giovedì, marzo 31, 2022

COME UN RESPIRO di FERZAN OZPETEK

 

Tutto è doppio.

Immaginate un palcoscenico teatrale con due scenografie, sul fondale dell’una un bagno turco di Istanbul, su quello dell’altra l’interno di un appartamento romano. Immaginate due epoche e di alternare gli anni 70 al presente. Naturalmente anche le protagoniste sono due: Elsa e Adele, legatissime sorelle, separate dagli eventi e lontane per un cinquantennio. Questo libro di Ferzan Ozpetek, avvincente fino alle ultime pagine, si adatterebbe magnificamente ai tempi di una pièce del teatro.

Trama: Elsa abbandona improvvisamente Roma per recarsi sul primo treno della notte. Mettendosi nelle mani della sorte, acquista un biglietto senza preoccuparsi della destinazione. Giunta ad Istanbul, incomincia una nuova vita, fa delle esperienze e degli incontri che la portano ad aprire un hammàm. Dal 1969, data della sua fuga, fino al 2019 scrive alla sorella delle lunghe lettere che però non ricevono risposta. Di ritorno in Italia, si reca nella casa in cui risiedeva Adele cinquant’anni prima. In questo alloggio il destino delle due donne si incrocia con quello dei suoi nuovi proprietari e di alcuni loro amici.

“Ai suoi occhi questo era rimasto l’appartamento dove cinquant’anni fa era vissuta. Un luogo amico, benevolo, familiare. Che ci fossimo noi o qualcun altro, per Elsa non aveva la minima importanza: l’essenziale era trovarsi qui. Certi posti hanno la capacità di trattenere le emozioni, proprio come fa un essere umano con il respiro. Poi le lasciano andare molto lentamente, e chi è in grado di percepirle le assorbe in ogni cellula del suo corpo. Ti fanno sentire a casa per sempre”.

Sebbene l’animo dei protagonisti, trascinato dall’impeto dei ricordi e degli eventi, sia turbato, la distanza temporale che separa i fatti dalle loro conseguenze offre una narrazione dal ritmo tranquillo e pensoso. Come se il passare degli anni concedesse lo spazio della riflessione: tutto in questo romanzo sembra galleggiare gentilmente sulle onde della vita dei suoi protagonisti.

Lo stile con il quale l’autore descrive i personaggi porta alla memoria la sua regia cinematografica. Li delinea nei gesti, nei silenzi, nelle reazioni involontarie forse ancora più che con le parole. Si capisce da come muovono gli occhi o da un improvviso rossore che si stanno nascondendo… mentre il lettore gli gira intorno, li studia, apre loro la borsa, gli armadi della cucina, fino a seguirli nelle stanze più nascoste. Forse ogni essere umano custodisce in sé un giardino segreto che nessuno o quasi nessuno conosce. Senza fargliene una colpa, l’autore lo mette alla luce come qualcosa di naturale e inalienabile. Ozpetek racconta la fragilità umana con commovente indulgenza, per quanto le azioni commesse da alcune figure siano basse e deplorevoli, non si può fare a meno di empatizzare con loro e di comprendere il momentaneo impeto che le fa agire.  

“Quante persone amano di nascosto, tramano, tradiscono.”

“Ci sono amori per i quali non basta una vita intera e altri che bruciano in una notte. Non sto dicendo che i primi siano migliori dei secondi: è solo una questione di scadenza. Se non vuoi soffrire, devi conoscere i tempi.”

“Sai una cosa? In fondo anche l’amore è un delitto perfetto: a volte ti uccide, altre forte ti rende più forte, ma in ogni caso rappresenta l’alibi ideale per ogni tua follia.”

“Cosa significa odiare una persona con tutte le tue forze? Non vuol dire nulla. Tanto lo sai che il tuo rancore è solo una diversa forma d’amore. Avvelenato dell’umiliazione, dal sospetto e dalla gelosia, ma non per questo meno vero.”

