martedì, settembre 27, 2022

IL DONO DELLA RECIPROCITÀ

 


Rifletto sulla reciprocità perché tutto ciò che non lo è, o si trasforma, o soccombe. Ogni cosa nella nostra esistenza si basa sull’alternanza di gesti e risposte, su stimoli che per sopravvivere esigono un flusso continuo. Se all’espirazione non seguisse l’inspirazione imploderemmo, se immettessimo aria nei polmoni senza farla uscire scoppieremmo. Il passaggio tra l’uno e l’altro atto ci assicura la vita. Nella prima infanzia i bambini si sintonizzano sulla stessa lunghezza d’onda di chi li accudisce, ricambiando con amorosa dipendenza. Alla base dello scambio, anche in seguito, vi è sempre, comunque ed imprescindibilmente qualcosa di vicendevole.

Nel dare e nell’avere è previsto un soave equilibrio, che rende le relazioni sane, giuste, gratificanti ed armoniose. Che si tratti di amore o di amicizia, il principio di reciprocità ci fa sentire accolti, capiti, accettati e ri-amati. Se questo manca, se lo sbilanciamento tra gli attivi e i passivi è eclatante, bisogna rendersene conto e agire in modalità di risparmio. Forse si è speso troppo; del resto, ogni relazione presuppone il rischio di un investimento. Nel mondo dei sentimenti è complicato pareggiare i conti. Eppure, di tanto in tanto, un bilancio è necessario. Di solito, le persone interessate tengono continuamente aperto il loro libro contabile, invece, quelle più ingenue e generose ne ignorano completamente l’esistenza.

Nonostante preferisca la bellezza della condivisione spontanea, il troppo dare ha delle controindicazioni. Lo sbaglio non è di chi prende ma di chi offre. Penso a delle cene che si svolgono sempre presso l’abitazione della stessa persona, alla cura nella preparazione, ai brindisi e alle lunghe chiacchierate. "La prossima volta facciamo da noi", poi il tempo passa e, siccome è più comodo, si rifà nella stessa casa, le stesse sedie, lo stesso soggiorno. Ecco…forse la prossima volta, facciamo pure da voi. Penso alla gioia che provo nel condividere ciò che accresce la mia coscienza: incontri, esperienze, letture, meditazioni e libri. Poi mi chiedo che cosa arricchisca quella dei miei affetti? Quali testi stiano leggendo adesso; in quale modo stiano evolvendo. Il più delle volte non lo so. Penso al racconto e all’ascolto. Se chi parla e chi ode stanno esclusivamente in quel ruolo, senza mai cambiare posizione, la comunicazione sfiorisce.

La misura della reciprocità non consiste in una quantità proporzionalmente definita e calcolabile ma nella naturale attitudine a rispondere positivamente agli stimoli dell'altro. Senza tale propensione, la cura dei rapporti, anziché una scelta affettuosa, diventa un lavoro.

Al silenzio delle risposte sospese, alle presenze che diventano assenze, al disagio di chi elude i brindisi con invidia malcelata, contrappongo fieramente i frutti del bene reciproco: sono prosecco e salatini offerti da chi ha una casa troppo piccola per ospitare, sono i viaggi di chi sale sul primo aereo per consolare una sorella in lutto, sono messaggi, sono sguardi che accarezzano, sono parole che abbracciano, sono fiori per i non compleanni, sono bollini premio nella buca delle lettere, sono biscotti, sono la poesia di un mondo che si ripara nella semplicità, sono visite inaspettate, momenti di gioia. È la felicità che giustamente arriva senza annunciarsi.







giovedì, settembre 22, 2022

TUTTO SARÀ PERFETTO. LORENZO MARONE

 

Andrea è un fotografo, single, tanto sensibile quanto irrisolto. Per alcuni giorni è chiamato ad assistere il padre malato. Si tratta di dare il cambio all’apprensiva sorella in viaggio lontano da Napoli. La donna gli lascia una lista di regole da rispettare con religiosa diligenza, alle quali suo malgrado il fratello dovrà contravvenire. Nonostante il genitore si trovi nella fase terminale di una grave patologia, ha ancora la forza e la lucidità di mettere in atto un piano “diabolico”, rivendicando il diritto di godere del tempo che gli resta in piena libertà. Papà e figlio fuggono a Procida, luogo delle loro origini. Qui, beneficiando di un presente inatteso e sorprendente, vivono ogni istante con la massima intensità.

