mercoledì, ottobre 22, 2025

MANSFIELD PARK di Jane Austen

 Care lettrici e cari lettori, sotto al post in italiano troverete anche una traduzione in tedesco.

Liebe Leserinnen und Leser, unter dem italienischen Post finden Sie auch eine deutsche Übersetzung.




Trama

Fanny Price, nata in una famiglia povera, viene accolta nella ricca dimora dei suoi zii, a Mansfield Park. Cresce timida e riconoscente, spesso messa in ombra dai cugini, ma dotata di profonda sensibilità e integrità morale.
Quando arrivano gli affascinanti fratelli Crawford, il loro fascino sconvolge gli equilibri familiari e sentimentali.

 

Commento

 

Jane Austen non delude mai.

 

Benché, sulle prime, Mansfield Park mi sembrasse troppo affollato da personaggi difficili da ricordare e la protagonista, Fanny Price, si presentasse come l’esatto opposto della mia amata Elizabeth Bennet (Orgoglio e Pregiudizio), la lettura, di pagina in pagina, mi ha conquistato.

 

Della Austen già conosciamo l’arte di distruggere con pochi versi i suoi bassi …naturalmente bassi nell’animo, non nella statura.

 

“La vostra gentilezza e pazienza non si dimenticano, la vostra instancabile pazienza nel cercare di rendergli possibile imparare la sua parte – nel cercare di offrirgli un cervello che la natura gli aveva negato, di costruire per lui una capacità di comprendere attraverso la superiorità del vostro intelletto!”


Io, che quando mi arrabbio i miei interlocutori li vorrei scuotere, che gli aprirei la testa per confermarne il vuoto… ebbene, io mi inchino dinnanzi alla classe di questa scrittrice. Lei denuncia la pochezza dei meschini e, quasi con indulgenza, ci mostra come costoro siano semplicemente ciò che sono; ci insegna che, in fondo, le anime basse non crescono, non evolvono, né si affrancano mai dalla peggiore versione di se stessi.

 

“Gli affronti della stupidità e le delusioni della passione cieca possono suscitare scarsa pietà. La punizione che lo colpì nasceva dalla sua stessa condotta.”

 

Della Austen già conosciamo il giudizio sull’epoca in cui vive: un tempo che, oltre a disattendere la crescita intellettuale del genere femminile, relega la donna al ruolo di ancella o figura ornamentale accanto a un maschio benestante. Ed è attraverso il personaggio di Lady Bertram che questa critica si esplicita in maniera sublime:

 

“All’educazione delle figlie, Lady Bertram non prestava la minima attenzione. Non aveva tempo per occupazioni del genere. Era una donna che passava le sue giornate sedendo ben vestita su un divano, intenta in lunghi lavori d’ago, di scarso uso e di nessuna bellezza, pensando più al suo cane che ai suoi figli…”

 

Lady Bertram è un personaggio di cui non ci si cura: il lettore la vede ma non la sente. Forse, in quanto prodotto del proprio tempo, riceve in cambio la stessa indifferenza di cui il suo tempo la fa oggetto.

 

In questo romanzo, più che negli altri, mi colpisce l’attitudine a scavare nella psicologia dei personaggi, dando vita a pagine di profonda analisi.

Le figure che più evolvono all’interno della storia sono quelle che riflettono prima su se stesse e poi sugli altri.

 

Fanny Price, apparentemente remissiva e sottomessa, fiorisce con un carisma tutto particolare. Rivela il fascino misterioso di chi non cerca la visibilità e, contro i propri interessi, pur di restare fedele al proprio sentire, respinge le soluzioni più facili e comode. I suoi pensieri rivelano una donna fiera e tenace, pronta al sacrificio.

 

Così come la scrittrice illumina i difetti e le imperfezioni dei suoi personaggi, allo stesso modo ne porta in alto le virtù.

 

Fanny splende di luce lunare. La sua bellezza è fatta di ombre, di silenzi e di discrezione. Con il suo agire rivela una straordinaria forza morale.

Nonostante la fatica di vivere all’interno di un sogno impossibile, lei non vi rinuncia. Come tutti, anche lei non può allontanarsi dalla sua natura: non può fare diversamente.

 

Il bello della faccenda è che, quando a seguire la propria indole sono i virtuosi, allora cambia il corso della storia.

 

“Ogni cosa era amica, o portava i suoi pensieri a un amico; e anche se c'era stata spesso molta sofferenza per lei... anche se i suoi moventi erano stati spesso fraintesi, i suoi sentimenti ignorati, e la sua comprensione sottovalutata; anche se aveva conosciuto i tormenti inflitti dalla prepotenza, dal ridicolo e dall'abbandono, tuttavia quasi ognuna di queste afflizioni aveva lasciato dietro di sé qualcosa di consolante.”

 

Jane Austen ci insegna a riconoscere gli stupidi, a comprendere che non si può offrire un cervello che la natura ha negato… e la storia attuale ci offre numerosi esempi.

Però, ci dice anche che vale la pena essere coerenti e continuare a marciare a testa bassa verso i nostri obiettivi, anche nelle peggiori condizioni, anche quando tutto sembra perso.

Finché ci si crede, quella è la direzione.