Questa vicenda ammonisce e fa pensare a quanto il perdono sia salvifico e a come, anche nelle situazioni più sgradevoli e per quanto ci si senta feriti, bisognerebbe concedere alla controparte la possibilità di spiegarsi e di giustificare le proprie azioni. Prima di chiudere un ciclo per sempre, quanto meno esserne sicuri. 

Immenso Ferzan Ozpetek, 9 e mezzo


giovedì, marzo 24, 2022

LA BAMBINA SPUTAFUOCO di GIULIA B. MELIS

 



Martina (Mina) è la bambina sputafuoco. Un malessere improvviso, il ricovero, le analisi e la diagnosi di una rara malattia che la costringe a vivere per lungo tempo in un reparto di oncologia infantile. Grazie alle cure e alla preparazione di chi si occupa di lei, Mina migliora. Riceve l’immenso supporto di tutta la famiglia, delle compagne di scuola e delle sue insegnanti. L’intera società che le ruota intorno si preoccupa per lei e crede nella sua guarigione. Tuttavia, è Mina a salvare se stessa. Curiosa, innocente e molto coraggiosa, osserva il mondo dalla sua camera d’ospedale e trasforma con salvifica fantasia la lunga degenza; trasfigura muri, quadri, armadi, oggetti, persone in luoghi e personaggi onirici, che le conferiscono quei superpoteri di cui ha bisogno per sconfiggere il cancro, affrontare chemioterapia e trattamenti invasivi.

“Lorenzo ha la testa appoggiata al mio cuscino, si schiaccia il naso sulla faccia … sta uccidendo i mobili e ogni cosa che vede tranne la balena sul quadro, tutto esplode in luce incandescente e goccioline di saliva, poi un pezzo della scrivania mi colpisce il fianco, è grande e appuntito ma non fa niente siccome io sono immortale”.

Lorenzo è il compagno di questo lungo ed estenuante viaggio. È il fratello del cuore, l’amico perfetto. In tedesco c’è un modo di dire che lo descrive:

«er/sie ist jemand mit dem/der man Pferde stehlen könnte»

«è qualcuno con cui si potrebbero rubare dei cavalli»

Significa che è una persona con cui si farebbe qualsiasi cosa e con cui si andrebbe dappertutto. I due ragazzi conoscono esattamente quello che l’altro prova, si aiutano e si accompagnano con complicità e affetto crescenti, tanto che evadono addirittura dalla clinica e arrivano al parcheggio dove, dopo un'abbondante colazione, vengono giustamente riacciuffati. Lorenzo è la persona per cui Mina arriva a commettere un gesto di eroica ribellione, pur di stargli vicino dopo il trapianto di midollo. Del resto, è proprio lei la persona con cui il ragazzo vuole trascorrere il giorno e la notte che precedono quel delicato intervento.

Più del coraggio, della forza e della fantasia, di Mina mi incanta lo sguardo, il modo gentile e delicato con cui scruta ciò che la circonda. Legge dentro alle cose della vita e alle persone, come se, analizzando ogni evento alla luce del suo cuore bambino e di un’insolita maturità, alla fine vedesse oltre.

“…Lei sorride e mi dà una piccola carezza al lato del mento che mi rimane attaccata per molte ore”.

“Allora apro la bocca e prendo aria. Stringo le palpebre molto forte e vedo tante piccole lucine e sono molto convinta che quello sia l’universo intero e noi in realtà ce l’abbiamo dentro agli occhi”

“Minni, la gatta che avevamo prima di Pollice. Era una palla grigia con il pelo molto lungo, l’abbiamo sotterrata in giardino e adesso è diventata un acero, tutte le volte che cadono le foglie lei miagola con il vento. Ora che è agosto e non fa i fiori ma dei semi doppi e lunghi che sembrano libellule, se cadono vorticano nell’aria, girano su se stessi fino a che si incastrano nei fili d’erba. Sono il cibo dei grilli, loro cantano tutta la notte perché hanno la cena che cade dal cielo.”

