martedì, novembre 11, 2025

L’ABBAZIA DI NORTHANGER di Jane Austen

 


Trama

Catherine Morland, giovane ingenua e appassionata di romanzi gotici, lascia la campagna per trascorrere un periodo di vacanza a Bath con i coniugi Allen, amici dei genitori. Nella vivace cittadina conosce nuove persone e intreccia rapporti che la conducono fino all’abbazia di Northanger, residenza dei Tilney. La ragazza, proveniente dal mondo rurale e da una famiglia agiata ma semplice, offre prove ripetute della propria inesperienza. Senza astuzie né malizia impara, a proprie spese, ad andare oltre le apparenze e che non sempre il bello è anche buono.

 

UNA COMMEDIA GOTICA

La letteratura gotica si riconosce per ambientazioni cupe e labirintiche, spesso castelli o abbazie che custodiscono segreti. L’atmosfera è perennemente sospesa, carica di attese e inquietudini. “A figurare spesso nel romanzo gotico sono giovani donne rese prigioniere o soggette a ogni sorta di turba psichica, che non riuscendo a distinguere la realtà dall’immaginazione tendono a mettere in dubbio ogni dettaglio, ritrovandosi vittime delle loro stesse pulsioni”. (www.illibraio.it)

La critica riconosce a Jane Austen un’ironia acuta nei confronti di questo tipo di narrativa e il suo desiderio di invitare il pubblico a distinguere sempre fantasia e realtà. È un po’ come se oggi, dopo aver letto It di Stephen King, ci si aspettasse di vedere un clown assassino uscire da un tombino.

La scrittrice combina ambienti e personaggi in modo tale da contrappore spiritosamente la commedia all’inquietudine della narrazione gotica. L’abbazia di Northanger, con il vento notturno che sibila tra corridoi e stanze, e i suoi angoli bui e passaggi nascosti, richiama volutamente lo scenario dei romanzi gotici più cupi.

“Sordi mormorii sembravano serpeggiare lungo il corridoio. Più di una volta le si gelò il sangue per il suono di gemiti lontani…”

Al tempo stesso, Catherine è un’attrice brillante e leggera; la sua spensieratezza, unita alla lettura dei romanzi gotici, la porta a travisare fatti e intenzioni:

“Se capisco bene, lei ha definito una cosa di un tale orrore che non ho quasi parole per descriverla. Cara signorina Morland, consideri la spaventosa natura dei sospetti che ha nutrito. Come ha potuto formularli?”

Le sue paure e le sue investigazioni non sono credibili, tanto che la scrittrice stessa, presentandole, sorride compiaciuta. Il monito è chiaro: restare vigili nell’osservazione della realtà, senza proiettare all’esterno impressioni e fantasie personali.

 

BELLO MA NON BELLISSIMO

L’Abbazia di Northanger è tra i primi romanzi scritti da Jane Austen, e lo si avverte: sia nella narrazione sia nella caratterizzazione dei personaggi. Alcuni di essi ricordano debolezze e bassezze umane tipiche di altre opere dell’autrice, qui però risultano quasi delle macchiette: la signora Allen che termina ogni conversazione alludendo alla moda è una caricatura un po’ pesante.

Anche Isabella Thorpe e suo fratello John, figure losche della storia, non hanno il fascino dei personaggi ombrosi degli altri romanzi; qui i “cattiviirritano senza brillare: basti pensare alla pochezza del reverendo Collins in Orgoglio e pregiudizio o alla goffaggine di James Rushworth in Mansfield Park.

Isabella è certamente la persona destinata a risvegliare Catherine dal suo stato di innocenza. La scrittrice rappresenta ad arte le dinamiche della manipolazione con cui i furbi adescano le loro prede: parole tanto belle quanto vuote convincono le vittime dell’unicità della relazione, intrappolandole al servizio esclusivo dell’ego altrui.

“Il giorno dopo, piuttosto presto, un biglietto di Isabella, che trasudava pace e tenerezza da ogni riga e che richiedeva l’immediata presenza della sua amica per una questione di massima importanza, fece sì che Catherine si affrettasse, in un felicissimo stato di fiducia e felicità …”

Il momento di svolta più atteso è infatti quello in cui la protagonista si libera dal giogo psicologico della falsa amica, una vera catarsi narrativa:

“Degli artifici così strani e superficiali, non fecero presa neppure su Catherine. La loro inconsistenza, le contraddizioni e la falsità, la colpirono subito. Si vergognò di Isabella e si vergognò di averle mai voluto bene”.

