martedì, febbraio 28, 2023

UN'AMICIZIA. SILVIA AVALLONE


 

Il libro di Silvia Avallone descrive la parabola dell'amicizia, nata sui banchi di un liceo, tra Elisa e Beatrice. Diametralmente opposte sia nell’aspetto che nel carattere, le protagoniste si incastrano con massima precisione. Nonostante contrasti e rotture, il loro legame ha in sé l’energia e il senso di ribellione dell’adolescenza.

Del romanzo mi ha appassionato non tanto la trama, quanto l’arte del racconto e il talento nell'analisi dei sentimenti e delle situazioni. L’autrice riflette avvedutamente su esseri umani, relazioni, fragilità e stortezze della vita.

“…Siamo tutti fatti di angoli e spigoli, quindi ci urtiamo”.

Entrambi i personaggi provengono da famiglie inadeguate e hanno dei rapporti irrisolti con le rispettive madri.

“Sapevo che una madre conteneva due estremi e passava dall’uno all’altro senza preavviso. E tu potevi odiarla finché volevi, ma poi arrivava sempre la necessità fisica di farti abbracciare e accettare. Tu irrisoria e lei gigantesca, una disparità incolmabile che in certi casi ti compromette la vita”.

Dietro alle figure principali c’è una società che si trasforma e la percezione di un tempo che scorre senza infamia né lode. Nell’arco del ventennio che fa da sfondo alla narrazione, non tutti i mutamenti coincidono con un’evoluzione. Elisa cresce e diventa adulta, Beatrice semplicemente cambia ma, nell’inseguire fama e successo, conserva il narcisismo e l’individualismo della pubertà.

“E così facile fingere. Mettersi in posa. Sorridere… esibirsi e sbatterlo in faccia. Ma gli altri giorni? Per le paure? Le malattie, i funerali, come pensa di organizzarsi l’umanità?”.

“Eppure lo sapevamo già che il tempo futuro è un tempo che toglie e non aggiunge”.

Ho provato una crescente insofferenza nei confronti del personaggio di Beatrice: cinica e menefreghista si approfitta continuamente dell’affetto della compagna. Il bello del romanzo è la possibilità di scegliere dove stare, con quale delle due "Eva" solidarizzare o identificarsi. Durante gli anni delle superiori, il rapporto tra le coetanee si interrompe in un paio di occasioni per poi risolversi e proseguire con rinnovata complicità. Benché la frequentazione con l’amica sia tossica, Elisa ogni volta la riprende e ricomincia da capo.

“… Non si cresce e non si vive senza passare attraverso un’amicizia sbagliata”.

Inevitabilmente, data la totale assenza di reciprocità, a un certo punto il meccanismo si inceppa e il legame sembra spezzarsi per sempre.

“Ma la verità è che il lutto per un’amicizia finita non si risolve. Non c’è modo di curarlo, rielaborarlo, chiudere e andare avanti. Rimane lì piantato in gola a metà tra il rancore e la nostalgia”.

Un passaggio che mi è piaciuto moltissimo è il quadro in cui la scrittrice dipinge l’ipocrisia dell’apparenza dei nostri giorni. 

“Si truccano, si vestono bene, vanno in centro a passeggiare, entrano in un bel locale e, tenendo alti i bicchieri, brindando con larghi sorrisi, si scattano una foto, che subito dopo, naturalmente, finirà su internet: un messaggio scagliato contro gli ex fidanzati, le amiche che le hanno tradite, i pettegoli delle province da cui provengono. «Lo vedete come ci divertiamo? Come sembriamo felici?» …Nessuno riuscirà mai a convincermi che quelle tre foto su internet delle mie vicine di casa siano più interessanti di tutti i giorni, mesi, anni della loro vita in cui non sembrano niente, non vogliono assomigliare a nessuno, né vincere nulla … Perché quelle immagini io non le riesco ad amare, ma la presenza di quelle persone, la loro verità si…Mi viene da pensare … che chi siamo è infinitamente più interessante e commovente di quel che vorremmo a tutti i costi sembrare”.

Come lo dice bene. Come sono d’accordo. Quanto più si insiste nel voler mostrare al resto del mondo quanto si è ricchi, belli e felici, tanto più mi sorge il dubbio che in realtà si stia cercando di nascondere l’infinita ampiezza della propria voragine interiore.

Al di là della vicenda, mi interrogo sul tema dell’amicizia in senso più lato, su cosa possa garantirne la sopravvivenza, nonostante le distanze, di qualsiasi tipo esse siano: geografiche, temporali, sociali, culturali o ideologiche … Due anime affini si manterranno tali, con la consapevolezza che niente e nessuno potrà separarle, se da entrambe le parti ci sarà la capacità di accettare i cambiamenti dell’altra. Adattarsi e trasformarsi senza perdersi. Farsene una ragione anche quando il fraterno compagno non piace in qualcosa o non corrisponde alle aspettative. Finché gli amici restano così come li vogliamo, allora sono capaci tutti. L’importante è che mai vengano a mancare lealtà, fedeltà, rispetto e trasparenza. 

