Sebbene
abbia amato questo libro non meno del precedente, ho incontrato uno scrittore
diverso. Le emozioni scaturite dagli incontri con il mondo esterno indagano un
doppio orizzonte, fatto di luci ma anche di ombre. Dell’opera “Il numero più
grande è due” mi avevano rapita le immagini piene di colore, l’eco delle risate,
il sentire innocente di qualcuno che a braccia aperte corre verso la vita. In
“Se mi guardi esisto” l’autore sembra il fratello maggiore dell’uomo che aveva
scritto il romanzo precedente. Pur con lo stesso animo e la stessa gentilezza,
indaga i misteri dell’universo con la consapevolezza di chi ha sofferto, di
chi, pur frantumandosi in mille pezzi, si ricompone, di chi ha la forza di
stare nel dolore e da quell’abisso nuotare senza fretta verso la superficie.
«Come si chiama quella parte del nostro
corpo che ha la pelle troppo delicata, che quando esce nel mondo si deve
proteggere dagli urti, dai colpi improvvisi, dagli strattoni, persino dal
freddo e dalle vibrazioni delle parole? Sensibilità. Si chiama sensibilità».
Nella
moltitudine dei volti anonimi che incontriamo ogni giorno si celano terre inesplorate,
individui sconosciuti che forse potrebbero incastrarsi con le nostre esistenze.
Se solo lo sapessimo!
«… a volte penso a quanti sguardi ci sono
là fuori, che si perdono così, senza una parola, un gesto, un incontro. Il
mondo è uno spreco di sguardi».
«Ma quanto ci metti a venire da me? Io non
so nemmeno da quanto ti aspetto… Facciamo un gioco. Io non ti cerco più e tu mi
accadi adesso».
Mi
piace questa urgenza di conoscere chi ci è destinato. Che cosa starà facendo
in questo momento, quali eventi lo stanno preparando al nostro primo prossimo
appuntamento. Alla mercé di un fato dispettoso, di un tempo che non risponde,
dobbiamo aspettare. Del resto, la rivelazione di un mistero esige una grande
prova di pazienza. Siamo così abituati a riporre le nostre certezze nella
scienza, che pare inconcepibile non sapere come, dove, quando e se qualcosa
avrà luogo.
Nondimeno
siamo così dipendenti dalla tecnologia, che cercando di piacere più agli altri
che a noi stessi, dimentichiamo la differenza tra l’autentico e il falso.
«Potete
fotografarvi in mille modi, da ogni angolatura con ogni filtro e ritocco ed
effetto luce.
Ma il cuore quando incontra un altro cuore è l’unico apparecchio fotografico affidabile».
L’originale
è sempre imperfetto, nascosta nelle sue crepe la forza travolgente della
bellezza che l’amore subito riconosce.
«Mi piaci perché hai la bellezza dei vetri
rotti, delle cicatrici sulla pelle, delle copertine rovinate dei libri, dei
fili aggrovigliati. C’è tanta luce dentro».
Tutti
spettinati, riparati dai nostri cocci spezzati e ancora mirabilmente integri. Nonostante le peggiori cadute,
le perdite anzitempo, le ferite di guerra, il messaggio forte, chiaro e
rimbombante è quello di non arrendersi, di continuare ostinatamente, e malgrado
tutto, a lasciare di noi e per noi qualcosa di buono.
«… L’importante non è sapere, ma cercare
Conta scrivere ogni giorno sul quaderno
della vita
E farlo con una bella calligrafia.
Conta creare legami,
conta donare parole e atti di gentilezza.
Conta andare avanti e seminare
e seminare ancora».
Fabrizio Caramagna è un mago gentile che trasforma in meraviglia tutto ciò che ci circonda. Eppure, nonostante i suoi superpoteri, credo che nella prima pagina dei suoi libri si dovrebbe scrivere: "Fragile. Per favore maneggiare con cura".
Grazie
FrabrizioCaramagna Grazie👏
Voto:
da 11 in su fino all’infinito
“Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
Solo i sogni che non fanno svegliare”
“Sì. Vostro Onore, ma li
voglio più grandi”
La canzone del padre, Fabrizio de André