 

“Quando guardo fuori in una notte come questa, sento che non ci possono essere né cattiveria né dolore nel mondo; e certamente ci sarebbe meno dell'uno e dell'altro se gli uomini sentissero di più la sublimità della natura, e si lasciassero maggiormente trasportare al di sopra di loro stessi contemplando una scena come questa.”




Lieber Leser 

folgt unten die Übersetzung meines deutschen Beitrags


MANSFIELD PARK

Inhalt

Fanny Price, in einer armen Familie geboren, wird in das reiche Haus ihrer Onkel in Mansfield Park aufgenommen. Sie wächst schüchtern und dankbar auf, oft von ihren Cousins in den Schatten gestellt, besitzt jedoch eine tiefe Sensibilität und moralische Integrität. Als die charmanten Geschwister Crawford ankommen, erschüttert ihr Charme die familiären und emotionalen Gleichgewichte.

 

Kommentar

 

Jane Austen enttäuscht nie.

 

Obwohl mir Mansfield Park anfangs zu überfüllt mit schwer merkbaren Figuren erschien und die Protagonistin Fanny Price genau das Gegenteil meiner geliebten Elizabeth Bennet (Stolz und Vorurteil) zu sein schien, gewann mich die Lektüre Seite für Seite.

 

Von Austen kennen wir bereits die Kunst, ihre niederen Seelen … natürlich klein im Inneren, nicht in der Statur … mit wenigen Worten zu entlarven.

 

«Eure Freundlichkeit und Geduld werden nicht vergessen, eure unermüdliche Geduld, ihm zu ermöglichen, seine Rolle zu lernen – indem ihr ihm ein Gehirn anbietet, das die Natur ihm verweigert hat, und ihm die Fähigkeit vermittelt, durch die Überlegenheit eures Verstandes zu verstehen!»

 

Ich, die, wenn ich wütend werde, es vorziehen würde, meine Gesprächspartner zu schütteln, ihnen den Kopf zu öffnen, um die Leere zu bestätigen... Nun, ich verneige mich vor der Klasse dieser Schriftstellerin. Sie deckt die Kleinlichkeit der Menschen auf und zeigt uns, fast milde, wie sie einfach das sind, was sie sind; sie lehrt uns, dass die niederen Seelen nicht wachsen, sich nicht entwickeln und niemals von der schlechtesten Version ihrer selbst loskommen.

 

«Die Zumutungen der Dummheit und die Enttäuschungen blinder Leidenschaft können nur wenig Mitleid erregen. Die Strafe, die ihn traf, entstand aus seinem eigenen Verhalten.»

 

Von Austen kennen wir bereits ihr Urteil über die Epoche, in der sie lebte: eine Zeit, die nicht nur das intellektuelle Wachstum des weiblichen Geschlechts behindert, sondern die Frau auch auf die Rolle einer dekorativen Figur neben einem wohlhabenden Mann beschränkt.

Und durch die Figur der Lady Bertram entfaltet sich diese Kritik auf sublime Weise:

«Auf die Erziehung ihrer Töchter legte Lady Bertram keinerlei Aufmerksamkeit. Sie hatte keine Zeit für solche Beschäftigungen. Es war eine Frau, die ihre Tage damit verbrachte, wohlbekleidet auf einem Sofa zu sitzen, in lange Näharbeiten vertieft, die wenig nützlich und ohne Schönheit waren, und mehr an ihren Hund dachte als an ihre Kinder…»

 

Lady Bertram ist eine Figur, um die man sich nicht kümmert: Der Leser sieht sie, aber er spürt sie nicht. Vielleicht, als Produkt ihrer Zeit, erfährt sie die gleiche Gleichgültigkeit, die ihre Zeit ihr entgegenbringt.

 

In diesem Roman beeindruckt mich mehr als in anderen die Fähigkeit, tief in die Psychologie der Figuren einzutauchen und Seiten voller Analysen zu schaffen.

Die Figuren, die sich innerhalb der Geschichte am meisten entwickeln, sind diejenigen, die zunächst über sich selbst und dann über andere nachdenken.

 

Fanny Price, scheinbar unterwürfig und zurückhaltend, erblüht mit einem ganz besonderen Charisma.

Sie offenbart den geheimnisvollen Reiz jener, die nicht nach Sichtbarkeit streben und, entgegen ihren eigenen Interessen, aus Loyalität zu ihrem inneren Empfinden die einfachsten und bequemsten Lösungen ablehnen.

Ihre Gedanken zeigen eine stolze und entschlossene Frau, bereit zu opfern.

 

So wie die Schriftstellerin die Fehler und Unvollkommenheiten ihrer Figuren beleuchtet, hebt sie ebenso deren Tugenden hervor.

 

Fanny strahlt im Mondlicht.

Ihre Schönheit besteht aus Schatten, Stille und Zurückhaltung.

Durch ihr Handeln offenbart sie eine aussergewöhnliche moralische Stärke.

Trotz der Mühsal, in einem unmöglichen Traum zu leben, gibt sie nicht auf.

Wie alle kann auch sie nicht von ihrer Natur abweichen: Sie kann nicht anders.

