martedì, luglio 30, 2024

MANNAGGIA LA CICOGNA ... ODE AL SALENTO


Alla mia nascita la cicogna si confuse. Disorientata dalle settentrionali nebbie di novembre, la creatura alata fece un atterraggio di fortuna al nord, mi depositò frettolosamente e se ne andò con sguardo perplesso. Fatalmente la natura ci riporta a noi stessi, ci rivela chi siamo davvero, come e dove esprimerlo. L’istinto riconosce nel nuovo qualcosa di familiare, abbracciando dei luoghi che ci fanno vibrare ad una più alta intensità, come se proprio lì una parte di noi da sempre attendesse il nostro ritorno, per ricongiungersi e tornare intera.


Nel momento in cui, dopo Lecce, l’automobile vira verso sud, percepisco il saluto del Salento nella campagna brulla, nell’aria calda e nei muretti interrotti, contornati dal blu di un cielo terso al limitare del mare. Questa terra si distingue dal resto di tutto, è un mondo autonomo, con la propria meravigliosa identità.

Il popolo è accogliente, spiritoso e ironico. Qualcuno si alza alle luci dell’alba per fare una nuotata ai primi raggi del giorno o semplicemente contemplare la bellezza dell’aurora da rive che si ergono su paradisi sommersi. Taluni sono contadini, altri pescatori. Hanno mani che parlano di fatica e sguardi che, pur raccontando una vita dura, fanno ancora caso alla felicità.


I paesi si raccolgono e rumoreggiano sulle piazze principali, come quando a Botrugno, il venerdì sera, si canta sotto alle campane, mentre Marco del Namastè prepara lo spiedo per tutti. Una donna indossa delle ali curiose che lampeggiano e incomincia a danzare, un altro si traveste e balla a modo suo quel ritmo in cui tutti si riconoscono. La pizzica è una musica che insegue, scappa e corteggia; saltando con vitale eleganza, di balzo in balzo gioiosamente sfugge alle insidie e ai pericoli dell’esistenza. In un tale allegro trambusto, io rido e canto senza imbarazzo. Mi sento libera e giusta proprio come chi, dopo essersi a lungo cercato, si ricongiunge a se stesso.



In questo territorio vivo e genuino come un vino dal sapore fruttato e robusto, ritrovo l’amicizia e l’affetto di una grande famiglia, premurosa e gentile, che mi accoglie come una figlia precipitata dal cielo del nord negli indimenticabili tramonti salentini, fatti di rosa, di arancio e di rosarancio.


Al nostro fraterno amico
Antonio Maggio
e alla sua famiglia
adorata e adorabile
un’altra volta
per mille volte 

Grazie 



 In Salento non sei circondato dallo spazio e dal tempo. Ma dall’intensità.(Fabrizio Caramagna)


DOMANI, DOMANI di Francesca Giannone

  Il romanzo si svolge nel Salento durante il biennio compreso tra l’estate del 1958 e quella del 1960. Lorenzo e Agnese gestiscono insiem...