, die Menschen, die uns stören, so zu
beschreiben wie sie Mrs. Bennet und Reverend Collins darstellt, würden wir
vielleicht entdecken, dass Ironie und Nachsicht ein wertvoller Schlüssel zur
Leichtigkeit sind.
ʺWahre Eleganz besteht
nicht darin, aufzufallen, sondern in Erinnerung zu bleiben.“
Giorgio Armani
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