Se ci riesce lei, con soli diciassette anni e tra i personaggi più nudi e indifesi della letteratura, c’è speranza per tutti di liberarsi dalle Isabelle di turno.

Tra i libri di Jane Austen finora letti, L’Abbazia di Northanger è quello che mi ha coinvolto meno. Eppure, l’ho letto in tre giorni: avvince ma non convince? Chissà … di sicuro non delude.

 

mercoledì, novembre 05, 2025

IL COGNOME DELLE DONNE di Aurora Tamigio

 


Trama

È la storia di una famiglia italiana raccontata attraverso tre generazioni di donne: nonna Rosa, sua figlia Selma e le nipoti Patrizia, Lavinia e Marinella.

La vicenda, partendo negli anni Venti e terminando nel 1983, attraversa un lungo arco cronologico.

All’inizio tutto si svolge in un piccolo paese di montagna, nella Sicilia più profonda; poi, con il trasferimento in città, il romanzo prende una nuova direzione e si apre a una realtà più ampia, segnata dai cambiamenti sociali e culturali del tempo.

 

Commento

Il libro appassiona fin dalle prime pagine con delle scene forti, la scrittura è semplice, immediata ma anche intensa e avvincente.

Benché io sia solita cercare armonia nella lettura, qui invece ne resto scossa. Eppure, ugualmente mi metto in ascolto.

Dell’autrice si percepisce l’amore per la sua terra e per le donne di questa terra. L’unico modo per dare dignità alle ferite di un sistema patriarcale e vessatorio è parlarne: sono proprio le sue protagoniste a farlo, uscendo dalle pagine e dal tempo per incontrare il lettore e impressionarlo con i loro lividi.

«Il padre di Rosa, Pippi Romito, diceva sempre che 'a femmina è comu ‘a campana: si ‘un ra scotuli ‘ un sona”. E lui, da che Rosa era stata abbastanza grande per prenderle, non aveva fatto altro che suonare lei e sua madre.»

Non tutti i personaggi maschili sono violenti ma, per alcuni, il ricorso alle botte è ordinaria amministrazione. La violenza nei confronti delle femmine non è una reazione in risposta a qualcosa, ma un’azione: un atto quotidiano, commesso con una spontaneità tale che trova spiegazione solo nell'assuefazione alla brutalità. Gli uomini che aggrediscono non sanno usare il pensiero, mai dubitano della loro condotta né danno prova di compassione verso figlie e compagne.

«E chissà se pure Ilario prendeva le mazzate, oppure a darle ai maschi non c’era gusto?»

Rosa, vessata da un padre padrone, si unisce in matrimonio con Sebastiano Quaranta, un compagno buono e rispettoso. La figlia Selma sposa Santi Maraviglia, il cui nome suona come un ossimoro: oltre ad essere un parassita mascalzone, Santi è anche prepotente, manesco e malvagio.

È pur vero che, se ci si abitua a dare le botte, non ci si dovrebbe abituare a riceverle. La forza delle figure femminili della storia è quella di riuscire a ribellarsi. Ciascuna donna della famiglia, secondo la propria indole e le possibilità dell’epoca, si affranca dal patriarcato. 

«Rosa, sul cuscino che ancora sapeva dei capelli di Selma, si era messa a pensare che forse non era male avere tirato su tre figli che non sapevano cosa fosse il sangue.»

La nonna, rimasta vedova, gestisce per anni in piena autonomia un’osteria che dà da mangiare a un’intera comunità. Selma, la più docile tra le protagoniste, pur sottomessa a un farabutto, impara un mestiere e lo trasforma in arte. Le figlie trovano nello studio e nel reciproco supporto altri strumenti per costruire la propria identità. In particolar modo, Patrizia si oppone alla patria potestà diventando lei stessa capo famiglia.

«Patrizia si aggiusta la cintura di seta e punta il naso contro le sue sorelle. “Lo sapevate, vero, che il cognome delle donne è una cosa che non esiste. Portiamo sempre quello di un altro maschio” … “Comincia tu a tenerti il tuo, e poi si vede”.»

Ho scelto questo libro per il titolo e per la mia scelta di utilizzare un doppio cognome.

Qualsiasi cosa abbia commesso Santi Maraviglia, sua figlia, sposandosi, si pone il problema se continuare ad usare il cognome paterno o assumere quello del marito. Abbandonare l’appellativo Maraviglia significherebbe pure lasciare andare una parte importante della propria individualità. Quel nome, pur provenendo da un genitore pessimo, contiene anche il modo in cui Patrizia e le sue sorelle ne hanno fatto uso. Quel nome dice da dove vengono e cosa sono diventate.