 

Das Schöne daran ist, dass, wenn die Tugendhaften ihrer eigenen Natur folgen, sie den Lauf der Geschichte verändern.

 

«Alles war ein Freund, oder trug ihre Gedanken zu einem Freund; und selbst wenn sie oft viel Leid erfahren hatte… selbst wenn ihre Beweggründe oft missverstanden wurden, ihre Gefühle ignoriert und ihr Verständnis unterschätzt… selbst wenn sie die Qualen der Willkür, des Spotts und des Verlassens erfahren hatte, hinterliess fast jede dieser Leiden etwas Tröstliches.»

 

Jane Austen lehrt uns, die Dummen zu erkennen, zu verstehen, dass man niemandem ein Gehirn geben kann, das die Natur ihm verweigert hat…

und die heutige Geschichte bietet zahlreiche Beispiele.

Aber sie zeigt uns auch, dass es sich lohnt, konsequent zu bleiben und mit gesenktem Kopf auf unsere Ziele zuzugehen, selbst unter den schlimmsten Bedingungen, selbst wenn alles verloren scheint.

Solange man daran glaubt, ist das der richtige Weg.

 

«Wenn ich in einer Nacht wie dieser hinausschaue, habe ich das Gefühl, dass es weder Bosheit noch Schmerz auf der Welt geben kann; und sicherlich gäbe es weniger von beidem, wenn die Menschen die Erhabenheit der Natur stärker fühlen würden und sich beim Betrachten einer solchen Szene mehr über sich selbst erheben liessen.»

martedì, settembre 23, 2025

TUTTO IL BELLO CHE CI ASPETTA di L. Gentile


Quando tutto intorno a te pare grigio e smorto, se guardi bene c’è sempre qualcosa, magari di piccolo, che invece brilla, e non bisogna permettere che passi inosservato.

TRAMA

Selene, una donna trentacinquenne, lascia improvvisamente Milano con tutti i problemi che lì la opprimono. Una sera, d’impulso, abbandona la pizza sul tavolo della cucina, afferra le chiavi della macchina, chiude la porta e parte. Lascia tutto com’è, per raggiungere l’unico luogo che per lei sia stato davvero casa: un borgo nel cuore della Puglia. Qui, con gioiosa lentezza, accadono cose; una lunga serie di incontri e riflessioni portano la donna a cambiare il proprio sguardo e a riscoprire il valore delle cose semplici.

COMMENTO 

Il bello di questa lettura sta nel proprio flusso. All’inizio, la storia procede al rallentatore perché la sua protagonista è ferma: incapace di reagire a una routine che non la rappresenta e che lei neppure avrebbe scelto, appare esitante, passiva, prigioniera delle proprie insicurezze.

"Qual è stato il vostro ultimo giorno felice?"

Improvvisamente, Selene realizza che c’è un luogo geografico, uno spazio felice appeso ai ricordi dell’adolescenza, che la sta aspettando. Ed ecco la svolta che dà nuova linfa alla narrazione.

Dal momento in cui la macchina vira verso il sud, il racconto prende ritmo e avvince.

Il soggiorno in Puglia non è una vacanza e neppure una fuga. È piuttosto una presa di coscienza. Come se per andare avanti fosse necessario prendere le distanze, guardando le cose da una prospettiva diversa.

Confrontarsi con i luoghi e le persone che li hanno abitati significa ritrovare la forza per costruire un presente diverso e più autentico.

E forse è questo il messaggio più semplice e luminoso del libro: per andare avanti, a volte, dobbiamo tornare dove siamo stati felici, per ricordarci chi siamo davvero.

"Non smetteremo di esplorare, e la fine di tutte le nostre esplorazioni sarà arrivare dove siamo partiti e conoscere quel luogo per la prima volta." 
T.S. Eliot


Liebe Leserinnen und liebe Leser,
hier folgt die Übersetzung meines Blogposts ins Deutsche

Alles Schöne, das auf uns wartet

"Wenn alles um dich herum grau und leblos wirkt, gibt es, wenn man genau hinschaut, immer etwas vielleicht nur Kleines, das glänzt. Und man sollte nicht zulassen, dass es unbeachtet bleibt."

Handlung

Selene, eine dreißigjährige Frau, verlässt plötzlich Mailand, gefangen in den alltäglichen Problemen, die sie dort bedrücken. Eines Abends, spontan, lässt sie die Pizza auf dem Küchentisch zurück, greift nach den Autoschlüsseln, schließt die Tür und fährt los. Sie lässt alles hinter sich, um den einen Ort zu erreichen, der für sie jemals wirklich Zuhause war: ein Dorf im Herzen Apuliens. Dort geschehen Dinge; eine Reihe von Begegnungen und nachdenklichen Momenten führen dazu, dass Selene ihre Sicht auf das Leben verändert und den Wert der einfachen Dinge wiederentdeckt.

Kommentar

Das Besondere an dieser Lektüre liegt in ihrem natürlichen Fluss. Am Anfang wirkt die Geschichte ruhig, denn die Protagonistin steht still: unfähig, auf eine Routine zu reagieren, die sie nicht erfüllt und die sie selbst nie gewählt hätte, erscheint sie zögerlich, passiv und gefangen in ihren eigenen Unsicherheiten.

