venerdì, settembre 27, 2024

La parola MAGICA di Paolo Borzacchiello

 


Nel corso di un originalissimo contradditorio con Dio, gli arcangeli e Lucifero, Paolo Borzacchiello elabora un prezioso compendio di riflessioni con cui il lettore istintivamente riesamina la propria maniera di pensare.

«Puoi sentirti bene ed essere sicuro di te quali siano il tuo peso, il colore dei tuoi capelli, i tuoi lineamenti. Stare bene con te stesso non dipende da come sei, ma da come pensi di essere».

Semplice, efficace … eppure, c’è tutto un mondo da esplorare. Si passa la vita intera a cercare di far coincidere la propria immagine con una realtà che raramente appaga e corrisponde. Quell’idea di sé è già un primo pregiudizio, cui si aggiunge una lunga lista di aspettative e visioni fuorvianti. Fondamentale è il MODO: il modo in cui si pensa, il modo in cui ci si sente, si parla… e ancora il modo in cui si guarda e si percepisce ogni cosa.

«Ho capito che è tutto nella tua testa, che le cose sono solo cose, che una rosa è una rosa, e che ogni tipo di sensazione è determinata non da ciò che ti succede intorno ma dal modo in cui ci pensi».

Alcuni meccanismi del nostro cervello sono davvero perversi; ci si abitua a ragionare secondo schemi predefiniti, controproducenti e inefficaci, che regolarmente pregiudicano serenità e salute. La buona notizia è che tutto può essere corretto e cambiato. Da bravo mago, l’autore suggerisce delle strategie con le quali è possibile fregare la mente, prima che sia lei a fregare noi con il consueto boicottaggio. Basta metterci una buona parola.

«Ripeti cose belle che ti fanno stare bene, così almeno crederai a quelle, e in pochissimo tempo il tuo cervello le considererà vere».

A dire il vero, educare il nostro pensiero al bello richiede un grandissimo impegno: non basta dire che le cose sono splendide perché brillino; ma se pensiamo all’intensità di una luce riflessa, proviamo allora a immaginare gli effetti del nostro personale raggio luminoso sulla realtà esterna. Cambiando l’attitudine, l’approccio, il linguaggio, abbiamo il potere di migliorare ciascun elemento del nostro piccolo universo.

«Mentre continui a muoverti al di sotto della città cosciente, che per me è molto simile a un cervello impazzito di luci e neuroni chiassosi, puoi imparare moltissime cose: che puoi raggiungere qualsiasi luogo, purché tu abbia ben chiara la destinazione … che puoi raggiungere la stessa destinazione percorrendo strade diverse e che se ti capita di prendere il treno sbagliato o di sbagliare direzione, ti basta scendere alla prossima fermata e cambiare strada, perché, lì sotto, tutto è semplice».

Viene proprio voglia di crederci. Lasciando andare alcune vecchie convinzioni, si scoprono scenari diversi, aperti su nuovi orizzonti. Ecco un’altra buona notizia: è previsto l'errore, ci possiamo perdere, possiamo commettere passi falsi, senza che questo ci impedisca di terminare l'impresa. Sono proprio gli sbagli a redigere il manuale delle istruzioni del progresso.

Accantonati gli scherzi della mente, cambiato il metodo e focalizzato l’obiettivo, la checklist della felicità prevede ancora un importantissimo passaggio. Poiché gli esseri umani facilmente perdono le staffe in situazioni di conflitto, è fondamentale gestire la collera e apprendere l’arte del controllo.

«Se perdi la testa, poi la gente ha potere su di te, perché chi si agita perde e quando sei calmo e tranquillo allora vinci. Arrabbiarsi, di fatto, è conferire ad altri il potere di decidere come tu ti senti».

Dopo aver perso la pazienza, ci si sente a disagio. Spesso bisogna ammettere di essere passati dalla parte del torto non per gli argomenti, ma per i modi. Se penso alle volte in cui mi sono sentita forte, sono state proprio quelle in cui sono riuscita a non trascendere. Affinché tale condotta diventi un’abitudine virtuosa, è basilare ricorrere alla pratica umana per eccellenza più facile e naturale: il respiro.

«Mentre respiri ti rilassi e mentre ti rilassi diventa tutto più chiaro. Sei più consapevole … Hai il controllo del tuo respiro».

Per alludere ad uno stato d’animo infuriato, in diverse lingue si usa l’espressione “vedere rosso”, rot sehen, see red, voir rouge... In effetti, come se fossimo fermi ad un semaforo, nella rabbia restiamo paralizzati, incapaci di vedere la realtà per quello che è. Passando dall’inspirazione profonda all’espirazione, attraversiamo velocemente quell’incrocio pericoloso e riprendiamo il controllo sui nostri pensieri e sulle nostre azioni.

«È sufficiente che respiri con il diaframma, che ti ripeti una parola che ti calma e che ascolti per un attimo solo il battito del tuo cuore. In questo modo, letteralmente, stacchi il cervello dal circuito di reazione e ne controlli i movimenti».

Nel caso di Paolo Borzacchiello la parola magica è ABRACADABRA. Certo, è un’espressione bellissima e confesso di averla presa in prestito qualche volta… ma ce ne sono molte altre, belle, musicali, di sicuro effetto nello sciogliere l’incantesimo delle brutte energie. I termini che ci fanno felici, sono tutti magici. Pertanto, che si tratti di un parente ostico, di un capo opprimente, di una persona prepotente o di una palese ingiustizia … inspirare, espirare una due tre volte, e poi …ABRACADABRA💫. 