“Li ho pensati uno vicino all’altra, con le teste appoggiate sui grandi capelli di Imma…Paolo le abbracciava un fianco e lei sorrideva sentendogli il collo, come profumava sempre di Pino. Allora non so perché … ma ho visto che loro sono lo stesso albero: uno di quelli che crescono al mare, spettinati un po’ storti…Imma è tutta la pianta e Paolo il suo profumo ed è per questo che adesso non si separano più”.

Il romanzo è autobiografico, la scrittrice Giulia Binando Melis racconta, probabilmente elabora e in qualche modo trasfigura la sua storia. Grazie alla medicina, all’amore e alla sua stessa energia, la malattia è passata ma la piccola sputafuoco le starà sempre accanto. Del resto, è così per ognuno di noi. Delle sfide superate, ci resta il guerriero che ha lottato a ricordarci che ce l'abbiamo fatta e che siamo stati molto più forti di quanto ci aspettassimo.

Nonostante il linguaggio abbia un ritmo molto lento, è un libro che consiglio.

Voto: 8+


giovedì, marzo 17, 2022

UNA GRANDE AMICIZIA AL CAPO DEL MONDO ...(ROMA PER SEMPRE parte II)



 


La Garbatella è il suggestivo quartiere in cui ho avuto il piacere di soggiornare. 


Si tratta di un paese grande, di una città nella città, proprio sotto al cuore della capitale, situato lì a metà tra il ventricolo destro e il ventricolo sinistro. Solo a un paio di fermate dal Colosseo, tanto vicino alla metropoli eppure così diverso, popolato da una società con una romanità ancora più spiccata e una quotidianità dal ritmo gradevole e tranquillo.

 




La Garbatella è discreta, ti accoglie e si mostra senza esibirsi. È un museo a cielo aperto, è il ritratto di Albertone patrimonio nazionale, sono scritte sui muri e dipinti che ammaliano, sono murales di lotta e sofferenza, sono memoria e rivoluzione, sono poesie in quel dialetto che per eccellenza è musica, ironia e saggezza...Sono strade lunghe e traverse colorate, sono ristoranti senza fronzoli dal cibo genuino, sono trattorie nascoste dietro agli angoli e nelle rampe degli edifici, sono palazzi antichi dalle tinte rosate.

  

Questa parte così speciale di Roma è diventata la residenza di una persona altrettanto speciale,  il fraterno amico Antonio. Al mio arrivo siamo entrati in un flusso leggero e impetuoso di chiacchiere e pensieri. Quando ci siamo ricordati di guardare l’orologio, erano già le due mattino. Ma cos’è? Come è possibile che il tempo corra in modo talmente veloce da mangiarsi le sue stesse lancette? È forse il gentile magheggio che compie la vita quando mette sul nostro stesso cammino delle anime affini.

La bolla di sapone in cui siamo entrati ha condotto la nostra amicizia da Trastevere al Ghetto, dal Colosseo al Vaticano, su fino a piazza di Spagna e poi giù fino al parco dell’Eur. I nostri occhi si riempivano di bellezza, alla vista di quelle architetture si arcinote ma eternamente sbalorditive. Seduti come bravi scolari ai bordi della cappella Sistina, in reverente silenzio, appesi anche noi al blu delle figure nel giudizio universale; persi ad ascoltare con orecchie grandi e cuore aperto le descrizioni della guida Margherita, siamo stati rapiti dalla Deposizione di Caravaggio, ci siamo trasformati nel movimento doloroso di Laoconte e siamo ascesi insieme a Raffaello nella sua Trasfigurazione

    
Deposizione                
             
                                                Laoconte


I nostri passi su ponte Sisto hanno incrociato quelli di una coppia di vecchi amici, con cui fino a mezzanotte abbiamo brindato, celebrando la fratellanza, la salute e l'immenso privilegio di essere liberi e vivi in questo mondo difficile.