Wann war euer letzter glücklicher Tag?”

Plötzlich wird Selene bewusst, dass es einen Ort gibt, einen glücklichen Raum, der in den Erinnerungen ihrer Jugend verankert ist und auf sie wartet. Genau hier beginnt die Wende, die der Erzählung neue Lebendigkeit verleiht.

Als das Auto in den Süden fährt, gewinnt die Geschichte an Tempo und fesselt den Leser.

Der Aufenthalt in Apulien ist weder Urlaub noch Flucht. Vielmehr ist es eine Reise zu sich selbst. Um voranzukommen, muss man manchmal Abstand gewinnen und die Dinge aus einer neuen Perspektive betrachten.

Die Auseinandersetzung mit Orten und Menschen, die dort gelebt haben, gibt die Kraft, eine Gegenwart zu gestalten, die authentischer und wahrhaftiger ist.

Vielleicht ist dies die einfachste und leuchtendste Botschaft des Buches: Um voranzukommen, müssen wir manchmal dorthin zurückkehren, wo wir glücklich waren, um uns daran zu erinnern, wer wir wirklich sind.

Wir werden das Erkunden nicht aufhören, und das Ende aller unserer Erkundungen wird es sein, dorthin zurückzukehren, wo wir begonnen haben, und diesen Ort zum ersten Mal zu erkennen.”
– T.S. Eliot


mercoledì, agosto 27, 2025

DI MADRE IN FIGLIA di Concita De Gregorio

 


“Bisogna mantenere il sorriso, vivere ancora e ancora. Vendicarsi con la vita vivendo.”

Ho scelto di leggere questo libro, dopo aver avuto la gioia di assistere alla sua presentazione, direttamente dall’autrice. Donna straordinariamente carismatica, così autentica e accessibile che, non appena dice qualcosa, se ne resta stregati: fissi e fermi, incantati da voce, parole e significati.

La storia

Marilù, Angela e Adè sono rispettivamente nonna, figlia e nipote adolescente. Quando la giovane deve passare le ferie con una nonna che a malapena conosce, emergono tensioni e incomprensioni profonde. L’intero bagaglio emotivo di detti, non detti e detti male finalmente viene aperto. Dallo scontro tra donne di tre diverse generazioni si genera uno scambio e, inevitabilmente, una comune crescita.

Da leggere perché

personaggi sono forti e complessi, in particolare la nonna e la nipote sono due meravigliose antagoniste. La narrazione avvince, scuotendo il lettore. Ci sono delle figure che ci verrebbe naturale rincorrere nelle pagine del racconto per dire: “Ma cosa stai facendo?”

Per esempio, Marilù. Marilù non è per tutti. Nella prima parte del romanzo è irritante: irraggiungibile, con felina indipendenza se ne frega dei bisogni e delle opinioni altrui. Madre giovanissima, totalmente priva di attitudine materna, si concede qualsiasi esperienza, in nome di una libertà che vale solo per lei.  Malgrado ciò, alla rabbia subentra la comprensione. Del resto, questa è la fortuna dei forti, dei forti veri, che appena abbassano la maschera, subito fanno tenerezza. Ed è proprio rivelandosi fragile, che questa donna diventa una persona diversa. Certamente l’empatia non è una sua peculiarità ma finché c’è vita e una qualche traccia d’amore, niente è davvero irreversibile.

“Dammi un appuntamento, dimmi un luogo. Dimmi, ragazzina che non hai visto i miei film e io non ho visto i tuoi, che non hai sentito la mia musica e io non so la tua, che tua madre ci unisce e ci separa. Di cosa parliamo? Dammi un ponte, anche rotto … un ponte da saltare prendendo la rincorsa. Provo. Non lo so se so saltare ancora, è passato tanto tempo, ma ci provo. Si. Vengo a fare una cosa con te.”

Ed è proprio la più piccola delle tre a compiere l’impresa di rompere con gli schemi. Adelaide, pur vivendo una condizione di fragilità, mette da parte se stessa per comprendere gli altri, cosa che gli adulti non sanno fare. Si interessa alle vicende passate e presenti, le mette in relazione e si sforza di decifrare l’universo nascosto di Marilù. Va a fondo e riesce a negoziare, gettando finalmente il ponte di cui la nonna ha bisogno per incontrarla.

Nonostante la complessità delle relazioni, in quel reciproco avvicinarsi, i tempi delle generazioni si sfiorano e ciascuna delle protagoniste accetta di imparare qualcosa dall’altra. 

Tra gioventù e maturità, tra presente e passato, qualcosa passa e le cambia per sempre.

“La luce è accesa, non hai messo le tende, tu odi le tende, la tua casa è senza tende. Siete in cucina? Si, in cucina. Cosa fate, ballate? Ridete. Aspetta fammi vedere meglio. Cosa state facendo? Perché ridete, di cosa? State cucinando … Non ti ho mai vista cucinare, tu cucini? Non me ne ero mai accorta. Eh, bisogna stare attenti, bisogna accorgersi delle cose. Delle persone quando cambiano.”


giovedì, agosto 07, 2025

LA PICCOLA BOTTEGA DELLE ERBE di Francesca Costenaro

 

È il primo romanzo di una scrittrice davvero promettente: un esordio che merita attenzione.