La riflessione sulla perdita del cognome femminile mi ha portato a fare una piccola ricerca storica per capire cosa prevedesse la legge; così mi si è aperto un mondo.

Fino al 1975, in Italia, vigeva il Codice Civile del 1942 per cui il coniuge era il capo famiglia: il padrone, il boss, il re della casa. Fuori poteva anche valere meno di un sasso, proprio come due personaggi del libro, ma in famiglia aveva il potere sancito dalla legge.

La moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli crede opportuno di fissare la sua residenza” (art. 144 del Codice Civile).

Il clima politico e culturale del ’68, le battaglie femministe e la crescita di una nuova consapevolezza sociale portarono, nel 1975, a una riforma del diritto di famiglia che stabilì la parità giuridica dei coniugi ed eliminò  il concetto di capo famiglia. Ci sono voluti ancora molti anni perché il cambiamento giuridico si traducesse in un mutamento reale del modo di pensare e, persino oggi, il patriarcato resta ancora fortemente radicato.

Di fatto, la scelta di Patrizia, in concomitanza con il proprio matrimonio, riflette una trasformazione profonda della mentalità e dei costumi.

Indipendentemente dal tipo di relazione che abbiamo avuto con chi ci ha messo al mondo, il cognome non è solo una parola o un'etichetta per distinguerci: ci lega alla nostra personale storia … conservarlo significa mantenere viva questa connessione.

Rossana Palieri Larose 



mercoledì, ottobre 22, 2025

MANSFIELD PARK di Jane Austen

 Care lettrici e cari lettori, sotto al post in italiano troverete anche una traduzione in tedesco.

Liebe Leserinnen und Leser, unter dem italienischen Post finden Sie auch eine deutsche Übersetzung.




Trama

Fanny Price, nata in una famiglia povera, viene accolta nella ricca dimora dei suoi zii, a Mansfield Park. Cresce timida e riconoscente, spesso messa in ombra dai cugini, ma dotata di profonda sensibilità e integrità morale.
Quando arrivano gli affascinanti fratelli Crawford, il loro fascino sconvolge gli equilibri familiari e sentimentali.

 

Commento

 

Jane Austen non delude mai.

 

Benché, sulle prime, Mansfield Park mi sembrasse troppo affollato da personaggi difficili da ricordare e la protagonista, Fanny Price, si presentasse come l’esatto opposto della mia amata Elizabeth Bennet (Orgoglio e Pregiudizio), la lettura, di pagina in pagina, mi ha conquistato.

 

Della Austen già conosciamo l’arte di distruggere con pochi versi i suoi bassi …naturalmente bassi nell’animo, non nella statura.

 

“La vostra gentilezza e pazienza non si dimenticano, la vostra instancabile pazienza nel cercare di rendergli possibile imparare la sua parte – nel cercare di offrirgli un cervello che la natura gli aveva negato, di costruire per lui una capacità di comprendere attraverso la superiorità del vostro intelletto!”


Io, che quando mi arrabbio i miei interlocutori li vorrei scuotere, che gli aprirei la testa per confermarne il vuoto… ebbene, io mi inchino dinnanzi alla classe di questa scrittrice. Lei denuncia la pochezza dei meschini e, quasi con indulgenza, ci mostra come costoro siano semplicemente ciò che sono; ci insegna che, in fondo, le anime basse non crescono, non evolvono, né si affrancano mai dalla peggiore versione di se stessi.

 

“Gli affronti della stupidità e le delusioni della passione cieca possono suscitare scarsa pietà. La punizione che lo colpì nasceva dalla sua stessa condotta.”

 

Della Austen già conosciamo il giudizio sull’epoca in cui vive: un tempo che, oltre a disattendere la crescita intellettuale del genere femminile, relega la donna al ruolo di ancella o figura ornamentale accanto a un maschio benestante. Ed è attraverso il personaggio di Lady Bertram che questa critica si esplicita in maniera sublime:

 

“All’educazione delle figlie, Lady Bertram non prestava la minima attenzione. Non aveva tempo per occupazioni del genere. Era una donna che passava le sue giornate sedendo ben vestita su un divano, intenta in lunghi lavori d’ago, di scarso uso e di nessuna bellezza, pensando più al suo cane che ai suoi figli…”

 

Lady Bertram è un personaggio di cui non ci si cura: il lettore la vede ma non la sente. Forse, in quanto prodotto del proprio tempo, riceve in cambio la stessa indifferenza di cui il suo tempo la fa oggetto.