«Se mia sorella sapesse che alle undici di sera il padre, anziché dormire nel suo comodo letto, si trova sulla spiaggia di Procida, con un venticello che viene dalle spalle…, se sapesse che non prende medicinali da ieri, che ha gustato del buon vino rosso e sta fumando il secondo spinello della sua vita, le verrebbe un colpo».

Di questo autore apprezzo particolarmente il modo attraverso il quale i protagonisti evolvono nel corso della storia. Le altrui vicende sollecitano il lettore a immedesimarsi, fino al punto di mettersi in discussione e riconsiderare il proprio atteggiamento.

«Le tartarughe non mi piacciono … Milioni di anni fa sono state brave a costruirsi la corazza che si portano appresso e che le ha salvate dai predatori, solo che con il tempo il guscio che le riparava è diventato la loro prigione; gli altri animali hanno continuato a evolversi, a cambiare, loro invece sono rimaste così, non sono più progredite. Perciò stanno diminuendo … non hanno saputo cambiare, non hanno avuto la forza di separarsi dal guscio. Di allontanarsi da casa».

Questa affermazione mi induce a riflettere sulla facilità con la quale ci si auto-boicotta. Tale è la paura di non essere all’altezza delle proprie aspirazioni, che si evita di rincorrere i sogni, accontentandosi di una quotidianità che ha luogo ben al di sotto del proprio valore. Il processo di crescita prevede il cambiamento e per trasformarsi è inevitabile abbassare le difese, uscire dal guscio e rischiare. Meglio ferirsi, soffrirne e rialzarsi, piuttosto che restare immobili e rinunciare alle mete che ci attendono e che talvolta richiedono persino il nostro errore.

«Non è stato facile averti come padre, questo vorrei dirgli, perché il tuo più grande errore è stato proprio non nascondere ai tuoi bambini i demoni di cui parli. E così abbiamo dovuto imparare a convivere con loro, con le tue paure vestite di rigore e noncuranza, e con il tempo quelle paure sono diventate le nostre, i demoni si sono presi anche noi».

Andrea cerca di diventare adulto lontano dalle sue radici, eppure resta fortemente aggrappato sia ai ricordi che ai mostri infantili. La sensibilità straordinaria dei bambini assorbe ogni luce e ogni ombra dal mondo dei grandi, riflettendole sul proprio futuro. A seconda del modo in cui si è stati trattati, questi chiaroscuri possono divenire ali o valigie pesanti. Per il protagonista, come per ognuno di noi, la necessità di interrogarsi non solo su quali siano le zavorre che rallentano il cammino, ma a chi queste appartengano davvero. Forse, smettere di portare le borse degli altri, sarebbe già un buon presupposto per marciare più leggeri.

«Ho impiegato una vita, ma alla fine ho estirpato quelle radici, alla fine ho capito che io di responsabilità proprio non ne avevo, non ne ho, e se qualcuno ne ha (e neanche ne sono troppo convinto), questi sono i miei genitori, ognuno per i suoi motivi. Io, di tutta la merda che ho mangiato, non ne ho colpa. Nessuno ha mai colpa per l’infanzia che si è ritrovato. Siamo tutti senza peccato. Cominciamo a capire questo, a dirci questo, e avremo buone possibilità di salvarci».

Durante i giorni a Procida e le conversazioni tra i due personaggi, quel padre tanto severo nella memoria del figlio perde un po’ dell’antica durezza. All’immagine fiera, esigente e austera del comandante di una grande nave, si sovrappone quella di una persona saggia e profonda, capace di un amore che tuttavia fatica a manifestare.