Ambientato nella Londra di fine Ottocento, il libro si apre con la descrizione suggestiva di una serra, all’interno della villa di un ricco mercante inglese. È attorno alle piante e ai loro poteri che prende forma il cammino di sua figlia Sofia e degli affetti che la accompagnano.

Diversi elementi animano la vicenda: il ricorso alla medicina naturale, il fascino di un’antica erboristeria, la ricerca della verità, il coraggio di uscire dagli schemi e di superare i limiti imposti dalle dinamiche sociali e familiari.

La giovane protagonista, come alcune figure femminili della letteratura inglese del XIX secolo, compie un percorso di crescita possibile solo opponendosi alle convenzioni della propria epoca.

Sulla scia di un profumo o alla vista di un fiore, il nostro inconscio si mette in moto, connettendosi a mondi sommersi, passati e presenti.

La lettura accelera e decolla proprio quando Sofia inizia a cercare le proprie origini. Chiunque non sappia da dove venga, o cosa sia accaduto nel momento in cui è stato generato, vive un’esistenza inquieta, alla ricerca dei propri pezzi mancanti. Ed è soprattutto la ricomposizione del mosaico interiore della protagonista a rendere la narrazione coinvolgente e profonda.

Se questo libro fosse un profumo, avrebbe l’aroma gentile delle erbe essiccate.

Se fosse un colore, sarebbe quello della giungla.

Se fosse un luogo, sarebbe un laghetto remoto coperto da fiori di loto.

Se fosse un altrove, sarebbe l’Oriente.

Se fosse persona, sarebbe una donna.

ʺ...la donna invece ama, ama con tutto il cuore, prima di tutto la creatura che porta in grembo, poi la terra e infine la vita. La donna è magia, è sentimento, delicatezza. La donna, in compagnia di altre donne, sa cavarsela sempre. Sopporta dolori e tragedie, sa riprendersi e ricominciare. ʺ

 

Versione in tedesco / Deutsche Version

Lieber Leser,

dieses Buch wurde im März 2025 in Italien veröffentlicht.

Soweit ich weiß, gibt es keine deutsche Ausgabe.

Der Originaltitel lautet


🌿 Der kleine Kräuterladen – Francesca Costenaro



 

Dies ist der erste Roman einer wirklich vielversprechenden Autorin: ein Debüt, das Beachtung verdient.


Der Roman spielt im London des späten 19. Jahrhunderts und beginnt mit der stimmungsvollen Beschreibung eines Gewächshauses in der Villa eines reichen englischen Kaufmanns.

Rund um die Pflanzen und ihre Kräfte entfaltet sich der Weg seiner Tochter Sofia und der Menschen, die sie begleiten.

 

Verschiedene Elemente beleben die Geschichte: die Verwendung natürlicher Heilmittel, der Zauber einer alten Kräuterapotheke, die Suche nach der Wahrheit, der Mut, aus festgefahrenen Mustern auszubrechen und die engen Grenzen familiärer und gesellschaftlicher Zwänge zu überwinden.

 

Die junge Protagonistin macht – wie einige weibliche Figuren der englischen Literatur des 18. Jahrhunderts – eine Entwicklung durch, die nur möglich ist, wenn man sich gegen die Konventionen der eigenen Zeit stellt.

 

Der Duft einer Pflanze oder der Anblick einer Blume kann unser Unterbewusstsein in Bewegung setzen und mit verborgenen Welten verbinden – aus der Vergangenheit wie aus der Gegenwart.

Der Lesefluss nimmt Fahrt auf, sobald sich Sofia auf die Suche nach ihren eigenen Wurzeln macht.

Wer nicht weiß, woher er kommt oder was in dem Moment seiner Entstehung geschehen ist, führt ein unruhiges Leben – immer auf der Suche nach den fehlenden Teilen seiner selbst.

Und genau das Zusammensetzen von Sofias innerem Mosaik macht die Erzählung so spannend und tiefgründig.

 

Wäre dieses Buch ein Duft, dann hätte es das sanfte Aroma getrockneter Kräuter.

Wäre es eine Farbe, wäre es das Grün des Dschungels.

Wäre es ein Ort, wäre es ein abgelegener Teich, bedeckt mit Lotusblüten.

Wäre es ein fernes Land, dann wäre es der Orient.

Wäre es eine Person, dann wäre es eine Frau.

 

ʺ...die Frau aber liebt – mit ganzem Herzen. Zuerst das Wesen, das sie in sich trägt, dann die Erde und schließlich das Leben. Die Frau ist Magie, Gefühl, Zartheit. In Gesellschaft anderer Frauen findet sie immer einen Weg. Sie erträgt Schmerzen und Tragödien, weiß sich zu erholen und neu zu beginnen. ʺ

mercoledì, agosto 06, 2025

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Jane Austen

Care lettrici e cari lettori, da ora in poi sotto ogni post troverete anche una traduzione in tedesco.

Liebe Leserinnen und Leser, ab sofort gibt es zu jedem Beitrag auch eine deutsche Übersetzung.


Jane Austen è senza ombra di dubbio la scrittrice che, in questo momento, più ammiro e più mi affascina.