Come il sole e il cielo, anche Roma è di tutti ma crea dipendenza. Più ci vai e più ci devi tornare. Nella sua generosa magnificenza ella pone una sola condizione, che il tuo compagno di viaggio sia un tuo simile, che vi possiate ritrovare senza perdervi né cercarvi. Così è con il mio amico Antonio, che ringrazio dal profondo per la condivisione di questi giorni indimenticabili e meravigliosi ... per tutti gli altri che li hanno preceduti e per quelli che verranno. 











sabato, marzo 05, 2022

ST.GALLEN: MANIFESTAZIONE PER LA PACE - FRIEDENSDEMONSTRATION

 


Nonostante viva in questa città da quasi 15 anni, solo oggi ho sentito di farne parte. Centinaia, forse migliaia di persone, dimostravano con me ed io con loro per qualcosa che ci univa in uno scopo superiore. Forse siamo tutti troppo piccoli e insignificanti per influire nelle stanze di quelli che, schiacciando i bottoni, barattano vite e armi come se fossero figurine. Tuttavia, di una cosa sono convinta, che l’unione faccia la forza e che quando persone diverse si raccolgono in nome di uno stesso ideale, l’energia sprigionata dai sentimenti spinga i cuori e le coscienze più in alto dei regnanti e della retorica politica.

La rappresentante della comunità ucraina ha fatto appello alla libertà dei popoli ad autodeterminarsi, a scegliere liberamente il proprio modo di vivere, senza interferenze, né conseguenze. Nel rivolgersi a Putin, lo ha pregato di interrompere la strage di civili e militari nel suo Paese. Mi ha colpito il modo: ha usato il Lei e la buona educazione, il suo tono di voce era afflitto, accorato ma anche pacato e dignitoso. Al suo breve intervento un applauso lungo e rumoroso ha comunicato affetto e solidarietà.

Nonostante la condanna della guerra sia unanime, alla fine è il pensiero perverso di un singolo o di pochi a causare la distruzione di intere società e sistemi. Questo potrebbe farci sentire impotenti e frustrare qualsiasi iniziativa. Eppure, partecipando alla dimostrazione ho percepito che, al di là dei limiti oggettivi e delle ingiustizie, l’unica alternativa è agire, anche solo uscire di casa per esprimere il proprio dissenso. “Lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore, non solo sognarlo”, dice Davide Veroli, uno dei protagonisti del film “La finestra di fronte”, scampato alle persecuzioni razziali e al rastrellamento nel ghetto di Roma.


Tutti possiamo operare in tal senso, basta girarsi e oltrepassare barriere geografiche o mentali: non solo rendersi conto della sofferenza altrui ma interessarsene e magari farsene un po' carico.

“The only impossible journey is the one you never begin” (Paul Polman): Mai arrendersi all’immobilità, all’irreversibilità dei disastri, mai farsene una ragione. Abbiamo tutti la responsabilità di lavorare nel nostro piccolo al raggiungimento della pace e del bene comune. Lo si può perseguire in ogni ambito della nostra esistenza: dal modo di parcheggiare a quello di separare i rifiuti, di trattare umani e natura, tenendo sempre presente che si è parte di un progetto più grande. Io non so se si possa sconfiggere il male, ma so che la sua esistenza mi sfida a correggermi e, se possibile, a cambiare in meglio.


 


 






domenica, febbraio 27, 2022

IL NUMERO PIÙ GRANDE È DUE. FABRIZIO CARAMAGNA

 

INCLASSIFICABILE PER LA TROPPA BELLEZZA

“Non è miliardi di miliardi il numero più grande che ci sia.