Una distanza materiale non potrà mai separarci davvero dagli amici. Se anche solo desideri essere accanto a qualcuno che ami, ci sei già.
(Richard Bach)

L’amicizia è un albero che ti ripara.
(Samuel Taylor Coleridge)


Grazie Sivia Avallone Grazie 👏



martedì, febbraio 21, 2023

"STRANO MA BELLO", IL MONDO VISTO DA UN MICRORGANISMO


STRANO MA BELLO, QUANDO UN SOGNO DIVENTA PROGETTO

Dopo tante letture presentate su questo blog, stavolta mi recensisco da sola. 

Strano ma bello è la storia di una creatura che cerca se stessa e, riconsiderando la propria esistenza, tenta di capire quale sia il suo posto nel mondo.

Tantissimi anni fa, guardando mia figlia dormire, mi domandavo oltre alla maternità, alla famiglia e al lavoro, cos’altro mi ballasse dentro. Pertanto, ogni volta in cui mi sentivo inquieta, scrivendo, placavo la confusione ed il rumore interno. Iniziai con la traduzione di alcune ricette italiane in un tedesco sgrammaticato e improbabile. In seguito, passai alla stesura di alcuni racconti, nei quali tutto ruotava intorno alla mia condizione di straniera, anzi di “apolide”. Non ero più la stessa donna che aveva lasciato l’Italia e tantomeno il processo di integrazione poteva dirsi compiuto. Si trattava di narrazioni talvolta ironiche e spiritose, come l’iscrizione al consolato di Francoforte, talaltra profondamente nostalgiche, come i ritorni dai viaggi nel Sud. Qualche aneddoto potrei pubblicarlo con il titolo: “Ironia e malinconia: istruzioni per l’uso” oppure “Tutto quello che non si deve fare quando ci si trasferisce all’estero”.

Ebbene, con il passare del tempo, dei traslochi e con lo spostamento in Svizzera, la vita si fece più frenetica. Benché la famiglia e la professione riempissero le mie giornate, l’inquietudine restava. Frequentai ogni tipo di seminario e di formazione. Tuttavia, non ero mai soddisfatta perché sentivo che da qualche parte mancava un pezzo. Spesso, anziché usare i manuali scolastici, redigevo io stessa le letture o gli articoli per i miei corsi d’italiano: riprendevo ossigeno e mettevo ali alla mia anima creativa, componendo storielle sull’uso dei tempi verbali o creando libretti di didattica.

Nel 2020 la pandemia ingegnò tutti quanti, sfidandoci a gestire i giorni in modo che le nuove ore a disposizione non andassero perse. Mentre l’uno sfornava focacce e l’altro si modellava i muscoli, io inizialmente mi depressi. Ciononostante, il 7 maggio 2020 con la creazione di questo blog e la pubblicazione del primo post sul Garda, riuscii finalmente a filtrare nel lessico i sentimenti e a dare una struttura ai pensieri. Da quel dì, elessi questo mezzo di comunicazione come finestra dalla quale, di tanto in tanto, affacciarmi. Nondimeno, quando il volume delle emozioni si fece troppo alto, mi resi conto che per canalizzare quel caos di energia repressa, ci voleva altro.

Così, all’improvviso, trasformandomi in un piccolo organismo, mi presi il lusso di viaggiare tra il passato e il presente, di guardare le cose dall’esterno, per rifletterci e trovare un diverso equilibrio. Dall’istante in cui scrissi la parola fine sull’ultima pagina del manoscritto, il senso di incompletezza mi abbandonò e il giorno in cui l’editore annunciò l’intenzione di pubblicarlo, compresi che tutto quello che avevo vissuto prima, bello o brutto che fosse, proprio lì mi doveva portare. Alla fin fine, avevo trovato una direzione, una strada e una risposta affermativa.

Adesso il mio desiderio è che il libro risulti gradevole a chiunque lo legga…ma sarei veramente felice se qualcuno vi trovasse una parte di sé o, anche per un fugace attimo, si sentisse meno solo. Insomma, vorrei che la storia uscisse dalle pagine e raggiungesse anime e cuori bisognosi di compagnia.

A tutti coloro che come me si sentono strani, non solo l’augurio di accettarsi ma soprattutto quello di insistere con la propria unicità ad abbellire il mondo.

Firmato, il Microrganismo.

 


Being different is neither a good nor bad thing. it only signifies that you are brave enough to be yourself.
Essere diversi non è una cosa né buona né cattiva. Significa semplicemente che sei abbastanza coraggioso da essere te stesso.(Albert Camus) 

DOMANI, DOMANI di Francesca Giannone

  Il romanzo si svolge nel Salento durante il biennio compreso tra l’estate del 1958 e quella del 1960. Lorenzo e Agnese gestiscono insiem...