venerdì, agosto 16, 2024

LA PORTALETTERE di FRANCESCA GIANNONE



Un romanzo imperdibile, dotato di una straordinaria forza narrativa, tale da immergere completamente il pubblico all’interno della vicenda. Tra i muri delle case di Lizzanello, nelle vigne o nelle stanze dell’ufficio postale, di pagina in pagina, la lettura avvince e convince.

La portalettere spicca con una personalità forte e incredibilmente moderna nel contesto storico degli anni trenta, quaranta e primi anni cinquanta. La necessità e l’urgenza di muoversi le consentono di operare delle scelte senza paura ed oltre ogni dubbio. Pertanto, che si tratti di indossare dei pantaloni, di scegliere una professione maschile, di bere un caffè corretto grappa di prima mattina o di lottare per l’emancipazione femminile, il problema del coraggio, lei, neppure se lo pone. Anna semplicemente è, e di conseguenza agisce. Questo fa la differenza tra i protagonisti e le comparse.

Antonio sfogliò il libro finché non trovò la pagina che stava cercando. «Ecco qui.» E prese a leggere con voce calma: «Mi tormentava allora un’altra circostanza, il fatto che nessuno mi somigliava e io non somigliavo a nessuno. Io sono solo e loro sono tutti». Poi richiuse il libro e fissò Anna.

La postina rappresenta la prova incontrovertibile di come sia la determinazione del singolo a porre in essere il cambiamento. Siamo noi e soltanto noi a credere nella bontà dei principi che ci guidano in un dato momento.

«… Non esistono portalettere donna.» «Finora», disse Anna.

Nell’ottobre del 1944, aveva letto sul giornale l’appello dell’Unione Donne Italiane, che a Roma avevano fondato il comitato pro voto in vista delle elezioni amministrative del 1946… Così aveva preso un fascio di fogli bianchi e, su uno di questi, aveva ricopiato, nella sua grafia tonda e aggraziata, il testo della petizione che l’UDI invitava a far firmare a tutte le donne in ogni comune.

Basterebbe che ognuno si occupasse dei fatti propri, senza giudicare o disturbare chi sta cercando di fare qualcosa di diverso. L’individuo che rivendica la libertà di non omologarsi, di seguire se stesso senza il bisogno del plauso sociale, risulta strano agli occhi dei più. Allora meglio la stranezza: meglio non somigliare a nessuno che perdersi in un anonimo marasma.

I due vecchietti erano sempre lì, seduti allo stesso tavolino, come se fossero sagome di cartone che Nando riponeva nel ripostiglio a fine giornata e tirava fuori ogni mattina prima dell’apertura.

Il villaggio che spia e spettegola, seduto ai tavoli del bar o nascosto dietro ai vetri delle case, è rappresentato da una massa informe e sbiadita. Benché non tutti abbiano le stesse idee, magicamente si accordano quando si presenta l’occasione di criticare chi si discosta dalle opinioni correnti. La straniera è il soprannome che la gente di Lizzanello attribuisce ad Anna. Del resto non è forse questa l’ignoranza? Mi viene in mente la frequenza con la quale qualcuno, contrapponendosi a me come migrante, mi ripeteva “da noi… da noi… da noi…”. Tanto che una volta chiesi: “Da noi chi? Da noi voi o da noi noi?”. La controparte sorrise confusa.

Poi, a tu per tu con se stessa, ciascuna di quelle figurine di cartone, non può fare a meno di ammettere l’onestà della postina, peraltro già bene descritta dalle conseguenze delle sue azioni. Dopo tutto, con i necessari tempi, la stima dei compaesani cresce.

Un altro importantissimo protagonista, intorno al quale incessantemente ruotano storie e persone, è il segreto. Il non detto viene declinato in tutte le sue forme: paternità nascoste, tradimenti, amori clandestini o irrealizzabili. La scrittrice ha il talento di mostrare la forza e la fragilità dei suoi personaggi, attraverso il modo in cui questi rinunciano ad una grande passione o vi si abbandonano senza freni.