 

In questo romanzo, più che negli altri, mi colpisce l’attitudine a scavare nella psicologia dei personaggi, dando vita a pagine di profonda analisi.

Le figure che più evolvono all’interno della storia sono quelle che riflettono prima su se stesse e poi sugli altri.

 

Fanny Price, apparentemente remissiva e sottomessa, fiorisce con un carisma tutto particolare. Rivela il fascino misterioso di chi non cerca la visibilità e, contro i propri interessi, pur di restare fedele al proprio sentire, respinge le soluzioni più facili e comode. I suoi pensieri rivelano una donna fiera e tenace, pronta al sacrificio.

 

Così come la scrittrice illumina i difetti e le imperfezioni dei suoi personaggi, allo stesso modo ne porta in alto le virtù.

 

Fanny splende di luce lunare. La sua bellezza è fatta di ombre, di silenzi e di discrezione. Con il suo agire rivela una straordinaria forza morale.

Nonostante la fatica di vivere all’interno di un sogno impossibile, lei non vi rinuncia. Come tutti, anche lei non può allontanarsi dalla sua natura: non può fare diversamente.

 

Il bello della faccenda è che, quando a seguire la propria indole sono i virtuosi, allora cambia il corso della storia.

 

“Ogni cosa era amica, o portava i suoi pensieri a un amico; e anche se c'era stata spesso molta sofferenza per lei... anche se i suoi moventi erano stati spesso fraintesi, i suoi sentimenti ignorati, e la sua comprensione sottovalutata; anche se aveva conosciuto i tormenti inflitti dalla prepotenza, dal ridicolo e dall'abbandono, tuttavia quasi ognuna di queste afflizioni aveva lasciato dietro di sé qualcosa di consolante.”

 

Jane Austen ci insegna a riconoscere gli stupidi, a comprendere che non si può offrire un cervello che la natura ha negato… e la storia attuale ci offre numerosi esempi.

Però, ci dice anche che vale la pena essere coerenti e continuare a marciare a testa bassa verso i nostri obiettivi, anche nelle peggiori condizioni, anche quando tutto sembra perso.

Finché ci si crede, quella è la direzione.

 

“Quando guardo fuori in una notte come questa, sento che non ci possono essere né cattiveria né dolore nel mondo; e certamente ci sarebbe meno dell'uno e dell'altro se gli uomini sentissero di più la sublimità della natura, e si lasciassero maggiormente trasportare al di sopra di loro stessi contemplando una scena come questa.”




Lieber Leser 

folgt unten die Übersetzung meines deutschen Beitrags


MANSFIELD PARK

Inhalt

Fanny Price, in einer armen Familie geboren, wird in das reiche Haus ihrer Onkel in Mansfield Park aufgenommen. Sie wächst schüchtern und dankbar auf, oft von ihren Cousins in den Schatten gestellt, besitzt jedoch eine tiefe Sensibilität und moralische Integrität. Als die charmanten Geschwister Crawford ankommen, erschüttert ihr Charme die familiären und emotionalen Gleichgewichte.

 

Kommentar

 

Jane Austen enttäuscht nie.

 

Obwohl mir Mansfield Park anfangs zu überfüllt mit schwer merkbaren Figuren erschien und die Protagonistin Fanny Price genau das Gegenteil meiner geliebten Elizabeth Bennet (Stolz und Vorurteil) zu sein schien, gewann mich die Lektüre Seite für Seite.

 

Von Austen kennen wir bereits die Kunst, ihre niederen Seelen … natürlich klein im Inneren, nicht in der Statur … mit wenigen Worten zu entlarven.

 

«Eure Freundlichkeit und Geduld werden nicht vergessen, eure unermüdliche Geduld, ihm zu ermöglichen, seine Rolle zu lernen – indem ihr ihm ein Gehirn anbietet, das die Natur ihm verweigert hat, und ihm die Fähigkeit vermittelt, durch die Überlegenheit eures Verstandes zu verstehen!»

 

Ich, die, wenn ich wütend werde, es vorziehen würde, meine Gesprächspartner zu schütteln, ihnen den Kopf zu öffnen, um die Leere zu bestätigen... Nun, ich verneige mich vor der Klasse dieser Schriftstellerin. Sie deckt die Kleinlichkeit der Menschen auf und zeigt uns, fast milde, wie sie einfach das sind, was sie sind; sie lehrt uns, dass die niederen Seelen nicht wachsen, sich nicht entwickeln und niemals von der schlechtesten Version ihrer selbst loskommen.