«Sei tu che crei, giorno dopo giorno, il tuo personale inferno o il tuo personale paradiso». P. Borzacchiello 



giovedì, settembre 26, 2024

LIMONOV di Emmanuel Carrère

 

Emmanuel Carrère descrive la vita dello scrittore russo Eduard Limonov. Benché questa biografia non mi sia piaciuta per niente, ho deciso comunque di elaborarne un commento. In fondo, è importante ragionare anche sulle cose che ci disturbano o che ci fanno sentire scomodi.

La Treccani sul personaggio in questione afferma: Personalità sovversiva e policentrica, resa nota al pubblico occidentale dalla biografia Limonov (2011; trad. it. 2012) di E. Carrère, che ha contribuito alla costruzione del suo mito restituendolo alla storia nelle sfaccettate e contraddittorie immagini di poeta spiritato e teppista di strada…

Giammai potrei parlare di mito e non mi pare proprio che la descrizione di Carrère ci restituisca un eroe, piuttosto un opportunista pusillanime. Limonov persegue gloria e successo senza coltivare alcun talento. Ovunque vada, egli mira a raggiungere la notorietà attraverso lo sfruttamento di qualcosa o di qualcuno.

«… Ha scoperto che basta lavorare un poco ogni giorno, ma tutti i giorni, per essere certi di progredire e a questa disciplina resterà fedele tutta la vita. Ha anche scoperto che in una poesia non è il caso di parlare di “cielo blu” perché tutti sanno che il cielo è blu…così si fabbrica uno stile che lo rende a suo giudizio non un grande poeta ma almeno un poeta riconoscibile».

Di questo passo condivido la necessità di una scrittura che contraddistingua ogni singolo autore dagli altri. Tuttavia, dubito che si possa progredire lavorando poco. Detto così, pare l’apoteosi della mediocrità; non è forse associando al lavoro la dedizione e il sacrificio che l’arte aspira alla grandezza?

«Malgrado il suo gusto per la ribellione e il suo disprezzo per il destino mediocre dei genitori, è rimasto loro figlio: il figlio di un ufficiale … Quando sente parlare di gulag pensa sinceramente che si esageri, e che gli intellettuali che li denunciano facciano tante storie per qualcosa che i delinquenti prendono con più filosofia».

Insofferente verso tutto, Eduard pare essere incapace di distinguere il bene dal male. Tra i tanti valori che egli ignora vi è la conoscenza della verità storica. Analogamente a quello nei confronti della Shoah, anche il suo negazionismo è scandaloso: offensivo e irriverente nei confronti delle vittime dei campi di concentramento staliniani. 

(Sul tema tema dei gulag https://ilviaggioseitu.blogspot.com/2024/03/avevano-spento-anche-la-luna-di-ruta.html).

«L’unica vita degna di lui è quella dell’eroe; lui vuole che il mondo intero lo ammiri e pensa che ogni altro criterio, una vita famigliare tranquilla e armoniosa, i piaceri semplici, il giardino coltivato al riparo degli sguardi, siano autogiustificazioni da falliti».

Approfittandosi di persone e situazioni, il protagonista persegue la fama in modo spasmodico.  Se le carenze genitoriali e la trascuratezza emotiva durante l’infanzia possono giustificare il bisogno di essere visto, il disprezzo delle piccole cose mette in luce tutta la sua adulta irrisolutezza. Nonostante conduca un'esistenza avventurosa e ricca di colpi di scena, manca in lui un processo di crescita. 

Limonov non coltiva relazioni autentiche, né affetti stabili e duraturi. Si lega a delle donne che lascia o da cui si fa lasciare; persino la compagna che lo assiste negli anni del carcere viene sostituita da un'altra più giovane amante.

Durante la guerra nella ex Jugoslavia egli afferma: “la neutralità fa rima con viltà”; pur attribuendo delle responsabilità ad ognuno dei popoli in conflitto, decide di combattere al fianco dei serbi.

«La verità che nessuno osa dire è che la guerra è un piacere, il più grande dei piaceri, altrimenti finirebbe subito. La guerra è come l’eroina: provata una volta, non si può farne a meno … In realtà, pace e guerra sono come lo yin e lo yang: sono necessarie entrambe».

Attraverso l’anima nera di Limonov, Emmanuel Carrère ci descrive un essere umano cinico e impietoso. Non ho mai creduto al concetto per cui, secondo la legge degli opposti, senza il male non esisterebbe il bene. A dispetto del triste tempo in cui viviamo, se dalla faccia della terra sparisse quel dannato sciame di spiriti iracondi, bramosi e briganti, staremmo tutti meglio anzi benissimo.

La lettura di questa biografia mi ha insegnato a riconoscere il valore come termine di confronto tra me e gli altri. L’irritazione nei confronti del protagonista altro non è che il rifiuto verso tutto ciò che desidero tenere lontano e che Eduard splendidamente identifica. Se anche cercassi di spiegargli la mia visione del mondo, quella del giardinetto coltivato e dei piaceri semplici, non la capirebbe: è inutile discutere con persone che hanno ideologie, valori(o dis-valori?) diametralmente opposti; non abbiamo il compito di convincere l'intera umanità in merito alla bontà dei nostri principi. Nondimeno, abbiamo la possibilità di scegliere se essere o non essere amici di un Limonov qualsiasi.

Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza. Marco Aurelio

GRAZIE GIUSEPPE!

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANI, DOMANI di Francesca Giannone

  Il romanzo si svolge nel Salento durante il biennio compreso tra l’estate del 1958 e quella del 1960. Lorenzo e Agnese gestiscono insiem...