Orgoglio e pregiudizio fu pubblicato nel 1813. Eppure, al di là del tempo e di tutto quello che da allora la storia ha attraversato, lei giunge a noi e con mirabile efficacia ci comunica cose. Se fosse stata uomo, sarebbe nata nelle vesti di Cirano. Perché la sua penna è un fioretto elegante che “non perdona e tocca”. 

Attraverso le sorti narrative dei suoi personaggi, la Austen denuncia con vigore tutto ciò che della società la disturba e da cui si dissocia.

ʺIl patrimonio del signor Bennet consisteva quasi interamente in una proprietà da due mila sterline l’anno, che sfortunatamente per le sue figlie, era stata lasciata in eredità con vincolo inalienabile, in mancanza di eredi maschi a un lontano parenteʺ.

Avrebbe potuto dire che il destino delle donne agiate era quello di imparare a suonare il piano, coltivare la lettura, ricamare, sposarsi e fare dei figli. Invece il suo talento ci descrive una madre che, bramosa di far maritare le proprie ragazze e garantire loro un futuro, non esita ad esporle come merce dinnanzi al miglior partito disponibile.

“…Mrs. Bennet sembrava incapace di stancarsi nell'enumerare i vantaggi di quell'unione. Il fatto che lui fosse un giovanotto affascinante, e così ricco, che abitasse ad appena tre miglia da loro …Per di più, era una cosa molto promettente per le sue figlie minori, dato che l'ottimo matrimonio di Jane avrebbe potuto dar loro modo di frequentare altri uomini facoltosi […] Elizabeth tentò invano di frenare il rapido flusso di parole della madre, o di convincerla a descrivere la sua felicità con un tono di voce meno udibile, poiché, con inesprimibile irritazione, aveva notato che gran parte del discorso era stato sentito da Mr. Darcy, che sedeva dalla parte opposta rispetto a loro.”

La scrittrice traccia con la signora Bennet una delle figure più grottesche e imbarazzanti del romanzo, seconda forse solo al reverendo Collins.

“Il signor Collins non era un uomo sensato e questa carenza naturale era stata ben poco compensata dall’istruzione o dai rapporti con la società. … Sebbene avesse frequentato l’università si era limitato a seguire i corsi obbligatori, senza trarne alcuna conoscenza utile. La soggezione in cui il padre l'aveva cresciuto, gli aveva conferito inizialmente una grande umiltà di modi, che però era stata poi notevolmente controbilanciata dalla presunzione di un uomo con la testa vuota.”

Allo stesso modo i virtuosi splendono, pur con tutte le imperfezioni e comprensibili fragilità. I dialoghi tra Elizabeth e Darcy sono delle sfide in versi, un moderno freestyle letterario in cui l’intelligenza si eleva oltre ogni aspettativa, trascendendo la fierezza più ostinata e le contraddizioni del contesto sociale.

«Ricordo di avervi sentito dire una volta, Mr. Darcy, che non perdonate quasi mai, che il vostro risentimento una volta nato è implacabile. Siete molto accorto, immagino, nel farlo nascere.»

«Lo sono», disse lui con voce ferma.

«E non vi lasciate mai accecare dal pregiudizio?»

«Spero di no.»

«È di particolare importanza, per quelli che non cambiano mai opinione, essere certi di giudicare in modo appropriato fin dall'inizio.»

 

Questi protagonisti sono una delle coppie più note e apprezzate della letteratura. La loro creatrice ci restituisce individui nei quali ai lettori piace identificarsi. Innanzi tutto sono belli e colti, hanno entrambi personalità spiccate e il coraggio di essere se stessi. In un’epoca in cui il prestigio individuale era facilmente influenzato dall’opinione della comunità, loro beatamente se ne fregano del giudizio altrui e, nel bene e nel male, sono fedeli alla loro natura.

«Quando la cena fu conclusa, Elizabeth ritornò immediatamente da Jane, e la signora Bingley cominciò a criticarla non appena fu uscita dalla stanza. Sentenziò che le sue maniere erano davvero pessime, un misto di orgoglio e di impertinenza, che non sapeva sostenere una conversazione, non aveva stile, né gusto, né bellezza. La signora Hurst la pensava allo stesso modo e aggiunse: “Per farla breve, non ha nessuna qualità, tranne il fatto di essere un’eccellente camminatrice. Non dimenticherò mai la sua comparsa questa mattina: sembrava proprio una selvaggia”.»

Lei impetuosa e istintiva, lui riservato e razionale, caratterialmente agli antipodi, sono fatti l’una per l’altro. Perché, oltre l’orgoglio e il pregiudizio, sono anime profondamente affini, leali e generose, presenti, appassionate e sensibili.

 

Uno dei passaggi più belli del romanzo è la lettera di Darcy all’indomani del rifiuto di Elizabeth, alla quale si era appena dichiarato, affermando di amarla suo malgrado, nonostante l’imbarazzante parentela con Mrs. Bennet. Di fronte alla vivace protesta e allo scatto d’ira di Lizzy, egli sarebbe potuto sparire, serbando rancore e rabbia. Invece, pur sconvolto, si fa carico di ogni singola accusa e ogni offesa: guarda, analizza, separa il vero dal falso e sul far del giorno scrive una lunga lettera in cui si difende e, dove necessario, si scusa e si giustifica.