 

«Die Zumutungen der Dummheit und die Enttäuschungen blinder Leidenschaft können nur wenig Mitleid erregen. Die Strafe, die ihn traf, entstand aus seinem eigenen Verhalten.»

 

Von Austen kennen wir bereits ihr Urteil über die Epoche, in der sie lebte: eine Zeit, die nicht nur das intellektuelle Wachstum des weiblichen Geschlechts behindert, sondern die Frau auch auf die Rolle einer dekorativen Figur neben einem wohlhabenden Mann beschränkt.

Und durch die Figur der Lady Bertram entfaltet sich diese Kritik auf sublime Weise:

«Auf die Erziehung ihrer Töchter legte Lady Bertram keinerlei Aufmerksamkeit. Sie hatte keine Zeit für solche Beschäftigungen. Es war eine Frau, die ihre Tage damit verbrachte, wohlbekleidet auf einem Sofa zu sitzen, in lange Näharbeiten vertieft, die wenig nützlich und ohne Schönheit waren, und mehr an ihren Hund dachte als an ihre Kinder…»

 

Lady Bertram ist eine Figur, um die man sich nicht kümmert: Der Leser sieht sie, aber er spürt sie nicht. Vielleicht, als Produkt ihrer Zeit, erfährt sie die gleiche Gleichgültigkeit, die ihre Zeit ihr entgegenbringt.

 

In diesem Roman beeindruckt mich mehr als in anderen die Fähigkeit, tief in die Psychologie der Figuren einzutauchen und Seiten voller Analysen zu schaffen.

Die Figuren, die sich innerhalb der Geschichte am meisten entwickeln, sind diejenigen, die zunächst über sich selbst und dann über andere nachdenken.

 

Fanny Price, scheinbar unterwürfig und zurückhaltend, erblüht mit einem ganz besonderen Charisma.

Sie offenbart den geheimnisvollen Reiz jener, die nicht nach Sichtbarkeit streben und, entgegen ihren eigenen Interessen, aus Loyalität zu ihrem inneren Empfinden die einfachsten und bequemsten Lösungen ablehnen.

Ihre Gedanken zeigen eine stolze und entschlossene Frau, bereit zu opfern.

 

So wie die Schriftstellerin die Fehler und Unvollkommenheiten ihrer Figuren beleuchtet, hebt sie ebenso deren Tugenden hervor.

 

Fanny strahlt im Mondlicht.

Ihre Schönheit besteht aus Schatten, Stille und Zurückhaltung.

Durch ihr Handeln offenbart sie eine aussergewöhnliche moralische Stärke.

Trotz der Mühsal, in einem unmöglichen Traum zu leben, gibt sie nicht auf.

Wie alle kann auch sie nicht von ihrer Natur abweichen: Sie kann nicht anders.

 

Das Schöne daran ist, dass, wenn die Tugendhaften ihrer eigenen Natur folgen, sie den Lauf der Geschichte verändern.

 

«Alles war ein Freund, oder trug ihre Gedanken zu einem Freund; und selbst wenn sie oft viel Leid erfahren hatte… selbst wenn ihre Beweggründe oft missverstanden wurden, ihre Gefühle ignoriert und ihr Verständnis unterschätzt… selbst wenn sie die Qualen der Willkür, des Spotts und des Verlassens erfahren hatte, hinterliess fast jede dieser Leiden etwas Tröstliches.»

 

Jane Austen lehrt uns, die Dummen zu erkennen, zu verstehen, dass man niemandem ein Gehirn geben kann, das die Natur ihm verweigert hat…

und die heutige Geschichte bietet zahlreiche Beispiele.

Aber sie zeigt uns auch, dass es sich lohnt, konsequent zu bleiben und mit gesenktem Kopf auf unsere Ziele zuzugehen, selbst unter den schlimmsten Bedingungen, selbst wenn alles verloren scheint.

Solange man daran glaubt, ist das der richtige Weg.

 

«Wenn ich in einer Nacht wie dieser hinausschaue, habe ich das Gefühl, dass es weder Bosheit noch Schmerz auf der Welt geben kann; und sicherlich gäbe es weniger von beidem, wenn die Menschen die Erhabenheit der Natur stärker fühlen würden und sich beim Betrachten einer solchen Szene mehr über sich selbst erheben liessen.»

martedì, settembre 23, 2025

TUTTO IL BELLO CHE CI ASPETTA di L. Gentile


Quando tutto intorno a te pare grigio e smorto, se guardi bene c’è sempre qualcosa, magari di piccolo, che invece brilla, e non bisogna permettere che passi inosservato.