La finzione narrativa rispecchia la realtà e, inevitabilmente, induce a riflettere sugli interpreti del romanzo. Alcuni spiccano per immaturità emotiva, altri si distinguono in virtù. La linea di confine tra fedeltà e tradimento è la stessa di ogni tempo: a contrapporre i singoli sono valori diametralmente opposti. Taluni tradiscono impunemente, altri custodiscono in sé meravigliosi giardini, curati e nutriti nonostante lo struggimento di un cuore eternamente sospeso. Oltre al tormento dell'irraggiungibilità, anche lo scherno di un destino che gli amori impossibili li fa durare per sempre.

…Poco prima, al bar, Antonio le aveva prestato la sua copia di un romanzo che s’intitolava Tempo di uccidere, scritto da un certo Ennio Flaiano, un autore che Anna non aveva mai sentito nominare. Aveva vinto da poco un premio letterario importante, le aveva spiegato Antonio. «Ci tengo che tu lo legga», aveva aggiunto. «Ho sottolineato delle frasi… Se ti va, sottolinea anche tu quelle che più ti colpiscono, e poi ne parliamo».

La meraviglia, lì e altrove, è quella di riuscire a trasformare tutto il patrimonio di sentimenti repressi in qualcosa di bello, che renda quell’amore degno di non essere vissuto.

 

''Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo''.

 J. L. Borges

sabato, agosto 03, 2024

LA BIBLIOTECA DI MEZZANOTTE di MATT HAIG



Nora, in bilico tra la vita e la morte, ha la possibilità di entrare in una biblioteca contenente migliaia di libri verdi. In ciascuno di questi, la cronaca di tutte le sue vite possibili.

La narrazione sfida il lettore a interrogarsi sui se della propria esistenza. Il se non introduce una condizione ma un’ipotesi irreale. Come sarebbero andate le cose se … se fossimo nati in un altro luogo? Se avessimo avuto altri genitori? Se fossimo stati più coraggiosi, più consapevoli o meno insicuri? Nel periodo ipotetico dell’irrealtà si percepisce la nostalgia del rimpianto, di qualcosa che è già accaduto nel passato e che non si può cambiare.

«Tra la vita e la morte c’è una biblioteca» disse. «E all’interno di questa biblioteca, scaffali e scaffali di libri che si rincorrono all’infinito. Ogni libro offre la possibilità di vivere un’altra delle vite che avresti potuto vivere. Di vedere come le cose avrebbero potuto essere, se avessi fatto altre scelte… Avresti agito diversamente, se ti fosse stata concessa l’opportunità di gettarti alle spalle i rimpianti?».

Il tema nostalgico delle scelte non fatte mi riporta alla memoria lo scambio di figurine ai tempi delle elementari. Si confrontavano le proprie figure con quelle dei compagni e si diceva celo (ce l’ho) per le doppie e manca per le mancanti.

«Rimpiango di non essermi divertita abbastanza quando ero giovane». Celo

«Rimpiango di non aver imparato ad essere più felice». Celo

«Rimpiango di sentirmi costantemente in colpa». Manca 

«Rimpiango di non aver mai finito il romanzo che avevo cominciato a scrivere all’università». Manca

«Rimpiango di non riuscire ad essere una sorella migliore». Celo

«Qual è il tuo più grande rimpianto? Qual è la decisione che vorresti non aver preso? Qual è la vita che vorresti provare?».

La protagonista in effetti ne prova diverse ma nessuna di queste sembra corrisponderle. Di fatto, nessuno può scegliere sotto quale stella nascere. Rammaricarsi e desiderare altro è legittimo solo se si è fatto tesoro dei propri fallimenti. Se un individuo viene al mondo in determinate condizioni e in una particolare famiglia, la missione dovrà essere quella di provare e riprovare a rendere buona quella singola vita che gli è stata attribuita. Non importa come, non importa dove. I rimpianti come gli errori fanno parte del processo di crescita. L’unica decisione da compiangere è quella che, non essendo stata presa, ci ha fatto perdere l'occasione di apprendere ed evolvere.