Il numero più grande è due”

 

Come si fa a spiegare la poesia? Gli esseri umani di solito tentano con le parole e con i gesti di manifestare quello che sentono e pensano. Fabrizio Caramagna fa ben altro. Il suo libro è inclassificabile per la troppa bellezza. Si tratta di un romanzo poetico, apparentemente veloce da leggere, in realtà così penetrante nelle pieghe più recondite dello spirito del lettore, che il tempo si dilata e dopo una prima lettura, ne subentra una seconda, poi la selezione delle pagine più belle fino alla trascrizione di esse.

“Non esiste la solitudine

stai sempre preparando un incontro

con qualcuno là fuori

anche se non lo sai”

 

Il poeta racconta la storia più ordinaria per eccellenza: un amore. Ciascuna relazione amorosa si compone di incontri, innamoramenti, attese, frequentazioni, separazioni, ricongiungimenti … crisi, abbandoni reali o apparenti e finali lieti o tristi. Ciò che rende rilevante un rapporto è l’unicità che lo contraddistingue. Sebbene la letteratura sia traboccante di romanzi magistralmente scritti, Fabrizio Caramagna eccelle nell’arte di spiegare in strofe emozioni e situazioni che sono incomprensibili e indecifrabili. Costui è un mago dell’anima prima che del linguaggio: come un compositore egli descrive tutto un mondo, un sentimento o una visione della vita in pochissimi versi. Ricama immagini, sensazioni, natura e oggetti sulla trama semplicissima ed essenziale fatta dall’esperienza dei suoi protagonisti. Su ogni singolo foglio il tempo si ferma. Il cuore resta sospeso ad indagare se stesso e il proprio ovattato battito, fino a scoprire qualcosa di nuovo che lo riguarda.

Questo testo strano e straordinario, se accolto con sagace predisposizione, è paragonabile ad una sessione di psicoterapia: aggiunge, completa o forse rende edotti sui pezzi mancanti.

Eccco alcuni passaggi che giustificano il mio pacatissimo entusiasmo:

 

“Ci sono persone che entrano nella tua vita

per farti felice

e altre per cambiare la tua idea di felicità.

E non è la stessa cosa”

 

“E adesso che tu sei partita e io sono solo.

Nessun’altra cosa fa il rumore di un vetro

spezzato

come pensare a te dopo mezzanotte”

 

“Sbagli tutto” disse il buon senso al cuore. Prima

devi costruire il lieto fine e solo dopo scriverai

la storia. Se inverti l’ordine perderai sempre.

Ma il cuore sapeva che quel lieto fine esisteva già,

in qualche parte dell’universo.

E decise di andarlo a cercare”

 

 

Quelle di Caramagna sono delle pitture dal tratto breve, deciso e dal colore intenso. La mia meraviglia è rimasta catturata dalle sue trasfigurazioni, dalla capacità di rappresentare i momenti e gli eventi in qualcosa che la realtà non potrebbe mai raggiungere. Eppure, le visioni che ne derivano sono ancora più tangibili ed autentiche di essa. 

“L’unica cosa che porto in tasca è una manciata

di stelle.

E dovreste vedere i suoi occhi quando apro

le mani e le lascio correre invisibili sui prati.”

 

“Tra un battito e l’altro c’è stata una lunghissima

pausa.

È perché il cuore ha visto i tuoi occhi e si è girato

e ha sorriso a tutti gli organi vicini”

 

“Hai sentito un brivido sulla tua spina dorsale

Proprio qui vicino alle scapole.

Una farfalla sta provando le tue ali e volteggia

felice nel prato

e si chiede perché non torni a usarle.”

 

 

Leggendo questo libro, parecchie volte mi è venuta alla mente una lirica di Alda

Merini, dal titolo Terra d’Amore: “Io non ho bisogno di denaro/ ho bisogno di sentimenti/ di parole, di parole scelte sapientemente/ di fiori, detti pensieri…” Meglio di me, la grandezza di una poetessa, spiega ciò che ho letto: fiori detti pensieri.