TRAMA

Selene, una donna trentacinquenne, lascia improvvisamente Milano con tutti i problemi che lì la opprimono. Una sera, d’impulso, abbandona la pizza sul tavolo della cucina, afferra le chiavi della macchina, chiude la porta e parte. Lascia tutto com’è, per raggiungere l’unico luogo che per lei sia stato davvero casa: un borgo nel cuore della Puglia. Qui, con gioiosa lentezza, accadono cose; una lunga serie di incontri e riflessioni portano la donna a cambiare il proprio sguardo e a riscoprire il valore delle cose semplici.

COMMENTO 

Il bello di questa lettura sta nel proprio flusso. All’inizio, la storia procede al rallentatore perché la sua protagonista è ferma: incapace di reagire a una routine che non la rappresenta e che lei neppure avrebbe scelto, appare esitante, passiva, prigioniera delle proprie insicurezze.

"Qual è stato il vostro ultimo giorno felice?"

Improvvisamente, Selene realizza che c’è un luogo geografico, uno spazio felice appeso ai ricordi dell’adolescenza, che la sta aspettando. Ed ecco la svolta che dà nuova linfa alla narrazione.

Dal momento in cui la macchina vira verso il sud, il racconto prende ritmo e avvince.

Il soggiorno in Puglia non è una vacanza e neppure una fuga. È piuttosto una presa di coscienza. Come se per andare avanti fosse necessario prendere le distanze, guardando le cose da una prospettiva diversa.

Confrontarsi con i luoghi e le persone che li hanno abitati significa ritrovare la forza per costruire un presente diverso e più autentico.

E forse è questo il messaggio più semplice e luminoso del libro: per andare avanti, a volte, dobbiamo tornare dove siamo stati felici, per ricordarci chi siamo davvero.

"Non smetteremo di esplorare, e la fine di tutte le nostre esplorazioni sarà arrivare dove siamo partiti e conoscere quel luogo per la prima volta." 
T.S. Eliot


Liebe Leserinnen und liebe Leser,
hier folgt die Übersetzung meines Blogposts ins Deutsche

Alles Schöne, das auf uns wartet

"Wenn alles um dich herum grau und leblos wirkt, gibt es, wenn man genau hinschaut, immer etwas vielleicht nur Kleines, das glänzt. Und man sollte nicht zulassen, dass es unbeachtet bleibt."

Handlung

Selene, eine dreißigjährige Frau, verlässt plötzlich Mailand, gefangen in den alltäglichen Problemen, die sie dort bedrücken. Eines Abends, spontan, lässt sie die Pizza auf dem Küchentisch zurück, greift nach den Autoschlüsseln, schließt die Tür und fährt los. Sie lässt alles hinter sich, um den einen Ort zu erreichen, der für sie jemals wirklich Zuhause war: ein Dorf im Herzen Apuliens. Dort geschehen Dinge; eine Reihe von Begegnungen und nachdenklichen Momenten führen dazu, dass Selene ihre Sicht auf das Leben verändert und den Wert der einfachen Dinge wiederentdeckt.

Kommentar

Das Besondere an dieser Lektüre liegt in ihrem natürlichen Fluss. Am Anfang wirkt die Geschichte ruhig, denn die Protagonistin steht still: unfähig, auf eine Routine zu reagieren, die sie nicht erfüllt und die sie selbst nie gewählt hätte, erscheint sie zögerlich, passiv und gefangen in ihren eigenen Unsicherheiten.

Wann war euer letzter glücklicher Tag?”

Plötzlich wird Selene bewusst, dass es einen Ort gibt, einen glücklichen Raum, der in den Erinnerungen ihrer Jugend verankert ist und auf sie wartet. Genau hier beginnt die Wende, die der Erzählung neue Lebendigkeit verleiht.

Als das Auto in den Süden fährt, gewinnt die Geschichte an Tempo und fesselt den Leser.

Der Aufenthalt in Apulien ist weder Urlaub noch Flucht. Vielmehr ist es eine Reise zu sich selbst. Um voranzukommen, muss man manchmal Abstand gewinnen und die Dinge aus einer neuen Perspektive betrachten.

Die Auseinandersetzung mit Orten und Menschen, die dort gelebt haben, gibt die Kraft, eine Gegenwart zu gestalten, die authentischer und wahrhaftiger ist.

Vielleicht ist dies die einfachste und leuchtendste Botschaft des Buches: Um voranzukommen, müssen wir manchmal dorthin zurückkehren, wo wir glücklich waren, um uns daran zu erinnern, wer wir wirklich sind.