Leggendo i testi contenuti negli scaffali della magica libreria, Nora attraversa le esistenze che avrebbe potuto vivere se... Dagli scenari più lontani e diversi tra loro ella osserva le molteplici trasformazioni della sua personalità. In alcuni contesti è più discreta e riservata, al contrario in altri è più risoluta e intraprendente. Viene da chiedersi cosa sia decisivo nel plasmare un essere umano: il carattere, la forza di volontà, la resilienza oppure l’ambiente da cui si proviene.

«Perché il primo problema che aveva causato Nora era stato quello di aver osato, in un certo senso, venire al mondo in un momento in cui il matrimonio dei suoi genitori era piuttosto fragile. Sua madre era caduta in depressione e suo padre si era consolato con grandi bicchieri di whisky».

Siccome nessuno può scegliersi in anticipo il luogo o l’ambito in cui nascere, mi pare ragionevole affidarsi più all’indole che al resto: alla fine è proprio questa a determinare il modo in cui si uscirà dalla cattiva sorte o si cavalcherà la fortuna. Tutti i cammini possono essere contemporaneamente giusti o sbagliati. Qualsiasi direzione si prenda e ovunque il sentiero ci conduca, a rendere quell’esperienza straordinaria è innanzi tutto il nostro sguardo.

È davvero una rivelazione scoprire che il luogo in cui vuoi andare è esattamente quello da cui volevi fuggire. Che la prigione non era il luogo in cui stavi, ma il punto di vista.

Una volta giunti alla meta, si realizza che anche il percorso non previsto, quello che ha allungato le distanze o consumato più energie, era parte fondamentale del viaggio. (Temo di aver detto una banalità ma ne sono convinta)

«Se il vostro obiettivo è diventare ciò che non siete, allora sarete destinati per sempre al fallimento. Aspirate ad essere voi stessi. Aspirate ad apparire e ad agire come voi stessi. Aspirate ad essere la versione più vera di voi. Sostenetela. Amatela. Lavorate duramente. E non perdete tempo con chi si prende gioco di lei o la ridicolizza. La maggior parte dei pettegolezzi non è che invidia mascherata. Voi tenete giù la testa. Aggrappatevi alla vostra tenacia. Continuate a nuotare…».

Eppure, se non ci fosse il fallimento, allora da dove si ripartirebbe? Come si può comprendere chi si è davvero, se non diventando anche ciò che non si è e da lì, rimettere insieme i pezzi per continuare a nuotare. Benché sia difficile accogliere i momenti difficili come un dono, la sfida è proprio quella di accettarli come una tappa necessaria alla realizzazione di qualcosa di più grande, che va ben oltre le prove della quotidianità.

Preso atto dei se nel passato, dei rimpianti e di ciò che non si può più correggere, l’unico strumento essenziale alla scrittura del futuro è la consapevolezza: la consapevolezza che, malgrado non si possa essere felici sempre, le cose che accadono ci dovranno pur portare da qualche parte. La consapevolezza di poter cambiare idea di tanto in tanto. La consapevolezza che non necessariamente il più grande impegno viene ricompensato con il migliore risultato e sebbene i premi abbiano una propria indecifrabile unità di misura del tempo, prima o poi arrivano. La consapevolezza che, al di là di come sarebbero andate le cose se … noi comunque ce la faremo.

Non dobbiamo fare tutto per essere tutto perché siamo già infinito. Mentre siamo vivi, conteniamo in noi un futuro di molteplici possibilità. E allora cerchiamo di essere gentili con le persone che ci troviamo accanto nella nostra vita. Di tanto in tanto alziamo lo sguardo dal luogo in cui siamo perché, in qualunque posto ci troviamo, il cielo sopra di noi si estende all’infinito.

 

 

 

 

DOMANI, DOMANI di Francesca Giannone

  Il romanzo si svolge nel Salento durante il biennio compreso tra l’estate del 1958 e quella del 1960. Lorenzo e Agnese gestiscono insiem...