 

“Il tuo cuore è infranto

Ma sotto cumuli di macerie

c’è un piccolo fiore luminoso

cha ha la vibrazione di una farfalla bianca.

Un saggio un giorno mi disse

il nome di quel fiore

“credi sempre nel futuro”

 

“Te lo chiedo nel caso non riuscissimo più

a incontrarci in questa vita:

tu ce l’hai un piano per far pace nella prossima

vero?”

 

“Ci sono momenti in cui la delusione viene a cercarti

l’anima come fanno i suonatori con i tasti musicali,

e più i tasti sono ampi e profondi e più basta una sola parola

o un gesto a far risuonare dentro di te una musica

che non vorresti mai sentire”

 

E infine uno dei miei preferiti

 

“A volte due persone

per combaciare devono prima rompersi in mille pezzi”.

 

Ho esordito definendo questo libro inclassificabile per la troppa bellezza, pertanto

il mio voto è 11,12,13 … 100 e lode

 

Grazie FABRIZIO CARAMAGNA Grazie

 

 

 

 

giovedì, febbraio 10, 2022

TRE, VALÉRIE PERRIN

 


TRE

Étienne, Nina e Adrien, all'età di dieci anni, si trovano a scuola nella stessa classe. Qui stringono un’amicizia così forte e indissolubile, che li accompagnerà per il resto della loro esistenza. I ragazzi sono dei moderni moschettieri: Tre è l’espressione di un legame tra individui con storie, caratteri, sensibilità completamente diversi, che però, uniti, sprigionano una forza tale da renderli capaci di attraversare ogni difficoltà con gemellare partecipazione. In virtù di questo affetto superano non solo gli ostacoli della vita, ma quelli posti dalle loro stesse fragilità. Per la verità i protagonisti sono quattro: Virginie, con la sua voce narrante, diviene poco alla volta parte integrante dell’identità di Tre.

Valerie Perrin, anche in questa sua terza opera, si avvale con grande perizia di un doppio registro cronologico, raccontando una storia nella storia. Partendo dal 1987 e dal 2017, dondola i personaggi tra passato e presente. Sono sempre loro, riconoscibili e riconducibili a fatti che ne determinano la crescita e le scelte. Le loro strade, sebbene si snodino lungo direzioni diverse, in realtà non si separano mai.

Il libro celebra la fratellanza dei tre senza ipocrisie, né luoghi comuni. Le persone semplicemente SONO, pertanto si rivelano nella loro imbarazzante nudità: promettono e non mantengono, sbagliano, deludono, appassiscono ma nell’amore dell’amicizia rifioriscono.

Per chi, come me, crede alla sacralità di questo tipo di relazione, sarà certo emozionante leggere questi passaggi:

dalla lettera di Étienne e Adrian al matrimonio di Nina:

 “Carissima Nina, noi non abbiamo alcun ricordo che risalga a prima di te. Ci siamo conosciuti quando avevamo dieci anni, è vero ma i ricordi prima di te non esistono. Tu sei l’inizio. Sei la brava scolara, l’amica, la sorella, la nostra luce. E non la luce di una torcia elettrica, no sei l’astro, l’asteroide, l’unica, il fiume, il nostro anello di congiunzione. Tre. Siamo cresciuti in tre”.

Quando Étienne riappare dopo un lungo silenzio:

“Ha un’aria stanca. Si è tolto il cappuccio ma non il giaccone. Ancora non riesco a credere di essere nella stessa stanza con lui. Certe volte viviamo cose talmente immaginate o temute che, quando succedono, non riusciamo ad afferrarle. Ne restiamo come al di fuori”.

“Siamo come quei fratelli che si ritrovano dopo una separazione e hanno esattamente gli stessi riflessi di prima. Basta liberare gli adulti che sono stati bambini insieme e subito torna a galla l’infanzia.”