Wir werden das Erkunden nicht aufhören, und das Ende aller unserer Erkundungen wird es sein, dorthin zurückzukehren, wo wir begonnen haben, und diesen Ort zum ersten Mal zu erkennen.”
– T.S. Eliot


mercoledì, agosto 27, 2025

DI MADRE IN FIGLIA di Concita De Gregorio

 


“Bisogna mantenere il sorriso, vivere ancora e ancora. Vendicarsi con la vita vivendo.”

Ho scelto di leggere questo libro, dopo aver avuto la gioia di assistere alla sua presentazione, direttamente dall’autrice. Donna straordinariamente carismatica, così autentica e accessibile che, non appena dice qualcosa, se ne resta stregati: fissi e fermi, incantati da voce, parole e significati.

La storia

Marilù, Angela e Adè sono rispettivamente nonna, figlia e nipote adolescente. Quando la giovane deve passare le ferie con una nonna che a malapena conosce, emergono tensioni e incomprensioni profonde. L’intero bagaglio emotivo di detti, non detti e detti male finalmente viene aperto. Dallo scontro tra donne di tre diverse generazioni si genera uno scambio e, inevitabilmente, una comune crescita.

Da leggere perché

personaggi sono forti e complessi, in particolare la nonna e la nipote sono due meravigliose antagoniste. La narrazione avvince, scuotendo il lettore. Ci sono delle figure che ci verrebbe naturale rincorrere nelle pagine del racconto per dire: “Ma cosa stai facendo?”

Per esempio, Marilù. Marilù non è per tutti. Nella prima parte del romanzo è irritante: irraggiungibile, con felina indipendenza se ne frega dei bisogni e delle opinioni altrui. Madre giovanissima, totalmente priva di attitudine materna, si concede qualsiasi esperienza, in nome di una libertà che vale solo per lei.  Malgrado ciò, alla rabbia subentra la comprensione. Del resto, questa è la fortuna dei forti, dei forti veri, che appena abbassano la maschera, subito fanno tenerezza. Ed è proprio rivelandosi fragile, che questa donna diventa una persona diversa. Certamente l’empatia non è una sua peculiarità ma finché c’è vita e una qualche traccia d’amore, niente è davvero irreversibile.

“Dammi un appuntamento, dimmi un luogo. Dimmi, ragazzina che non hai visto i miei film e io non ho visto i tuoi, che non hai sentito la mia musica e io non so la tua, che tua madre ci unisce e ci separa. Di cosa parliamo? Dammi un ponte, anche rotto … un ponte da saltare prendendo la rincorsa. Provo. Non lo so se so saltare ancora, è passato tanto tempo, ma ci provo. Si. Vengo a fare una cosa con te.”

Ed è proprio la più piccola delle tre a compiere l’impresa di rompere con gli schemi. Adelaide, pur vivendo una condizione di fragilità, mette da parte se stessa per comprendere gli altri, cosa che gli adulti non sanno fare. Si interessa alle vicende passate e presenti, le mette in relazione e si sforza di decifrare l’universo nascosto di Marilù. Va a fondo e riesce a negoziare, gettando finalmente il ponte di cui la nonna ha bisogno per incontrarla.

Nonostante la complessità delle relazioni, in quel reciproco avvicinarsi, i tempi delle generazioni si sfiorano e ciascuna delle protagoniste accetta di imparare qualcosa dall’altra. 

Tra gioventù e maturità, tra presente e passato, qualcosa passa e le cambia per sempre.

“La luce è accesa, non hai messo le tende, tu odi le tende, la tua casa è senza tende. Siete in cucina? Si, in cucina. Cosa fate, ballate? Ridete. Aspetta fammi vedere meglio. Cosa state facendo? Perché ridete, di cosa? State cucinando … Non ti ho mai vista cucinare, tu cucini? Non me ne ero mai accorta. Eh, bisogna stare attenti, bisogna accorgersi delle cose. Delle persone quando cambiano.”


giovedì, agosto 07, 2025

LA PICCOLA BOTTEGA DELLE ERBE di Francesca Costenaro

 

È il primo romanzo di una scrittrice davvero promettente: un esordio che merita attenzione.

Ambientato nella Londra di fine Ottocento, il libro si apre con la descrizione suggestiva di una serra, all’interno della villa di un ricco mercante inglese. È attorno alle piante e ai loro poteri che prende forma il cammino di sua figlia Sofia e degli affetti che la accompagnano.

Diversi elementi animano la vicenda: il ricorso alla medicina naturale, il fascino di un’antica erboristeria, la ricerca della verità, il coraggio di uscire dagli schemi e di superare i limiti imposti dalle dinamiche sociali e familiari.