«E bravo il mio fotografo … che ha già imparato a riconoscere la bellezza che ci circonda. Ricorda, la vita è un chiaroscuro perenne, ma ogni tanto arriva attorno a noi la luce giusta a illuminare le cose e a renderle perfette. Bisogna accorgersene. È tutta qua la differenza tra chi campa davvero e chi spreca il suo tempo».

Ogni ultimo libro di Lorenzo Marone che leggo, diventa il mio preferito.

Grazie Lorenzo Marone Grazie😊

 

martedì, settembre 13, 2022

ESTATE 2022 ... Amo l'estate

 


"…Estate, il sole che ogni giorno ci scaldava
Che splendidi tramonti dipingeva
Adesso brucia solo con furore
Tornerà un altro inverno
Cadranno mille petali di rose
La neve coprirà tutte le cose
E forse un po’ di pace tornerà…"
 

Sulla riva di Santa Maria di Leuca, nel mio ultimo giorno salentino, risuonava questa canzone di Bruno Martino del 1960. Sono note malinconiche e dolenti, che si congedano da qualcosa che non c’è più con una rabbia poco credibile. Come si può odiare l’estate? La stagione che per eccellenza ci riconcilia con il tutto, consegnandocelo splendente e immacolato. Il mondo è luce, noi figurine colorate che vi danzano all’interno.

 

In un’epoca senza aspettative, né speranze, sono arrivati mesi traboccanti di emozioni, sapori, colori e incontri: sorprese inattese e doni improvvisi… come la bellezza che non si annuncia e travolge.

 

17-23 luglio 2022

La Puglia ci dà il benvenuto con l’affetto non solo di Antonio, amico caro, fidato e fraterno, ma della sua intera famiglia. Sospinti dal vento fresco di tramontana, voliamo leggeri sulle onde del mare di CASTRO, immergendoci in acque così turchesi che gli oceani al confronto si tacciono. Trascorriamo una settimana in cui l’unico programma è muoversi in libertà, con la sola certezza sul punto di partenza e di arrivo di ogni missione. Ecco, questo è il ricordo più caro di quelle ore: il bar Namastè di BOTRUGNO. Perché se dappertutto si può preparare un buon espresso o un aperitivo scenografico, l’arte di ricevere e di accogliere fa di questo locale la meta di un’intera comunità. È il posto in cui prediligo iniziare e finire le mie giornate. L’atmosfera famigliare e la bontà dei prodotti offerti ci fanno continuamente ritardare il momento dei saluti. Prendiamo posto a un tavolo con poche sedie, al quale poi se ne aggiungono altre e ad altre ancora, tutti benvenuti ai piedi del campanile, proprio così come dovrebbe essere, proprio così com’è nel mondo che vorrei. I paesi con i loro vicoli lunghi e stretti, le case bianche, il rosarancio del cielo al tramonto, le seggiole fuori dagli usci anche a notte fonda… anche a notte fonda le signore anziane sedute sopra. Nel SALENTO non si dorme mai, ci si appisola stanchi quando le tenebre si sbiadiscono per accogliere il giorno. Del resto, pare sempre che stia per iniziare qualcosa in cui la vera festa è l’attesa collettiva.


Alla famiglia Maggio, dal profondo del cuore Grazie.











 

28.07-01.08.2022

Di ritorno dal Sud, un rapido cambio di valigie, e poi di nuovo in ITALIA, questa volta al Nord, per la fiera del pesto a casa di mamma. Come in una piccola catena di montaggio, chi lava le foglie delle piantine, chi le trita, chi pulisce l’aglio … e nel frattempo l'intera cucina che profuma di basilico. Alla fine, stappatura di prosecco e degustazione della salsa che, messa sottovuoto e congelata, farà da salvacena nel nuovo anno. L'esecuzione della ricetta è preceduta da pasti e aperitivi che hanno luogo in giardino o nei paesi intorno a CREMA. Immancabili il mercato del sabato e il buon umore contagioso di una madre, che nonostante le peggiori mazzate, reagisce, lotta, ride e sorride come una ventenne.