È un romanzo avvincente e appassionante, che coinvolge l’empatia del lettore con tensione crescente. Amo le storie di Valerie Perrin, il suo linguaggio, i personaggi forti e graffiati, fragili e delicati, capaci di rinascere nello sterco senza sporcarsi. Il destino non fa sconti, ma i puri, i suoi puri si salvano e risorgono.

Senza fretta e con immensa stima aspetto il suo prossimo libro.

Voto: 9+

Grazie ValeriePerrin GraziE


Le anime gemelle si incontrano in una dimensione senza tempo per questo “sembra” sempre come “il primo giorno”.

Pierantonio Orza


 

domenica, gennaio 23, 2022

IO MI FIDO DI TE, L. LITTIZZETTO






Luciana Littizzetto descrive la propria vita dal momento in cui, con il compagno Davide, decide di prendere in affido due fratelli quasi adolescenti, Vanessa e Jordan.

Si tratta di una maternità generata dal sentimento anziché dal bisogno fisico di procreare: se i figli si partorissero dal cuore, questi ragazzi sarebbero certamente figli naturali.

Il racconto espone dunque la quotidianità di una famiglia messa insieme dal destino e dall’amore: le peripezie di Jordan e Vanessa si alternano alla descrizione degli stati d’animo della scrittrice come pure ad alcune digressioni sul comportamento degli animali con i propri cuccioli. 

“Perché proprio Vanessa e Jordan? Quante volte mi sono fermata a pensarci. Perché proprio loro? Potevano essere Gennaro e Priscilla. O Melissa e Valerio … E la vita sarebbe stata completamente diversa. Migliore o peggiore, chi lo sa. Il destino ha scelto per noi. Come un severo mazziere ha mescolato le carte e poi le ha distribuite. Per Luciana e Davide, Jordan e Vanessa. Questa l’assegnazione”

La scelta di crescere due bambini già grandi, in qualche modo "adulti", con il loro passato e con le loro ferite, presenta inevitabilmente ostacoli e problematiche, nonchè innumerevoli occasioni di riflessione. Ci si domanda, come reagiremmo noi in un analogo contesto e, come mamma, sarei molto fiera di avere le stesse risposte e le stesse lucide reazioni di chi scrive. La narrazione è, pur nella sua profondità, straordinariamente ironica e leggera. La meraviglia del linguaggio della Littizzetto è quella di togliere pesantezza all'esistenza, tutto in qualche modo si raddrizza, si supera , si accetta. 

“I colloqui coi professori. Chi ha attraversato questa esperienza premorte sa di cosa stia parlando. Io, grande sostenitrice della scuola pubblica, con Jordan ho dovuto cedere alla privata… Amatissimo e detestato a morte. Lui è così. Angelo e demone, la personificazione di un romanzo di Dan Brown…”

L'autrice descrive, attraverso la relazione con i figli, la conoscenza con una nuova parte di sé e di conseguenza anche la sua genesi come mamma "seconda". Sebbene il tema dell'affido sia importante, nel corso della lettura ci si dimentica di lei come affidataria e spontanemente ci si identifica nelle dinamiche di quel nucleo familiare, nella volontà di fare il meglio anzi "il meglio dei megli". 

“C’è un solo requisito per fare famiglia. Uno solo. Semplice. L’amore … La famiglia deve essere una roba morbida, perché più è morbida e meno si battono le testate. Il materiale migliore è la gommapiuma, che se ci dai dentro una craniata non ti fa male, piuttosto rimbalzi un po’. È famiglia quella che accoglie, si apre, fa spazio in casa e nell’anima”.

A tutte le donne che intraprendono o hanno intrapreso il percorso di dedicarsi con amore alla crescita di un bambino dato alla luce da un altro grembo, dedico con ammirazione e stima questo pensiero:

Una madre è come una sorgente di montagna che nutre l’albero alle sue radici,

ma una donna che diventa madre del bimbo partorito da un’altra donna

è come l’acqua che evapora fino a diventare nuvola

e viaggia per lunghe distanze per nutrire un albero solo nel deserto.