La giovane protagonista, come alcune figure femminili della letteratura inglese del XIX secolo, compie un percorso di crescita possibile solo opponendosi alle convenzioni della propria epoca.

Sulla scia di un profumo o alla vista di un fiore, il nostro inconscio si mette in moto, connettendosi a mondi sommersi, passati e presenti.

La lettura accelera e decolla proprio quando Sofia inizia a cercare le proprie origini. Chiunque non sappia da dove venga, o cosa sia accaduto nel momento in cui è stato generato, vive un’esistenza inquieta, alla ricerca dei propri pezzi mancanti. Ed è soprattutto la ricomposizione del mosaico interiore della protagonista a rendere la narrazione coinvolgente e profonda.

Se questo libro fosse un profumo, avrebbe l’aroma gentile delle erbe essiccate.

Se fosse un colore, sarebbe quello della giungla.

Se fosse un luogo, sarebbe un laghetto remoto coperto da fiori di loto.

Se fosse un altrove, sarebbe l’Oriente.

Se fosse persona, sarebbe una donna.

ʺ...la donna invece ama, ama con tutto il cuore, prima di tutto la creatura che porta in grembo, poi la terra e infine la vita. La donna è magia, è sentimento, delicatezza. La donna, in compagnia di altre donne, sa cavarsela sempre. Sopporta dolori e tragedie, sa riprendersi e ricominciare. ʺ

 

Versione in tedesco / Deutsche Version

Lieber Leser,

dieses Buch wurde im März 2025 in Italien veröffentlicht.

Soweit ich weiß, gibt es keine deutsche Ausgabe.

Der Originaltitel lautet


🌿 Der kleine Kräuterladen – Francesca Costenaro



 

Dies ist der erste Roman einer wirklich vielversprechenden Autorin: ein Debüt, das Beachtung verdient.


Der Roman spielt im London des späten 19. Jahrhunderts und beginnt mit der stimmungsvollen Beschreibung eines Gewächshauses in der Villa eines reichen englischen Kaufmanns.

Rund um die Pflanzen und ihre Kräfte entfaltet sich der Weg seiner Tochter Sofia und der Menschen, die sie begleiten.

 

Verschiedene Elemente beleben die Geschichte: die Verwendung natürlicher Heilmittel, der Zauber einer alten Kräuterapotheke, die Suche nach der Wahrheit, der Mut, aus festgefahrenen Mustern auszubrechen und die engen Grenzen familiärer und gesellschaftlicher Zwänge zu überwinden.

 

Die junge Protagonistin macht – wie einige weibliche Figuren der englischen Literatur des 18. Jahrhunderts – eine Entwicklung durch, die nur möglich ist, wenn man sich gegen die Konventionen der eigenen Zeit stellt.

 

Der Duft einer Pflanze oder der Anblick einer Blume kann unser Unterbewusstsein in Bewegung setzen und mit verborgenen Welten verbinden – aus der Vergangenheit wie aus der Gegenwart.

Der Lesefluss nimmt Fahrt auf, sobald sich Sofia auf die Suche nach ihren eigenen Wurzeln macht.

Wer nicht weiß, woher er kommt oder was in dem Moment seiner Entstehung geschehen ist, führt ein unruhiges Leben – immer auf der Suche nach den fehlenden Teilen seiner selbst.

Und genau das Zusammensetzen von Sofias innerem Mosaik macht die Erzählung so spannend und tiefgründig.

 

Wäre dieses Buch ein Duft, dann hätte es das sanfte Aroma getrockneter Kräuter.

Wäre es eine Farbe, wäre es das Grün des Dschungels.

Wäre es ein Ort, wäre es ein abgelegener Teich, bedeckt mit Lotusblüten.

Wäre es ein fernes Land, dann wäre es der Orient.

Wäre es eine Person, dann wäre es eine Frau.

 

ʺ...die Frau aber liebt – mit ganzem Herzen. Zuerst das Wesen, das sie in sich trägt, dann die Erde und schließlich das Leben. Die Frau ist Magie, Gefühl, Zartheit. In Gesellschaft anderer Frauen findet sie immer einen Weg. Sie erträgt Schmerzen und Tragödien, weiß sich zu erholen und neu zu beginnen. ʺ

L’ABBAZIA DI NORTHANGER di Jane Austen

  Trama Catherine Morland, giovane ingenua e appassionata di romanzi gotici, lascia la campagna per trascorrere un periodo di vacanza...