Di ritorno in Svizzera, penso di andare incontro a un agosto tranquillo e casalingo.

Invece, l’universo, sparigliando le carte, estrae a sorte per noi un biglietto fortunato: mia figlia, di solito impegnatissima nel lavoro e nello studio, mi propone una breve vacanza last minute ad IBIZA (07.08-12.08.2022). Naturalmente dico di sì. Sono anni che ne parliamo. Prima che qualche altro evento mondiale o particolare ce lo impedisca, saliamo su un aereo e atterriamo sull’isola. Già dall’atmosfera allegra e dall’espressione alticcia di alcuni passeggeri presagisco che non si tratti di un luogo noioso. Arriviamo a Sant Antoni dove raggiungiamo l’hotel Palladium Palmyra. L’accoglienza è perfetta, così impeccabile che ci fanno l' upgrade in una camera più grande e con vista incantevole su palme e mediterraneo. La struttura offre buffet riccamente imbanditi e deliziosi, il personale, sorridente e premuroso, fa in modo che il nostro calice non sia mai vuoto. Camminiamo lungo la costa, percorriamo le spiagge più belle, saliamo e scendiamo da ogni tipo di barca. Prendiamo un pullman e ci fermiamo ad Ibiza città. Elvissa è autentica, ci conquista con i suoi negozietti e le strade vuote. Nonostante sia mezzogiorno, l'atmosfera ricorda la domenica mattina. La maggior parte dei villeggianti trascorre la notte in discoteca, qualcuno balla, qualcun altro si sballa, altri riprendono a dormire solo sul volo di ritorno.

Ci compriamo un prendisole, delle magliette, qualche regalo per gli amici e dialoghiamo. Osserviamo umani e natura, ridiamo di noi e di loro. Nel tardo pomeriggio ci imbarchiamo su un grande motoscafo in direzione Sunset. Il capitano ci conduce ad una baia cristallina, qui montiamo su una tavola da stand up paddle. In piedi, io remo, mia figlia si siede in poppa e si lascia trasportare. Nonostante faccia caldo, il sole sta calando lentamente. Risaliamo sullo yatch, beviamo del vino bianco e mangiamo degli spuntini. Nell'istante in cui ci troviamo in mezzo al mare, la grande stella gialla si avvicina e viene ad abbracciare  noi, proprio noi, madre e figlia in una sola luce. Prima che il giorno sparisca, sulle note di Elton John, la ragazza si tuffa istintivamente in acqua, riemerge, guarda me e poi si gira verso l’orizzonte. La sfera gialla è ancora visibile. Sale e mi si siede accanto mentre il sole termina la sua discesa sotto alle onde. Io realizzo che quello, proprio quello del 9 agosto 2022, è il più bel tramonto della mia vita.





Grazie Estate 2022 Grazie💖





 

 

 

 

 

lunedì, settembre 05, 2022

RISCRIVI LE PAGINE DELLA TUA VITA, Anna De Simone - Ana Maria Sepe

 


L’estate sta finendo ed io ritorno a parlare di libri, di viaggi e di viaggi nella lettura.

“Riscrivi le pagine della tua vita” è un’opera recente e innovativa, scritta dalle psicologhe del mitico Psicoadvisor - La Rivista di Scienze Psicologiche e Neurobiologia, di cui sono grande ammiratrice.