(Talmud)



 

 

 

mercoledì, gennaio 12, 2022

LA TRISTEZZA HA IL SONNO LEGGERO, DI L. MARONE

Sangallo, gennaio 2022

LA TRISTEZZA HA IL SONNO LEGGERO

Contenuto: Erri, il protagonista è un giovane 40enne che, ricordando alcuni momenti fondamentali della sua infanzia e della sua gioventù, elabora il presente. Il primo passaggio cruciale è la separazione dei genitori e la descrizione del difficile rapporto con entrambe queste due figure di riferimento, le cui scelte sentimentali lo porteranno apparentemente a vivere come mezzo figlio in due famiglie. In realtà, sebbene il padre e la madre esprimano i propri sentimenti in modo inadeguato, si percepisce continuamente nei suoi confronti un amore incondizionato da parte di tutti i membri dei due nuclei familiari, fratelli compresi. In un percorso fatto di dialoghi, riflessioni su se stesso, eventi che in parte lo sconvolgono, Erri fa i conti con un'insicurezza cronica e con quel formicolio nella pancia che, piano piano, gli dà il coraggio e la forza di credere di essere ancora in tempo per spiegare le ali.

Commento: è sempre interessante e curioso leggere autori con protagonisti maschili. Innanzi tutto per capire che non siamo poi così diversi, a distinguerci è la personalità non la categoria di appartenenza. Erri identifica magistralmente le debolezze e le fragilità di chi non è cresciuto nella famiglia del mulino Bianco. Del suo personaggio mi colpisce lo sforzo colossale nel decidere di prendere il volo, come se fosse un'eterna crisalide che fatica a diventare farfalla, pur avendo già in sè tutte le caratteristiche idonee ad esserlo. Mi ricorda tanto quelli che hanno paura non di fare ma addirittura di desiderare qualcosa, convinti di non valere abbastanza per meritarselo. Questa considerazione  evoca una frase di un altro libro di Marone:

"I sogni qualche volta si presentano alla tua porta, ma solo se ti sei preso la briga di invitarli. Altrimenti puoi star certo che la serata la trascorri da solo".

(da "La tentazione di essere felici")

Erri che apre la fumetteria è uno di noi, nel momento in cui decidiamo che un sogno diventa realtà solo se lo si trasforma in progetto. L'unica strada è AGIRE, smettendo di ascoltare quel mostro interiore che blocca ogni iniziativa. Bisogna provarci, smettere di procrastinare e mettersi al lavoro. 

Alcuni passaggi mi hanno fatto molto riflettere. Lorenzo Marone ha il dono di rivelare in poche righe delle verità che preludono a silenzio e riflessione profonda.

Ne trascrivo un paio:

È vero, il passato non si può aggiustare a proprio piacimento. Però, almeno, possiamo imparare dai nostri errori, così da non ripeterli, per non chiamare ogni volta in causa il destino che, in realtà, ci segue sempre un passo indietro e si ciba degli sbagli che lasciamo lungo la strada". 

"In verità è che la vita è un insieme di episodi che poi si tramutano in ricordi e, se non siamo in grado di dare loro la giusta valenza vuol dire che non meritiamo di conservarne memoria. E senza memoria che abbiamo vissuto a fare?".

Questa frase, la mia preferita:

"... l'amore, quello vero, non deve resistere al tempo, ma alle ferite".

Se mai Lorenzo Marone passasse di qua, lo ringrazio dal profondo del cuore per la grandezza dei suoi pensieri, la bellezza del suo linguaggio e la raggiungibilità dei suoi personaggi.

Grazie Lorenzo Marone Grazie.

Rossana Palieri


 

DOMANI, DOMANI di Francesca Giannone

  Il romanzo si svolge nel Salento durante il biennio compreso tra l’estate del 1958 e quella del 1960. Lorenzo e Agnese gestiscono insiem...