«Non vi allarmate, signorina, nel ricevere questa lettera, pensando che contenga una ripetizione di quei sentimenti o il rinnovarsi di quella proposta che la sera scorsa vi furono tanto sgraditi. Scrivo senza nessuna intenzione di addolorarvi, né per umiliarmi ritornando su desideri che, per il bene di entrambi, non potranno essere dimenticati mai abbastanza presto; e avrei risparmiato lo sforzo che costa a me lo scrivere e a voi il leggere questa lettera, se la mia coscienza non richiedesse che fosse e scritta e letta. Vogliate dunque perdonare la libertà che mi prendo; so che il vostro sentimento lo farà a malincuore, ma lo chiedo al vostro senso di giustizia…»

Allora mi domando, perché il mondo non funziona così, che si possa distinguere il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto, e che ciascuno riconosca i propri errori e se ne scusi. … in fondo è proprio questo il punto di svolta della storia. Mettere da parte alcune certezze significa sì rinunciare all’orgoglio ma non per questo alla propria identità.

 

Leggere Jane Austen è un esercizio di intelligenza, fa bene al cuore e ai pensieri. Se provassimo a descrivere le persone che ci disturbano come fa lei con Mrs. Bennet e il reverendo Collins, forse potremmo scoprire che ironia e indulgenza sono una chiave preziosa per accedere alla leggerezza.

 

«La vera eleganza consiste non nell’essere notati, ma nel farsi ricordare.»

Giorgio Armani

 Versione in tedesco / Deutsche Version

STOLZ UND VORURTEIL 

Jane Austen ist ohne jeden Zweifel die Schriftstellerin, die ich im Moment am meisten bewundere und die mich am meisten fasziniert.

Stolz und Vorurteil wurde 1813 veröffentlicht. Und doch, jenseits der Zeit und all dessen, was die Geschichte seither durchlebt hat, erreicht sie uns noch heute und vermittelt uns mit bewundernswerter Kraft ihre Gedanken. Wäre sie ein Mann gewesen, wäre sie als Cyrano geboren worden. Denn ihre Feder ist ein eleganter Degen, der ʺnicht verzeiht und trifftʺ.

Durch die Schicksale ihrer Figuren prangert Austen mit Nachdruck alles an, was sie an der Gesellschaft stört und wovon sie sich distanziert.

ʺDas Vermögen von Mr. Bennet bestand fast ausschließlich aus einem Gut mit einem Jahreseinkommen von zweitausend Pfund, das – zum Unglück seiner Töchter – mangels männlicher Erben einem entfernten Verwandten vererbt werden sollte

Sie hätte sagen können, dass das Schicksal wohlhabender Frauen darin bestand, Klavierspielen zu lernen, zu lesen, zu sticken, zu heiraten und Kinder zu bekommen. Stattdessen beschreibt uns ihr Talent eine Mutter, die, begierig darauf, ihre Töchter zu verheiraten und ihre Zukunft zu sichern, nicht zögert, sie wie Waren dem besten verfügbaren Freier zu präsentieren.

ʺ…Mrs. Bennet schien nicht müde zu werden, die Vorzüge dieser Verbindung aufzuzählen. Dass er ein charmant junger Mann sei, so reich und nur drei Meilen von ihnen entfernt wohne… Zudem sei es sehr vielversprechend für die jüngeren Töchter, da Janes glänzende Heirat ihnen Zugang zu anderen wohlhabenden Männern verschaffen könne… Elizabeth versuchte vergeblich, den Redeschwall ihrer Mutter zu bremsen oder sie zu überzeugen, ihre Freude mit weniger lauter Stimme auszudrücken, denn – zu ihrem unaussprechlichen Ärger – hatte sie bemerkt, dass Mr. Darcy, der ihnen gegenübersaß, den größten Teil des Gesprächs mitgehört hatte.ʺ

Mit der Figur der Mrs. Bennet entwirft die Autorin eine der groteskesten und peinlichsten Gestalten des Romans … wohl nur noch übertroffen vom Reverend Collins.

ʺMr. Collins war kein vernünftiger Mann, und dieser Mangel wurde weder durch Bildung noch durch gesellschaftliche Kontakte ausgeglichen. … Obwohl er eine Universität besucht hatte, hatte er nur die Pflichtveranstaltungen absolviert, ohne daraus irgendeinen nützlichen Nutzen zu ziehen. Die Unterwürfigkeit, in der ihn sein Vater erzogen hatte, hatte ihm zunächst eine große Bescheidenheit verliehen, die jedoch bald durch den Dünkel eines einfältigen Mannes mehr als aufgehoben wurde. ʺ

Ebenso leuchten die Tugendhaften mit all ihren Unvollkommenheiten und verständlichen Schwächen.

Die Dialoge zwischen Elizabeth und Darcy sind wie poetische Duelle, ein moderner literarischer Freestyle, in dem sich der Verstand über alle Erwartungen erhebt, den Stolz übersteigt, der sie auszeichnet, und die Widersprüche der Gesellschaft überwindet, in der sie leben.