Il testo va a prendere il lettore dall’interno, cercandolo nelle sue zone più fragili e nascoste. Gliele mostra, le descrive e le osserva con approccio gentile e mai giudicante. Non si tratta di eliminarle, bensì di integrare quegli sfaldabili pezzi e di accoglierli come parte inalienabile della propria identità. Tutto ciò che diventiamo si genera alla nascita ed evolve durante l’infanzia: In che modo siamo stati accolti? Come si sono presi cura di noi? Come erano i toni, il linguaggio, le spiegazioni? In quale maniera gli adulti di riferimento sapevano rispondere alle nostre domande? Ma soprattutto, chi e come erano questi genitori, queste famiglie? Ricorre spesso il termine disfunzionale, riferito a persone e relazioni inadeguate al punto di essere non solo inefficaci, ma persino dannose e di grosso ostacolo allo sviluppo della personalità. Poiché i bambini non sono in grado di difendersi e tantomeno di elaborare ciò che accade, ne consegue che siano proprio questi a portare il peso più grande degli errori commessi nei loro confronti. Quanti di noi passano una vita a pensare di essere sbagliati e storti, difettosi a prescindere, di non essere abbastanza, di non valere abbastanza. Quanti si auto-sabotano, convinti di non farcela… e magari il traguardo è proprio lì a due passi.

Qualunque sia stato l’esempio educativo, se disfunzionale, ne consegue un adulto dalle emozioni disturbate, dal volume troppo alto, “fuori misura”. Giustamente un individuo modella la propria opinione di sé e la percezione della realtà secondo gli stimoli e le risposte ricevute quando era piccolo. Persino le più belle musiche di tutti i tempi, se ascoltate alla massima frequenza, perderebbero la loro armonia. Ed è proprio così che ci si sente quando sentimenti come rabbia, senso di colpa, vergogna, paura, tristezza e ansia fanno la loro personale rivoluzione, riportandoci in un passato non risolto, obbligandoci ogni volta a rivedere i nostri cocci rotti. Come note senza pentagramma, queste sensazioni prendono il comando e ci conducono nella terra dei conflitti. Mi tornano alla mente gli esperimenti di Masaru Emoto, per cui l’acqua ghiaccia in cristalli bellissimi sottoposta alle opere classiche e si frammenta scomposta con la musica hard rock. Come note non stonate ma da accordare, quelle impressioni fuori controllo sono la nostra anima che suona il rock, o il punk o il blues. Le autrici propongono allora di tenere un diario delle emozioni, al fine di connettersi più consapevolmente con esse, comprendendone le origini e le conseguenze. In effetti, ogni volta che lasciamo che siano sensazioni sgradevoli o pensieri brutti a prendere il sopravvento, è a loro che diamo il potere. Il bello di questo studio è che non si tratta di negare o respingere quel sentire e quel pensare ma di accettarlo e integrarlo. Trovo bellissimo il suggerimento di andare a prendere una foto di quando eravamo piccoli, per guardare, abbracciare e rincuorare quelle creature timorose e incerte, dare loro amore e forza fino a vederle sotto una luce diversa, luminosa al punto di mettere in evidenza tutto il buono che c’è.

Ho spesso riscontrato come il raggiungimento del benessere venga confuso con l’assenza di dolore. Tutti vogliono evitare la sofferenza come se questa fosse l’anticamera della morte, eppure non è così. Il male che sentiamo, proprio come quelle emozioni scomode, è una parte di noi che rivendica attenzione. Più le daremo dignità, tanto meno sentirà il bisogno di romperci il cuore. Siamo noi, è la nostra vita. Stare nel dolore ci cura e ci salva. Certo, non dico che sia gradevole ma è la premessa essenziale alla rinascita.

Il libro è un favoloso manuale di autoanalisi e di autoaiuto. Ho solo accennato alcuni temi, interpretandoli liberamente sulla base della mia esperienza. Al termine del volume ci sono alcuni esercizi e strategie per lavorare su se stessi e sbloccare o agevolare alcuni meccanismi.

Come si dice nel film “Si può fare” di Giulio Manfredonia, «da vicino nessuno è normale». Pertanto, a tutti caldamente lo consiglio, perché tutti senz'altro ne abbiamo bisogno.

Grazie Anna De Simone Grazie😌

Grazie Ana Maria Sepe Grazie😌






 

 


DOMANI, DOMANI di Francesca Giannone

  Il romanzo si svolge nel Salento durante il biennio compreso tra l’estate del 1958 e quella del 1960. Lorenzo e Agnese gestiscono insiem...