ʺIch erinnere mich, Sie einmal sagen gehört zu haben, Mr. Darcy, dass Sie kaum je verzeihen, dass Ihr Groll, wenn er einmal geweckt ist, unnachgiebig bleibt. Sie wählen also wohl sehr genau, ob Sie ihn überhaupt empfinden wollen. ʺ

ʺDas tue ichʺ, sagte er ruhig.

ʺUnd lassen Sie sich nie vom Vorurteil blenden?“

ʺIch hoffe nicht.ʺ

ʺGerade die Menschen, die ihre Meinung nie ändern, müssen sicher sein, von Anfang an richtig zu urteilen.ʺ

Elizabeth und Darcy gehören zu den bekanntesten und beliebtesten Paaren der Literatur. Ihre Schöpferin hat Figuren erschaffen, in denen sich die Leserinnen und Leser gern wiedererkennen.

Zunächst einmal sind sie schön und gebildet, haben beide eine starke Persönlichkeit und den Mut, sie selbst zu sein.

In einer Zeit, in der das Ansehen des Einzelnen stark vom Urteil der Gemeinschaft abhing, kümmert es sie herzlich wenig, was andere denken: im Guten wie im Schlechten bleiben sie sich selbst treu.

ʺAls das Abendessen beendet war, kehrte Elizabeth sofort zu Jane zurück, und Mrs. Bingley begann, sie zu kritisieren, kaum dass sie den Raum verlassen hatte. Sie urteilte, dass ihre Manieren wirklich miserabel seien, eine Mischung aus Stolz und Unverschämtheit, dass sie kein Gespräch führen könne, weder Stil noch Geschmack noch Schönheit besitze. Mrs. Hurst war derselben Meinung und fügte hinzu: 'Kurz gesagt, sie hat keinerlei Vorzüge – außer, dass sie eine ausgezeichnete Spaziergängerin ist. Ich werde ihr Auftreten heute Morgen nie vergessen: sie sah wirklich aus wie eine Wilde.'ʺ

Sie, impulsiv und instinktiv; er, zurückhaltend und rational. Charakterlich grundverschieden, sind sie doch füreinander bestimmt. Denn jenseits von Stolz und Vorurteil sind sie verwandte Seelen: loyal und großzügig, da für die Menschen, die ihnen wichtig sind, leidenschaftlich und einfühlsam.

Eine der schönsten Passagen des Romans ist Darcys Brief am Tag nach Elizabeths Zurückweisung. Gerade hatte er ihr seine Liebe gestanden, gegen seinen eigenen Willen und dabei auch die peinliche Verwandtschaft zu Mrs. Bennet erwähnt. Angesichts von Elizabeths heftiger Reaktion hätte er sich einfach zurückziehen, mit Groll und Zorn, aus dem Staub machen können.

Stattdessen nimmt er, tief getroffen, jede einzelne Anschuldigung und jede Beleidigung auf sich: Er betrachtet, prüft, trennt Wahres von Falschem, und im Morgengrauen schreibt er einen langen Brief, in dem er sich verteidigt und – wo nötig – entschuldigt und erklärt.

ʺSeien Sie nicht beunruhigt, Miss, wenn Sie diesen Brief erhalten, und denken Sie nicht, dass er eine Wiederholung jener Gefühle oder den erneuten Antrag enthält, der Ihnen gestern Abend so unangenehm war. Ich schreibe nicht, um Sie zu verletzen oder mich selbst zu demütigen, indem ich auf Wünsche zurückkomme, die – zu unser beider Wohl – so schnell wie möglich vergessen werden sollten. Ich hätte mir selbst die Mühe des Schreibens und Ihnen das Lesen dieses Briefes erspart, wenn mein Gewissen nicht verlangt hätte, dass er geschrieben und gelesen wird. Verzeihen Sie mir also bitte diese Freiheit – ich weiß, Ihre Gefühle werden es nur widerwillig tun –, aber ich appelliere an Ihren Gerechtigkeitssinn…ʺ

Dann frage ich mich: Warum funktioniert die Welt nicht so, dass man Wahres vom Falschen, Gerechtes vom Ungerechten unterscheiden kann und dass jeder seine Fehler erkennt und sich dafür entschuldigt? … das ist letztlich der Wendepunkt der Geschichte. Einige Gewissheiten loszulassen bedeutet zwar, auf Stolz zu verzichten aber nicht auf die eigene Identität.

Jane Austen zu lesen ist ein intellektuelles Vergnügen, es tut Herz und Gedanken gut.

Wenn wir versuchen würden, die Menschen, die uns stören, so zu beschreiben wie sie Mrs. Bennet und Reverend Collins darstellt, würden wir vielleicht entdecken, dass Ironie und Nachsicht ein wertvoller Schlüssel zur Leichtigkeit sind.

ʺWahre Eleganz besteht nicht darin, aufzufallen, sondern in Erinnerung zu bleiben.“

Giorgio Armani

 

 

MANSFIELD PARK di Jane Austen

 Care lettrici e cari lettori, sotto al post in italiano troverete anche una traduzione in tedesco. Liebe Leserinnen und Leser, unter dem it...